I dati recentemente pubblicati dall’Istat nell’ultimo rapporto su “La povertà in Italia”, trovano riscontro nei Centri di ascolto delle Caritas diocesane dell’Umbria. In quello di Foligno, da gennaio a metà luglio si sono registrati 122 nuovi accessi, confermando il quadro drammatico causato dalla crisi. La stima dell’incidenza di povertà relativa viene calcolata sulla base di una “linea di povertà”, vale a dire una soglia convenzionale che indica una spesa per i consumi al di sotto della quale la famiglia viene definita povera in termini relativi: nel 2011 per una famiglia di due persone era di 1.011,03 euro come spesa media mensile. Se si considera questo dato, è semplice comprendere la grande difficoltà delle persone che arrivano al Centro di ascolto, molte delle quali non riescono a far fronte neppure alla spesa minima mensile per procurarsi beni e servizi indispensabili. “Si conferma e si consolida sempre di più – racconta una volontaria storica del Centro di ascolto – il profondo disagio vissuto da molti cittadini folignati, costretti a tagliare persino sulla spesa alimentare e sulle cure sanitarie”.
Numerose le famiglie che si rivolgono alla Caritas di Foligno per chiedere aiuto: nuclei monoreddito che soffrono la perdita del lavoro del capofamiglia o addirittura di entrambi i componenti, con figli a carico perché minori o in cerca di un’occupazione; pensionati messi in ginocchio dal carovita; famiglie indebitate, spesso per far fronte all’acquisto di farmaci non convenzionati.
Il servizio mensa dall’inizio del 2012 ad oggi registra una media di 40 persone giornaliere, con picchi di 60-70 persone nei mesi più freddi; ad accedervi sono soprattutto uomini single. Chi approda al Centro, il più delle volte ha bisogno di essere seguito in toto: dal sostegno alimentare al vestiario, fino a quello economico. Per quest’ultimo le Chiese in Umbria raccolgono fondi da destinare al “Fondo di solidarietà” per le famiglie in difficoltà, che non possono ricevere sostegno dagli ammortizzatori sociali. “In questi primi sei mesi – continua la volontaria – sono state 42 le famiglie soccorse grazie al Fondo. Tuttavia, anche le altre che non hanno potuto accedere al contributo, sono state aiutate e accolte tramite le Caritas parrocchiali, e spesso per loro si è costruito un percorso mediante la collaborazione dei Servizi sociali”. “Considerando la povertà come una forma di disuguaglianza portata all’estremo – conclude il direttore, Mauro Masciotti – si identifica immediatamente un obiettivo preciso: creare collaborazioni con le istituzioni pubbliche, le associazioni, le parrocchie. Coinvolgersi oggi è necessario per costruire il bene comune”.