La Nestlé ‘abbandona’ le fabbriche di dolciumi?

La multinazionale svizzera progetta di vendere i marchi Motta e Alemagna. A rischio migliaia di posti di lavoro. L'incontro con i sindacati non ha finora dato frutti

‘Che succede se la Nestlé pensa di mettere in vendita i marchi Motta e Alemagna, più alcuni stabilimenti produttivi italiani?’. La domanda se la stanno ponendo, seriamente, anche alla segreteria regionale Fai-Cisl (comparto alimentare), dopo l’incontro milanese della settimana scorsa ad Assolombarda. Andato male, visto che Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di rompere le trattative e di proclamare uno sciopero di otto ore a livello nazionale per il 5 giugno. A rischio, secondo i sindacati, ci sarebbero 3.500 posti di lavoro, dei 5.100 assicurati dalla Nestlé in tutta Italia. ‘La faccenda è seria – afferma Carla Vistocchi (Fai-Cisl). – Il fatto è che Nestlé sta cambiando strategia, rivedendo il suo approccio al mercato. E per i siti umbri, e più in generale italiani, non si parla di ristrutturazioni’. La multinazionale di Vevey sta infatti scommettendo, in tutto il mondo, sulla vendita nelle cliniche di dimagrimento, nelle beauty farm e nei centri wellness. Vuole infatti sbancare nel minor tempo possibile il mercato ‘della nutrizione, della salute e del benessere’, potenziando la linea di prodotti alimentari senza calorie, che consentirebbero, a detta dell’ufficio Comunicazione wellness, ‘uno stile di vita sano ed equilibrato’. Inoltre Nestlé sta rafforzando la linea dei prodotti per l’infanzia e per i bambini da 0 a 6 anni, il settore del cosiddetto nutritional baby. ‘I vertici della Nestlé stanno tirando i remi in barca in tutta Italia e particolarmente a Perugia – continua Vistocchi – e per questa ragione non ci spiegano se e quando convertiranno i nostri stabilimenti, che fino ad oggi hanno prodotto dolci, merendine, colombe e panettoni… in altri che dovranno sfornare i nuovi prodotti dietetici’. I sindacati hanno chiesto alla Nestlé un piano a medio termine, almeno di durata biennale. ‘Invece ci chiedono di sottoscrivere, ad occhi chiusi, un progetto che non conosciamo, dismissioni comprese’, conclude la rappresentante della Fai-Cisl. Quanto alla vendita del marchio Motta e di quello Alemagna, la multinazionale giura di avere già interessanti proposte da importanti aziende del settore dei lievitati (panettoni e colombe). Ma anch’esse restano segrete, mentre è chiaro che ‘i lievitati’ non sono più considerati strategici dalla dirigenza svizzera di Nestlé.

AUTORE: Paolo Giovannelli