La Regione dell’Umbria sta preparando il nuovo Piano sanitario regionale. A Todi, il 30 e 31 gennaio scorsi, c’è stato il primo atto di presentazione e di discussione del Piano alla Conferenza regionale che ha presentato le “riflessioni” dei protagonisti: regione, asl, comuni e università. Al centro dell’attenzione, nelle conclusioni dell’assessore regionale alla Sanità Maurizio Rosi, la sostenibilità del “modello umbro” alle prese, come per tutte le regioni italiane, con la riforma Bindi, i limiti di spesa posti alle Regioni e il federalismo che assegna onori ed oneri alle Regioni, sia pure con una, non si sa ancora per quanto, integrazione statale. “Solo l’Umbria e la Toscana, ha detto l’assessore, hanno raggiunto il pareggio di bilancio nella spesa sanitaria”. Tra i risultati positivi ha ricordato anche i 31mila pazienti “importati” da altre regioni e il contenimento della spesa farmaceutica. Di certo ha tenuto banco l’aspetto economico, ma non solo. “Il federalismo, il rafforzamento delle politiche territoriali e di prevenzione, una maggiore attenzione ai servizi psichiatrici, la qualità percepita dagli utenti, le problematiche relative agli anziani sono – secondo Rosi – le questioni emerse dal confronto, che costituiranno elementi di riflessione nel nuovo Piano sanitario”. “L’Umbria vuole continuare a garantire ai propri cittadini un servizio sanitario regionale universalistico equo, solidale ed efficace” ha assicurato la presidente della Regione, Maria Rita Lorenzetti. Ed ha indicato i punti di forza del “modello Umbria”: l’elevata speranza di vita per gli umbri correlata alla performance nella riduzione delle morti evitabili e il sostanziale pareggio finanziario con cui si è chiuso il periodo fino al 1999, il che “indica che il nostro modello assistenziale, prevalentemente pubblico, ha garantito maggiore efficacia, ma anche maggiore efficienza”. Nell’intervento della presidente non sono mancati riferimenti agli obiettivi che registrano ritardi, come il caso della non completa attivazione del progetto obiettivo oncologico; il non coordinamento nel progetto per le malattie cardiovascolari; la non soddisfacente situazione delle liste d’attesa; il mancato coraggio nell’affrontare i nodi dell’organizzazione ospedaliera ed in tale contesto la insufficiente valorizzazione del progetto “Day surgery”. Circa le linee del nuovo piano la presidente ha voluto sottolineare alcuni obiettivi già oggi chiaramente individuati: prosecuzione dell’ammodernamento e razionalizzazione della rete ospedaliera; definizione dell’appropriatezza dei ricoveri e dell’organizzazione ospedaliera; emergenza anziani. I sindaci rivendicano un maggiore ruolo nella definizione degli obiettivi lasciando alle Asl l’autonomia di attuarli. Il sindaco di Terni, Paolo Raffaelli, ha hanno richiamato l’attenzione sulla “multipolarità” della regione che ha “due grandi poli di attrazione, Perugia e Terni”, e Renato Locchi, sindaco di Perugia, ha insistito sulla “necessità di qualificare l’offerta dell’alta specialità senza però creare doppioni e inutili conflittualità tra i territori. A che punto è il Servizio sanitario? Confronto tra volontariato e istituzioniE’ possibile mettere a confronto i buoni propositi del Piano sanitario regionale con la realtà dei servizi offerti? Difficile ma estremamente interessante. Ci prova il convegno in programma sabato 9 febbraio (ore 16) presso la sala del Consiglio della Provincia (piazza Italia, Perugia). I promotori, l’Associazione medici cattolici e l’Ufficio di pastorale sanitaria della diocesi di Perugia, hanno invitato Regione, Provincia, Comune e Asl di Perugia a confronto con le associazioni di volontariato, per fare il punto su alcuni aspetti del Servizio sanitario umbro, in particolare le situazioni sanitarie che riguardano il malato terminale, l’anziano disabile, il malato mentale ed il disabile psichico. Quattro situazioni che rappresentano problemi di rilevanza sociale, ovvero situazioni che incidono sulla qualità della vita del malato e delle persone, le famiglie, che gli sono accanto. Situazioni in cui molto si può fare grazie alla collaborazione con il volontariato, unitamente alla diversa organizzazione del servizio. Così, per l’anziano disabile, il Piano sanitario regionale indicava nella Assistenza domiciliare integrata in servizio di base che avrebbe dovuto portare alla eliminazione dei ricoveri impropri in ospedale o in ospizi. Ma a che punto è il servizio, quale contributo offre il volontariato, come sono organizzate le residenze di ospitalità per anziani? Domande di questo tenore saranno poste anche in riferimento alle altre situazioni indicate, ed in sala, a portare la loro esperienza al fianco delle famiglie e dei malati, ci saranno molte associazioni di volontariato che ben conoscono i problemi e le possibili alternative.
La sanità umbra fa i conti alla prova con il federalismo
Con la Conferenza di Todi si apre la discussione sul nuovo piano sanitario regionale
AUTORE:
Maria Rita Valli