Mentre arriva questo giornale a casa e si espone in edicola, il vecchio Papa approda ad Atene. Si chiama Giovanni Paolo. Un Paolo andò ad Atene negli anni 40 dopo Cristo e discusse con i filosofi e i saggi greci nell’Areopago, e un Giovanni, qualche decennio dopo, nell’isola di Patmos, ebbe la rivelazione (apocalisse) del trionfo di Cristo celebrato nel cielo da miriadi di esseri celesti.Carol Wojtyla porta sulle sue spalle il doppio nome che è una doppia missione: dialogare con le religioni e le diverse culture esistenti nel mondo e annunciare la salvezza ai perseguitati, derelitti e oppressi dell’umanità. E’ ciò che farà anche nella prossima visita a Damasco, in Siria, dove visiterà una moschea. Il Papa segna una storia che vuole dare un’impronta al millennio: una storia che rimarrà incisa con caratteri d’oro e illuminerà l’altra storia, quella che si consuma ogni giorno nelle vicende della cronaca, tanto appassionante quanto effimera. Questa riempie le colonne dei giornali e gli spazi dell’informazione mediatica: elezioni, scontri, dibattiti e battibecchi, la borsa, lo sport, i tifosi razzisti. Una storia-cronaca che ci vede immersi e rischia di farci sentire vittime di vicende confuse e di problemi aggrovigliati da cui non sappiamo sfuggire. L’altra, la grande storia, ci costringe ad allungare lo sguardo nella prospettiva della speranza che illumina le vicende, anche le più trite e disgustose, le ridimensiona,le redime e dà un senso alla condizione umana. Il cammino dell’umanità è proprio il dipanarsi della matassa che rende visibile il filo bianco, rosso, nero, verdastro (i colori simbolici dei quattro cavalli dell’Apocalisse) che via via si svolge seguendo la trama di un disegno che alla fine risulterà nel suo complesso opera di un Grande Artista. Se non fosse così gli uomini e le donne, con le loro esperienze personali, rimarrebbero immersi e sommersi nella rete delle molteplici vicende del quotidiano che si raccontano nella cronaca e costrette a tessere la trama della loro esistenza senza punti di riferimenti. Scriveva Gramsci in anni ormai lontani, per alcuni ancora non tramontati: “Il tempo dei miracoli è passato… Chi ha più filo tesserà più tela”. Ciò significa che la vita degli uomini non si può redimere dal determinismo della lotta dell’uno contro l’altro, di una classe contro l’altra. Il vecchio Pontefice indica una trama comune da costruire insieme, cercando la riconciliazione, la comprensione, la collaborazione, la responsabilità degli uni verso gli altri, il dialogo, della pace, mettendo insieme i fili che a ognuno sono stati consegnati per contribuire alla realizzazione di quel disegno che è già scritto e attende solo di essere realizzato nel tempo dalle mani degli uomini, ognuno per la sua parte, interpretando il proprio ruolo con senso di responsabilità verso l’insieme della storia. Tale prospettiva, anziché produrre la frattura tra le cose “ultime” e quelle “penultime”, tra il “regno del relativo” e “regno dell’assoluto”, unificando le due dimensioni dell’esistenza dà valore ad ogni attività umana liberata dall’insignificanza e dalla caduta nella perdizione del Nulla. Allora possiamo anche andare a votare.
La trama della storia
AUTORE:
Elio Bromuri