Sembra ci sia una precisa strategia di comunicazione dietro le ‘esternazioni’ più recenti (altre se ne annunciano) del presidente del Consiglio, che tanto hanno fatto discutere in questi giorni: dai magistrati al fascismo. Sembrano inquadrarsi in una sorta di ‘campagna elettorale permanente’ che presumibilmente caratterizzerà tutta la seconda parte della legislatura, nel senso della progressiva ‘radicalizzazione’ delle posizioni. Qualche anno fa andava di moda riflettere sulla cosiddetta ‘viodeopolitica’, che non è evidentemente soltanto la politica attraverso la televisione, ma anche attraverso il codice di comunicazione televisivo. In realtà i processi si sono ancor più accelerati, il linguaggio politico si è sempre più sincopato, nel vano e fuorviante proposito di inseguire l”uomo della strada’, cioè le sue sensazioni ed emozioni vere o presunte che siano. E se non fosse così? E se la cosiddetta ‘gente’ si stesse stancando di registri sempre più livellati verso il basso? Se l’esibizione sempre più rutilante o la propaganda sempre più raffinata non funzionassero più come calamita, ma come fondale sempre più precario? Per carità, non è certo questo il tempo di moralismi. E neppure di strumentalizzazioni, col rischio di essere costretti al silenzio per paura di finire arruolati d’ufficio in opposte tifoserie. Ma è il momento di porre, con serenità, ma anche con fermezza una questione di fondo, quella sulla qualità. La sensazione che il dibattito politico ci trasmette è che la transizione italiana appare sempre più aggrovigliata proprio perché i parametri qualitativi si sono sempre più abbassati. Qualche giorno fa Giuseppe Cacciami, in un editoriale di Avvenire, si interrogava sul destino della democrazia, in assenza di attori politici, istituzionali e sociali forti, radicati e consapevoli. Una cosa è certa: la democrazia, men che meno quella maggioritaria, non ha bisogno di tifosi, ma di protagonisti, di partecipanti responsabili e attivi, istituzioni e cittadini. Le vicende del calcio durante l’estate sono state ancora una volta metafora delle strutturali e gravissime debolezze, ma anche delle grandi risorse e soprattutto delle grandi attese presenti nel tessuto italiano. Per questo, di fronte ad una stagione politica che si annuncia non facile, in un quadro economico stagnante, diventa sempre più urgente questo impegno per la qualità. C’è molto da fare e probabilmente si può fare molto. La stessa situazione internazionale, di cui non si può non tener conto, dimostra che senza il coraggio di cambiare ed alzare le prospettive, non si costruisce nulla di duraturo.
La qualità della politica e della vita
AUTORE:
Francesco Bonini