Per il decennale della morte della beata Teresa di Calcutta ha suscitato un certo clamore la notizia che anche questa straordinaria figura del nostro tempo avrebbe attraversato un momento di crisi, sperimentando l’aridità, il vuoto, perfino l’abbandono da parte di Dio. I commenti non potevano essere più disparati. Ai soliti laicisti, potendo disporre di un vasto mondo mediatico, non è parso vero di poter gettare ombre su questo emblema dell’amore misericordioso, ammirato da tutto il mondo. Il vero bersaglio, tuttavia, non era quest’umile suora ma la Chiesa, rea – ai loro occhi – di difendere la dignità dell’uomo, di spendersi per i poveri, di parlare con franchezza, di non essere serva di alcuna lobby finanziaria. Si è trattato di commenti sconcertanti per acidità e incompetenza. Altri, pur sorpresi, hanno riportato la notizia con maggiore moderazione. Si sono limitati, per lo più, a descrivere le difficoltà che anche una persona di fede, in quotidiano contatto con le miserie del mondo, può incontrare nel suo difficile e faticoso cammino. In realtà il nostro Signore e Maestro è uno che si è incarnato, che ha condiviso la vita dell’uomo, che è stato paziente e benevolo, che ha chiamato rispettando la libertà di ognuno, che non ha spiegato tutto, che anzi ha lasciato non poche cose, anche umane, avvolte nel loro mistero per accrescere in noi il desiderio della trascendenza e per dimensionare il nostro orgoglio di onnipotenza e di autosufficienza. È la bellezza della fede, dono di Dio e umile ricerca dell’uomo. Questi commenti meritano rispetto, anche perché l’approccio alla notizia non era per nulla semplice. Pochi si sono resi conto che si è trattato di un fenomeno mistico, di altissimo livello spirituale, tutt’altro che sconosciuto nella vita dei santi. Anch’io ho avuto la fortuna di vedere questo fenomeno nella persona di un mio sacerdote. Si trattava di una persona di grande cultura, di profonda spiritualità, di vita esemplare, ed era apprezzato e ricercato direttore spirituale di altri confratelli e di molti laici. Da tempo soffriva molto, colpito da un male incurabile. Andai a trovarlo e lo trovai triste, chiuso nel suo dolore, al limite della disperazione. ‘Sono stato abbandonato da tutti – mi disse -, mi sento arido come la stoppa, anche Dio non è più con me’. Restai sorpreso, provai a dirgli qualche parola di conforto, lo invitai ad applicare a se stesso ciò che tante volte aveva raccomandato agli altri. Non mi degnò di un cenno di risposta. Anch’io uscii dalla visita triste e confuso. Che sta succedendo? Due giorni dopo mi telefonò l’anziana sorella e mi disse: ‘Mio fratello la vuole vedere, venga subito a trovarlo’. Partii immediatamente, con la preoccupazione di ritrovarmi di fronte la stessa scena dei giorni precedenti. Il sacerdote, invece, mi accolse con un largo sorriso. Nonostante le sofferenze, il suo volto era disteso e sereno, i suoi occhi brillavano pieni di luce. ‘È passato tutto – mi disse. – Il Signore ha voluto che anch’io provassi ciò che lui sperimentò sul Calvario quando arrivò a gridare: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato! (Mc 15,34); anch’io mi sono sentito solo, abbandonato, quasi tradito. Il Signore ha voluto da me quest’ultima e definitiva purificazione. Ora gli vado incontro con fiducia come un bambino va incontro a suo padre’. Pieno di ammirazione, feci una preghiera di ringraziamento. È il modo sorprendente con cui Dio ‘conforma a immagine del Figlio suo’ (Rom 8,29) i suoi servi più fedeli, o perché entrino nel regno di Dio completamente purificati – è il caso del sacerdote di cui sopra – o perché prendano sulle spalle le povertà e le sofferenze del mondo: è il caso della beata Teresa di Calcutta.
La ‘notte’ dei mistici
AUTORE:
' Sergio Goretti