Il 27 e 28 gennaio si rinnovano a Trevi i festeggiamenti in onore di sant’Emiliano, primo vescovo e patrono della città di Trevi, martirizzato sotto l’imperatore Diocleziano nel 304. Studi dedicati al culto e all’iconografia di sant’Emiliano hanno offerto una interessante lettura dei sette pannelli con i martìri del santo che costituiscono la cantoria dell’organo del duomo, a lui dedicato. La cantoria è allocata sopra la porta principale dell’edificio sacro. Le pitture sono state eseguite da un pittore di ambiente locale del Seicento, al quale viene affidato dal Capitolo il compito di raffigurare le scene del martirio del santo, secondo il testo della Passio sancti Miliani martiris, il più antico documento riguardante sant’Emiliano. I dipinti mostrano fessure, abrasioni e anche ritocchi ottocenteschi ma sono comunque leggibili. Sono stati realizzati nel 1675, nel periodo che vide un notevole incremento cultuale del martire, sollecitato dalla scoperta delle reliquie nel duomo di Spoleto nel 1660. Il primo pannello a sinistra rappresenta l’episodio con la Flagellazione del santo. La scena successiva è una interpretazione un po’ libera della tortura dell’aculeo descritta dalla Passio. La tortura del piombo fuso: il santo è immerso in un calderone, mentre due aguzzini attizzano il fuoco. Il pannello centrale rappresenta il santo attorniato dai leoni nel circo. Nella poco raffigurata iconografia di sant’Emiliano tutte le scene ambientate ritraggono questo episodio che nell’immaginario collettivo rappresenta il classico martirio dei cristiani. È interessante anche il riferimento al circo o “teatro” in Trevi, testimoniato oltre che dalla Passio anche da altre fonti letterarie ed epigrafiche. In questo episodio della Passio c’è un altro riferimento al territorio nella descrizione del tentativo di annegamento del santo nel Clitunno. Il Clitunno è un elemento fortemente caratterizzante del territorio trevano perché è il maggiore corso d’acqua perenne che vi scorre ed è una realtà esclusiva di Trevi, in quanto sorge nel territorio comunale e, all’uscita dei confini, cambia nome confluendo in un collettore artificiale. È interessante il paesaggio sullo sfondo. A sinistra, sopra un colle dai fianchi scoscesi, racchiusa dalle mura si erge una città che potrebbe essere identificata con Trevi; vi spiccano infatti un campanile cuspidato e una torre quadrata. Al centro, in lontananza, una città più grande, forse Spoleto, ornata da molte torri. Nella penultima scena il santo è legato ad una grossa ruota che gli aguzzini stanno per precipitare da un dirupo. Anche questo episodio, narrato dalla Passio, si concluse con la vittoria del martire che ne uscì illeso, mentre la ruota, deviando il suo percorso, fece strage di pagani. L’ultima scena raffigura il santo in procinto di essere decapitato e non trafitto, come recita la Passio. È con le mani legate, con un ginocchio a terra, ai piedi di un olivo. Il boia a sinistra sta con la spada alzata in atto di vibrare il colpo, mentre sulla destra un personaggio, in costume di soldato romano, impartisce l’ordine con il gesto della mano. I dipinti sono interessanti per i riferimenti storici e topografici sopra menzionati. La traduzione in quadri dipinti della narrazione agiografica vuole richiamare alla mente dell’osservatore i momenti della passione e morte del martire per impressionare, emozionare e per l’edificazione spirituale. Consueto è il parallelismo con la passione di Cristo, fin dalla prima scena che rappresenta la fustigazione alla colonna. Nell’ultimo quadro il notabile in atto di imperio, con il costume tradizionalmente attribuito ai soldati romani nella classica Via crucis, ricorda il centurione della Crocifissione. Anche il sant’Emiliano (nella scena centrale) in mezzo ai leoni è un riferimento al profeta Daniele, dato in pasto ai leoni. In tutte le scene, eccetto la prima, è raffigurata la presenza divina, generalmente con un raggio di luce che scende da una nuvola. Bibliografia: C.R.Petrini, La Collegiata di Sant’Emiliano in Trevi, Era Nuova, Perugia 2010, pp.60-62.
La Passione dipinta di sant’Emiliano
Nei giorni 27 e 28 gennaio Trevi celebra il patrono. Nella cantoria del duomo, la sua vita è raccontata con i pennelli
AUTORE:
Carlo Roberto Petrini