La sua spada non divide, ma riunifica

L'Anno paolino si è aperto con gesti di valore ecumenico di Benedetto XVI e Bartolomeo I

L’anno dedicato a san Paolo, proclamato da Benedetto XVI per la Chiesa cattolica, è stato promosso anche da Bartolomeo I per la Chiesa greco-ortodossa. Il Patriarca ecumenico ha avuto una presenza particolarmente rilevante nella festa dei santi Pietro e Paolo a Roma. Tutti hanno potuto vedere il Papa e il Patriarca, come due fratelli, pregare insieme in ginocchio davanti alla tomba di san Paolo ed hanno potuto ascoltare le omelie dell’uno e dell’altro pronunciate nella stessa celebrazione eucaristica, ricevendone il duplice segno della benedizione. I gesti compiuti hanno manifestato, ancora una volta e in modo ancora più insistente e chiaro, la comune professione di fede contenuta nel Simbolo niceno-costantinopolitano, la grande vicinanza di sentimenti e la sintonia spirituale della preghiera. Gesti indubbiamente ecumenici che parlano ancor più, e ad un maggior numero di persone, delle dichiarazioni dottrinali. I gesti hanno inoltre il valore di formare una mentalità e determinare una consuetudine di contatti e di vicinanze che affonda le radici nella Parola di Dio e nella liturgia, criterio di fede e orientamento di vita della Chiesa. Il richiamo all’unità della Chiesa, edificata sulla roccia di Pietro e la testimonianza (martirio) degli apostoli Pietro e Paolo a Roma, è stata messa in evidenza dalla stessa narrazione di ciò che è avvenuto sulla via di Damasco. Il fanatico fariseo che perseguitava la Chiesa di Cristo si è sentito rimproverare da Gesù: ‘Saulo, perché mi perseguiti?’. Il Papa commenta: ‘Gesù si identifica con la Chiesa in un solo soggetto’. Citando le espressioni della Prima lettera ai Corinzi (6,16ss), Benedetto XVI immagina quindi la domanda che Cristo potrebbe rivolgere ai suoi discepoli: ‘Come avete potuto lacerare il mio Corpo?’. Durante quest’Anno, in occasione d’iniziative di preghiera e di pellegrinaggio, nella coscienza e nel cuore dei cristiani, dovrebbe risuonare questa domanda sulla quale Paolo ha scommesso la sua esistenza e il suo apostolato. L’Anno paolino o sarà ecumenico o non sarà altro che un fatto devozionale come molti altri. La prospettiva della riconciliazione tra i cristiani, la chiarificazione delle posizioni teologiche, la rilettura di Paolo alla luce della contemporaneità potrà far emergere anche la dimensione della missione e del suo rinnovamento rispetto al passato. Paolo si può vedere come l’apostolo del mondo globale, colui che ha rotto ogni steccato di separazione, vedendo nella croce di Cristo la distruzione del muro della divisione. Questa è la premessa per l’apertura di nuove frontiere alla missione, sia quella ad gentes sia quella a tutti gli areopaghi del mondo contemporaneo. I discorsi del Papa e di Bartolomeo e i gesti compiuti sono nella direzione di un anno diverso, che non si esaurisce in una serie di preghiere e di pellegrinaggi, ma considera le lettere di Paolo come il ‘caso serio’ della Chiesa del 2000. Il secolo e il millennio in cui non si dica più: ‘Io sono di Paolo, io di Apollo, io di Cefa e io di Cristo’, ecco è l’urgente attualizzazione che viene da Paolo, riferita alle varie Confessioni cristiane. Per dare il senso dell’attualità di Paolo, Ratzinger, colto professore oltre che Papa, non ha avuto alcuna remora a tirare in ballo un film mai realizzato di Pier Paolo Pasolini sulla figura e la vita dell’Apostolo, per confermare l’idea di un Paolo che non appartiene solo al passato, e che l’iniziativa non si riferisce alla storia o all’archeologia, perché ‘egli è qui, oggi, tra noi’, è a noi che si rivolge ed ‘è la nostra società che egli piange e ama, minaccia e perdona, aggredisce e teneramente abbraccia’. L’Anno paolino è pertanto un progetto per il presente e il futuro dell’umanità ed ha una dimensione ecumenica che interpella le Chiese, perché percorrano fino in fondo la ritrovata via dell’unità e della pace per la speranza del mondo. A Perugia conferenza di Ghidelli su PaoloA Perugia l’Anno paolino ha avuto un inizio anticipato: il 26 giugno nella chiesa dell’Università, per iniziativa della Pastorale universitaria e della libreria delle Paoline. Erano presenti numerosi docenti, studenti e fedeli. Il tema, assegnato ad un grande conoscitore di san Paolo, mons. Carlo Ghidelli, arcivescovo di Lanciano – Ortona, era ‘Paolo, apostolo del mondo globale’. Nell’introduzione don Elio Bromuri ha spiegato come tale titolo intendesse mettere in evidenza l’attualità dell’Apostolo delle genti, che ha portato il Vangelo al di là dei confini d’Israele; oggi questa scelta ci porta a rimettere in risalto la missione universale della Chiesa, che penetra negli areopaghi del mondo contemporaneo. La proposta dell’Anno paolino, mentre si congiunge con la tradizione degli Anni santi e mariani, dedicati alla penitenza e alla conversione del cuore, inserisce un elemento nuovo che è specifico di Paolo: la conoscenza del mistero di Dio nascosto nei secoli e rivelato da Cristo. Mons. Ghidelli, calandosi opportunamente nella mentalità diffusa che considera san Paolo come l’autore sacro che presenta maggiori difficoltà di comprensione, ha rovesciato il concetto a partire dalla comprensione dell”uomo Paolo’ e dalla maniera che ha di parlare di se stesso. Ha delineato una specie di biografia paolina nascosta tra le righe delle sue lettere. Una scoperta suggestiva, nella quale si evidenzia l’intima storia di una grande anima piena di passione per la verità, di coraggio, di amore e di unione e conformazione con Cristo, con il quale si identifica: ‘Non sono più io che vivo’. Ma questa non è solo una notizia che riguarda Paolo come persona, bensì – insegna Ghidelli – è il punto di partenza per conoscere e apprezzare il senso e il peso di tutto quello che egli scrive nelle sue lettere. In questa prospettiva si riesce anche a comprendere la relazione che ha con i suoi interlocutori. È come se lui in persona accompagnasse il lettore alla comprensione della comunità alla quale si rivolge. Parlando quindi di sé, parla anche sempre degli altri, dell’altro. La sua è una personalità complessa, mai solitaria, sempre in relazione dinamica. Il suo biglietto da visita – ha detto Ghidelli – lo troviamo in Filippesi 3, 5-7, dove si dichiara appartenente al popolo d’Israele per la circoncisione, fariseo osservante, persecutore dei cristiani, ‘ma tutte queste cose che prima erano per me un guadagno, le ho stimate una perdita per amore di Cristo’. Questo e molti altri riferimenti personali sono una chiave interpretativa per leggere Paolo. In questa occasione è stato distribuito gratuitamente a tutti i presenti il libretto di mons. Ghidelli Un anno con san Paolo, delle edizioni Paoline, firmato dall’autore. È stato un bellissimo inizio dell’Anno paolino a Perugia, sigillato dalla celebrazione eucaristica della festa della Conversione di san Paolo.

AUTORE: Elio Bromuri