La memoria non è solo un libro, un museo, una targa, una pietra d’inciampo. Certamente ha bisogno di segni, immagini e parole ma va oltre, diventa vita, diventa comunicazione del cuore, diventa volti, diventa sguardi sul passato e sull’oggi. È il verbo “ricordare” a dare un senso alla memoria, è il sentire nel proprio cuore il palpito del cuore dell’altro che ha attraversato o sta attraversando la notte, è lo stare accanto a chi ha trovato e trova la forza di raccontare il male esponendosi davanti alle telecamere, nelle aule scolastiche, nelle piazze delle città.
Traspare nei racconti la tristezza e l’amarezza nel vedere che l’immane sofferenza raccontata non sembra avere insegnato molto perché scorrono le immagini quotidiane di una scia di sangue, di violenze, di vite innocenti atrocemente spezzate. Quell’odio che ha sconvolto e ancora sconvolge appare inarrestabile.
I testimoni e vittime non si sono arresi al pessimismo e hanno continuato a raccontare consapevoli del valore educativo della memoria. È però sorta in loro la domanda: “Chi dopo di noi?”. Chi parlerà dopo che loro non ci saranno più? Chi denuncerà i responsabili delle stragi del nazi-fascismo che hanno potuto spingere l’uomo nell’abisso del male perché gli indifferenti lo hanno consentito? Basteranno i libri storia, i musei, le targhe, le manifestazioni e qualche celebrazione? O tutto finirà nel silenzio? Molti giovani li hanno ascoltati cogliendo le vibrazioni della loro anima e nelle scuole si è sviluppato un intenso dialogo tra generazioni.
Il giornalista e scrittore Francesco Comina, presentando nei giorni scorsi il suo libro La lama e la croce. Storie di cattolici che si opposero a Hitler (ed. Lev) raccontava di studenti e studentesse di una scuola italiana che erano venuti a conoscenza che in un Paese oltralpe si voleva togliere il nome Anna Frank a una scuola perché ritenuto un nome difficile da spiegare. Conoscevano la storia della giovane ebrea uccisa nel campo di sterminio di Bergen-Belsen: hanno reagito e hanno scritto una lettera ai responsabili della proposta contribuendo a evitare la rimozione.
È un esempio che si affianca a molti altri e che dice della volontà delle nuove generazioni di cercare e di porre la verità come fondamento della pace, della libertà e della giustizia. Così fecero e per questo vennero ghigliottinati dal boia nazista i giovani raccontati nel libro di Francesco Comina.
La speranza viene anche oggi da ragazze e da ragazzi che di fronte alle grandi sfide di questo tempo, comprese quelle che vengono dalla tecnoscienza, si sentono chiamati a crescere in umanità e come umanità. “Se il mondo fosse governato dai giovani – affermava papa Francesco a Praga nel 2022 – non ci sarebbero tante guerre: coloro che hanno tutta la vita davanti non la vogliono spezzare e buttare via, ma la vogliono vivere in pienezza”. La domanda “chi dopo di noi?” ha in queste parole una risposta.
Paolo Bustaffa