La Federazione italiana delle comunità terapeutiche (Fict) opera da oltre 25 anni in aiuto dei giovani con dipendenze. Presieduta da don Mimmo Battaglia, affonda le sue radici nel Centro italiano di solidarietà di Roma (Ceis) di don Mario Picchi. La Fict collabora – fra l’altro – con la Federazione mondiale delle comunità terapeutiche (Wftc). “In Italia siamo presenti”, afferma la portavoce Maria Federica Massobrio dal convegno nazionale di Spoleto ‘La Chiesa raccoglie nuove sfide: stili di vita e dipendenze’ che si chiude oggi 3 ottobre, con una rete di 49 associazioni ed enti di solidarietà sociale. Non siamo ancora presenti in Friuli Venezia Giulia e in Basilicata”.
La Fict lavora sulle forme di dipendenze, a 360 gradi: “All’inizio – ricorda Massobrio – ci occupavamo solo della tossicodipendenza da eroina, non ritenendo adeguata la risposta del servizio pubblico. Poi, con il massiccio ingresso sul mercato di altre sostanze come la cocaina, l’ecstasy o il crack e il tremendo abuso di alcolici e di mix di sostanze praticato dai giovani, siamo stati costretti ad ampliare i nostri interventi. Le nuove sostanze creano sempre di più compromissioni di tipo psichico, spesso definitive. Pertanto – continua – accanto ai nostri operatori sociali sono attivi psichiatri e psicologi che forniscono ai nostri giovani quelle ‘piccole stampelle’ terapeutiche per avere una vita normale”. Per i poliassuntori cronici, specifica la portavoce Fict, “spesso alle prese con una dipendenza da sostanza e una di tipo psichico (cosiddetta ‘doppia diagnosi’), un problema serio è quello di trovare loro il giusto percorso lavorativo”.
Un progetto che crede nell’uomo
Come cura la Fict? “Il nostro cardine è il ‘Progetto uomo’. Non uno slogan – sostiene Massobrio – ma una matrice che mette al centro la persona e non la sostanza. Noi curiamo chi soffre di dipendenza attraverso la relazione con gli altri e se stessi. Crediamo, inoltre, che nessuno sia irrecuperabile e che, quindi, per tutti sia davvero possibile reinserirsi nella società”.
Che fate per la famiglia del tossicodipendente o dell’alcolizzato? “Insieme ai giovani curiamo anche la famiglia, organizzando programmi di auto-aiuto e sostegno, per far sì che quando la persona rientrerà nel nucleo dei suoi cari trovi un ambiente rinnovato nel bene”.
Da qualche tempo si sente parlare, con maggiore insistenza, di decisa repressione nei confronti di chi dipende da qualche sostanza. “Non siamo per la repressione”, puntualizza Massobrio, “ma per la valorizzazione dell’individuo: nelle carceri le persone non vengono educate, ma represse. E la repressione può togliere momentaneamente il problema droga dalla strada, ma non lo cancella: il carcere è solo una scuola per diffondere ancora più le dipendenze. Invece di reprimere, anche se qualche sanzione può servire, bisogna educare gli adolescenti. Alla Fict ci rendiamo benissimo conto – spiega Massobrio – che la cura è importante ma lo è ancor più una corretta prevenzione, che coincide con l’occuparsi consapevole degli altri in difficoltà. Per questo, in occasione della Giornata mondiale contro la droga invece di parlare di sostanze stupefacenti, noi abbiamo incentrato il dibattito sull’educare, il prevenire e il prendersi cura”.
Come dire: la droga non è il problema. O meglio: se i giovani vivono amati in una famiglia normale, non sentiranno mai il bisogno di drogarsi e di bere superalcolici. “In 14 regioni italiane – continua – abbiamo riunito a tavola, pranzo e cena, alcuni adolescenti con disagio scolastico e le loro famiglie, nell’ambito del progetto ‘Fattore prevenzione famiglia’ realizzato in collaborazione con il Centro sportivo italiano (Csi), la Federazione degli oratori italiani e il mondo della scuola. Un’attenzione particolare è stata dedicata alla fase dell’apprendimento, perché quando uno studente non va bene, allora possono subentrare problemi più gravi, come la droga. Abbiamo spiegato ai genitori come aiutare il figlio a studiare con metodo e a tenere le proprie cose in ordine. I primi risultati di questo studio”, conclude la portavoce Fict, “saranno resi noti entro l’anno, marcando le differenze fra regione e regione”.