La testimonianza di uno dei diciotto giovani umbri

1.700 giovani ad Assisi a confronto sul tema: 'da vagabondo a pellegrino'

“Io, vagabondo che son io, vagabondo che non sono altro, soldi in tasca non ne ho, ma lassù mi è rimasto Dio…”: così suona il testo di una delle più note e intramontabili canzoni dei “Nomadi”.

E nomadi e vagabondi (diciamolo!) rischiamo di esserlo un po’ tutti, se non proprio in senso fisico, sicuramente sul piano interiore, sempre pronti come siamo a migrare e a farci trasportare da un’idea all’altra, da un’esperienza all’altra, da un’emozione all’altra, talvolta pure nel campo della spiritualità, “sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina” (Ef. 4,14).

L’importante, però, non è togliersi dalla strada, quanto invece scegliere quella giusta e starci in modo nuovo, passando dalla condizione di vagabondo senza meta e nomade errante (o, peggio ancora, da quella di “paracarro”, duro e irremovibile) a quella di pellegrino, che ha ben chiaro il luogo da raggiungere e il cammino da percorrere ed è perfettamente consapevole dell’unicità dell’uno e dell’altro.

Questo, in sintesi, il messaggio del XXI Convegno nazionale “Giovani verso Assisi”, che aveva appunto per titolo “Da vagabondo a pellegrino: beato chi decide nel suo cuore il santo viaggio” e che ha radunato dal 28 ottobre al 1’novembre, nella basilica di S. Francesco, 1700 giovani provenienti da ogni parte d’Italia.

In questi giorni siamo stati chiamati a farci pellegrini innanzitutto verso e dentro il nostro cuore, per ricercare la risposta alle tre domande-chiave di ogni viaggio: dove sono? da dove vengo? dove vado?; e, al tempo stesso, per affrontare un serio esame di coscienza e di revisione della nostra vita, che ci preparasse a ricevere degnamente il sacramento della Riconciliazione nella liturgia penitenziale e la grande Indulgenza giubilare. A questo pellegrinaggio interiore si è affiancato poi quello esteriore, simbolo e immagine del ritorno alla casa del Padre, quando – partiti in più gruppi da varie chiese di Assisi – ci siamo incamminati alla volta della basilica di S. Francesco per ritrovarci tutti insieme a celebrare l’Eucaristia con mons. Angelo Comastri, arcivescovo di Loreto.

L’ultimo giorno, solennità di tutti i santi, il card. James Francis Stafford che presiedeva la Messa, ci ha ricordato il pressante invito del Papa, rivolto in particolare a noi giovani, a non avere paura di essere i santi del nuovo millennio e ha assicurato che avrebbe portato di fronte al Papa la propria commossa testimonianza nell’aver visto di nuovo tanti giovani riuniti attorno a Cristo, quasi come in un’appendice della grande Giornata mondiale della gioventù.

Al termine, la consegna del mandato, unitamente al Vangelo e alla conchiglia del pellegrino, concludeva questa cinque giorni davvero indimenticabile. In mezzo a tanta gioia, però, una piccola nota di rammarico da parte di chi scrive: dei 1700 giovani presenti, in centinaia venivano dalle altre regioni d’Italia; dall’Umbria eravamo appena diciotto, i meno numerosi in assoluto! Anche san Francesco forse dovrà constatare con amarezza che “nemo propheta in patria…”.

AUTORE: Romualdo M. Brozzetti