Il cambio di vescovo nella diocesi di Perugia, da tempo annunciato e di cui i quotidiani locali hanno abbondantemente scritto, ha avuto un’accelerazione – per così dire – dopo l’intervista concessa da mons. Giuseppe Chiaretti a Mario Pistellini, trasmessa martedì scorso nei programmi serali di Retesole. È stata una conversazione come tra vecchi amici, data la lunga frequentazione del mondo cattolico da parte del direttore Pistellini e la sua ampia conoscenza della storia della Chiesa. A mons. Chiaretti è stato chiesto esplicitamente, nella prospettiva di lasciare a breve Perugia, quale ricordo porterà con sé di questi anni in cui ha svolto il prestigioso compito di arcivescovo metropolita della diocesi perugino – pievese. Saranno ricordi positivi di risultati ottenuti o di amarezze e difficoltà che ha dovuto affrontare? Questa domanda ha dato all’Arcivescovo la possibilità di riandare con la memoria a tutto il complesso lavoro pastorale svolto dal suo ingresso, avvenuto il 28 gennaio 1996, ad oggi. Ha confessato di essere venuto a Perugia con una certa timidezza e timore, abituato a trattare con popolazioni semplici e senza pretese, mentre della città di Perugia e del suo Perugino nutriva un grande concetto. Ha potuto notare con l’andare del tempo che le persone erano gentili e si avvicinavano a lui con confidenza e affetto, specialmente quando nelle visite pastorali si recava nelle parrocchie, che ha visitato tutte ad una ad una e dove ha potuto sentire tutta la gente accogliente e vicina. Il discorso dell’intervista è filato via scorrevole ed ha toccato molti aspetti della vita anche culturale della città e del territorio perugino e pievese. Pur essendo un discorso rivolto a chiudere una storia, non è stato però un amarcord. Chiaretti ha descritto la situazione attuale e le esigenze del futuro, mettendo al primo posto in positivo tutto quello che si fa nell’ambito della solidarietà verso i poveri e gli immigrati, citando le attività che fanno capo alla Caritas e S. Vincenzo, citando anche la diocesi di Zomba (Malawi) con cui è in atto un gemellaggio. La sua particolare attenzione si è rivolta poi ai giovani, oggetto di cura attraverso varie iniziative; in particolare gli oratori che stanno fiorendo in varie parrocchie, e gli studenti universitari di cui si deve avere cura nelle varie sedi in cui sono collocate importanti facoltà. Non sono mancate frecciate polemiche rivolte a quella parte di cultura perugina di stampo massonico che non vede oltre il 20 giugno 1859, mitizzato – come le stragi di Perugia – con il seguito di anticlericalismo. Ha avuto quindi l’occasione di esaltare tratti di storia perugina con riferimento a sant’Ercolano primo difensore di questa città, della sua fede e della sua libertà. In un certo senso questa intervista televisiva è sembrata un primo bilancio e saluto di mons. Chiaretti.