È arrivata la nuova legge elettorale: il testo è stato approvato dal Consiglio regionale con qualche voto in più rispetto al previsto: 19 a favore e 11 contrari. Oltre a Pd e Psi, “sì” anche da 3 consiglieri regionali di opposizione, Fiammetta Modena (FI), Andrea Lignani Marchesani (FdI) e Massimo Monni (Ncd). A votare “no” sono stati Prc, Idv e gli altri rappresentanti dell’opposizione. Il voto favorevole dei 3 esponenti del centrodestra è arrivato grazie a un emendamento già definito “premio di minoranza”. In pratica, il candidato presidente perdente, ma che ha raccolto più voti rispetto agli altri sconfitti, avrà di diritto un proprio seggio.
La nuova legge elettorale prevede l’abolizione del listino, il turno unico (vince il candidato che ottiene il risultato migliore), il collegio unico regionale e la doppia preferenza di genere. La coalizione vincente ottiene fino a un massimo di 12 seggi (più il presidente) e i restanti 8 vanno alla minoranza (incluso il primo degli sconfitti). La lista che ottiene più voti, tra quelle che appoggiano il presidente eletto, può ottenere fino a un massimo di 10 seggi, mentre i restanti 2 vanno alle liste che ottengono il risultato migliore tra quelle che superano il 2,5%. Per molti critici, questo fattore consentirebbe l’elezione di 10 esponenti del Pd e di 2 del Psi.
Per la minoranza, i 7 seggi andranno alle liste che hanno ottenuto una percentuale del 2,5%. Inoltre il numero delle firme per la presentazione delle liste è stato abbassato, passando da 750 a una forbice tra 500 e 1.000 per la prima applicazione; poi ne serviranno 1.500. Stabilito anche un tetto alle spese elettorali: 100 mila euro per i candidati presidenti e 25 mila per i candidati consiglieri.
Secondo la presidente Catiuscia Marini, “la legge elettorale migliora molto il testo vigente e supera molte argomentazioni critiche espresse in aula. Il premio di maggioranza della nuova legge garantirà la governabilità ma anche la rappresentanza democratica e il pluralismo”.
Il segretario Pd Giacomo Leonelli, sul collegio unico, ha sottolineato che “il Pd ha scommesso su un nuovo regionalismo, archiviando battaglie di campanile e rendite di posizione territoriali, e sostenendo l’idea di una Regione che deve ragionare da Regione e che ha bisogno di uno scatto in avanti, di scelte coraggiose, di una classe dirigente all’altezza”.
Per Franco Zaffini (FdI), “si tratta di una legge scritta su misura per il paradosso di una maggioranza formata da un partito con oltre il 35% e da uno che arriva al 2,5%, ma che era indispensabile per approvare questo testo con i 16 voti minimi”.
Secco il giudizio di Damiano Stufara (Prc), e di Paolo Brutti (Idv), che hanno sottolineato la possibile incostituzionalità di una legge caratterizzata anche da scarsa equità. Per il tempo della seduta finale alcuni rappresentanti del Comitato per la democrazia in Umbria hanno partecipato ai lavori esponendo maglie con la scritta “Furto di democrazia”.
POLITICA. Primi sondaggi sul possibile esito delle prossime elezioni regionali
È il momento di stringere alleanze
Dopo la nuova legge elettorale, parte la stagione delle alleanze. Oltre all’accordo Pd-Psi, si deve appurare se gli altri pezzi del centrosinistra andranno per conto loro o se sarà possibile allargare la coalizione, guidata da Catiuscia Marini. Intanto Sel, attraverso il coordinatore regionale Fausto Gentili, lancia un appello al Pd e alla Marini per costruire “un vero programma di svolta, in cui siano visibili e riconoscibili con chiarezza alcuni forti elementi di cambiamento. Un programma in cui possano riconoscersi i cittadini più deboli, i giovani e le forze più dinamiche della nostra regione”. Sel chiede un confronto programmatico dal cui esito “dipenderanno i nostri futuri passi verso le elezioni”. È tempo anche di sondaggi. Quello commissionato dal Pd, e realizzato da Swg, ha sondato le intenzioni di voto di 1.000 umbri chiedendo chi voterebbero tra Catiuscia Marini, Claudio Ricci, Mauro Volpi e Laura Alunni (M5s). La Marini sarebbe avanti con una forbice tra il 46 e il 48 per cento; dietro arriverebbe Claudio Ricci con una percentuale che oscilla tra il 29 e il 34 per cento. Un dato, quest’ultimo, che riguarda un sindaco di Assisi a capo di una larga coalizione di centrodestra. Sempre secondo i numeri del Pd, la candidata del Movimento 5 stelle raccoglierebbe tra il 13 e il 14 per cento, mentre Mauro Volpi, che da settimane viene indicato come uno dei candidati di una possibile “Altra Umbria con Tsipras”, raggiungerebbe una percentuale tra il 3,5 e il 4 per cento. Ma lo stesso Ricci che, nell’incertezza del centrodestra, rimane da un anno il candidato dell’area, pur con le sue tre liste “Per l’Umbria popolare”, “Cambiare in Umbria” e “Ricci presidente”, sostiene che i risultati sarebbero completamente diversi nel confronto diretto con la Marini. È un fatto che Ricci non incontri il favore di tutte le anime del centrodestra. Fino a questo momento ha incassato il consenso di Lega nord (e per questo l’Udc non approva), di Gioventù nazionale (l’organizzazione giovanile di “Fratelli d’Italia”), di singoli consiglieri regionali e amministratori. Ma non Forza Italia. E si attendono ancora le decisioni romane. Ma Ricci non pare preoccupato, convinto che “la piramide è stata rovesciata dai cittadini, ed è dal territorio che nascono liste e candidati capaci di attrarre consensi e, ci auguriamo, vincere le regionali in Umbria”.