La sanità è malata? Certo è in affanno. Lunghi tempi di attesa: giornate intere nei posti di pronto soccorso, mesi e talvolta anni per interventi chirurgici, per la diagnostica strumentale, per un posto nelle residenze per anziani. Se non si vuole, o non si può, aspettare tanto, bisogna rivolgersi al sistema privato a pagamento. Oltre ai disagi dei diretti interessati – i pazienti che attendono ansiosamente la risposta ai loro problemi – l’opinione pubblica è sconcertata dal divario fra le aspettative della popolazione e i limiti dimostrati da quel servizio pubblico che, sulla carta, dovrebbe essere perfetto. Nasce così il risentimento verso il governo – non importa di quale colore – verso gli amministratori locali, verso i medici e gli infermieri a volte aggrediti fisicamente.
Cerchiamo di vederci un po’ più chiaro. Intanto, il sistema sanitario è ancora scombussolato dall’ondata del Covid: dovremmo ricordarci di quei mesi terribili quando nei parcheggi degli ospedali si piazzavano i tendoni dell’Esercito per allestire reparti supplementari di terapia intensiva (!), delle diecine di milioni di cittadini che hanno ricevuto la prima vaccinazione e poi i ripetuti richiami. Al fondo di tutto però c’è che quando i Padri costituenti, nel 1947, iscrivevano nella Costituzione il diritto alla salute, facevano una cosa sacrosanta ma non si rendevano conto che stavano firmando una cambiale al cui importo la Storia avrebbe aggiunto parecchi zeri. In quel 1947 l’ultimo ritrovato della medicina erano i primi antibiotici.
Nessuno sapeva quali sviluppi avrebbero avuto la farmacologia, la diagnostica strumentale, la chirurgia, le biotecnologie. Le lunghe liste di attesa ci sono anche perché certi interventi che un tempo non erano neppure pensabili oggi sono divenuti di massa. La domanda di prestazioni sanitarie, anche tecnicamente complesse, è cresciuta a dismisura; nello stesso tempo, proprio perché sono tecnicamente complesse, crescono i loro costi. Quindi non è esatto dire che la sanità non funziona. Funziona bene, per le risorse che ha; forse occorre trovarne altre. Alla fine si torna sempre all’evasione fiscale. Altro che “meno tasse per tutti”.