Sulla scia delle grandi intuizioni del professor Giorgio La Pira circa la “ineluttabilità della pace per tutta la famiglia umana” e nella continuità della proposta spirituale di Camaldoli, con san Benedetto e san Romualdo, e de La Verna, con san Francesco, definite dalla stesso professore “le due terrazze d’Europa”, agli inizi degli anni Ottanta cominciò a prendere forma il “progetto Rondine”. Un pugno di giovani, sotto la spinta “carismatica” di un altro giovane, poco più adulto di loro, il professor Franco Vaccari, iniziò a porre le basi per la proposta di uno studentato internazionale in grado di accogliere i giovani provenienti da paesi in guerra tra di loro. Il piccolo borgo di Rondine, che era poco più di un ammasso di ruderi, venne loro affidato, per questo scopo, dal vescovo di Arezzo, mons. Telesforo Cioli, un umbro puro sangue, impiantato in Toscana. Quasi miracolosamente il borgo cominciò a rinascere e in esso maturò la proposta educativa che si chiamerà “Rondine – Cittadella della Pace”. Oggi Rondine continua ad accogliere il grido proveniente da popoli profondamente diversi fra di loro: un grido spesso di dolore, di delusione, di povertà. Il grido di città che sanguinano per le ferite delle guerre palesi o sommerse. Alla base del “progetto Rondine” c’è un interrogativo: come costruire “Gerusalemme”, la città santa, la città della pace, e non “Babele” la città senza Dio, dove ragna il disordine e il caos? Il confine e il conflitto fra le due città passa attraverso ciascun popolo e ogni uomo. Si tratta di decidere e di scegliere. Babele è l’amore che si compiace di sé, Gerusalemme è invece quell’amore che si compiace degli altri e dà se stesso. Rondine in questi anni ha tentato la seconda scelta. Ormai un centinaio di giovani “rondini d’oro” (israeliani, palestinesi, russi, ceceni, serbi, bosniaci…) hanno volato verso cieli ancora cupi di nubi tempestose e sono arrivate… Gli amici di Rondine, la settimana scorsa, si sono trasferiti in Umbria. Sono stati organizzati due giorni di incontri e di dibattiti tra Perugia, Assisi, Città di Castello e Gubbio. Momenti intensi che i ragazzi hanno utilizzato per immergersi nella natura e nelle bellezze della nostra terra. Ma anche per scoprire lo spirito francescano, che hanno assaporato con particolare gusto in Assisi, con una sapiente riflessione di mons. Domenico Sorrentino, nell’antica Sala della Spoliazione, dove Francesco, preso per matto da tutti, buttò via i lussuosi abiti di famiglia per vivere in povertà, come gli uccelli del cielo e i gigli dei campi. Gli uomini del mondo fremono e litigano per accaparrarsi ricchezze sempre più cospicue, calpestando gli altri, perché al tempo di oggi conta chi “ha”. Nella persona di Francesco i giovani di Rondine hanno incontrato l’uomo di pace che dona tutto, che non chiede nulla per sé. I ragazzi di Rondine, vivendo insieme in una piccola comunità, costruiscono dal basso, nei semplici rapporti quotidiani, quella pace e quella concordia che i potenti delle loro nazioni non sanno realizzare, non sanno ricercare: in fondo, non sanno amare. Ma noi sappiamo che solo l’amore vince, solo l’amore rimane e tutto ciò che per amore è stato fatto. Al termine della vita ciascun uomo potrà contare sull’apporto che avrà dato per costruire quaggiù una città dove altri possono respirare, vivere, incontrarsi senza paura, sentirsi accettati ed amati e gustare, almeno un poco, della città eterna, la Gerusalemme del cielo. Rondine continua oggi ad accogliere questa sfida. Che si sviluppi questa comunità, che altri ragazzi si aggreghino a loro! Questo è l’auspicio che voglio fare, perché i tempi della pace, che il mio vecchio maestro Giorgio La Pira andò vangando per tutta una vita, possano un giorno realizzarsi, grazie anche alla profezia di Rondine!
La profezia di Rondine
Parola del vescovo
AUTORE:
† Gualtiero Bassetti