Sulla scia delle iniziative legate al Centenario della morte di Nicolò di Liberatore (1502/2002), l’assessorato alla Cultura e la parrocchia hanno dedicato un incontro celebrativo nei giorni scorsi con una documentata relazione di Corrado Fratini dell’Università di Perugia su “Il polittico dell’Alunno nel contesto della pittura folignate del ‘400”.Bastia Umbra si sente onorata per la presenza, nella chiesa di Santa Croce, di un’opera del pittore folignate, la più prestigiosa del patrimonio artistico locale, di cui è proprietaria la parrocchia di San Michele Arcangelo. Un’eredità dovuta all’iniziativa di “don Benigno di ser Marino de Spello, pivano de Santo Angiolo della Bastia per l’anima sua e per sua devotione” come si legge a caratteri autografi sul piedistallo del pilastro esterno di sinistra mentre, su quello di destra, è riportata la scritta: “Opus Nicolai Fulginatis, 1499”.E’ questa difatti l’ultima opera di una certa importanza, datata e firmata dal maestro ormai vicino alla fine, il quale, ancora una volta, anziché usare il proprio nome, Nicolò Liberatore, ha preferito sostituirlo con il patronimico, come è documentato anche dalla predella di un polittico, oggi al Louvre, dove è scritto: “Alumnus Fulginie”, cioè figlio di Foligno, da cui il Vasari ricavò l’appellativo di “Alunno”. L’impianto iconografico dell’opera si sviluppa su una tavola dipinta a tempera di cm. 273 x 207, strutturata su due ordini suddivisi ciascuno in tre nicchie a tempietto gotico. Il superiore, in formato ridotto, è riservato a mezze figure, mentre l’inferiore occupa la restante superficie ed accoglie tre immagini grandi quanto vivo. Sulla bassa predella, tredici piccole presenze. Il dipinto, in seno al contesto figurativo, si presta ad una parziale lettura sviluppata in senso verticale, secondo il tracciato di una croce, posizionata al centro. Da un’attenta analisi difatti traspare l’intento dell’artista di illustrare, con le immagini, il “Cammino della Redenzione”, la storia cioè della salvezza del genere umano dal peccato per merito della vita, dei patimenti e della morte di Gesù. In ciascuno dei tre piani è ricorrente la presenza di Maria, scelta da Dio come modello dell’umanità per collaborare, con l’opera divina, alla liberazione dell’uomo dal peccato originale. Nel primo momento, la Vergine è celebrata come “Annunziata”, in quanto riceve l’annuncio della sua elezione a madre di Dio da parte dell’arcangelo Gabriele, il messaggero per eccellenza inviato dall’Eterno Padre, presente, in posizione dominante, sulla scena. E’ l’inizio del cammino della Redenzione con l’unione della natura divina alla natura umana nell’unica persona del Verbo che “si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv. 1,14), simboleggiato dal libro, cioè la “parola”, e di cui la Vergine ha sospeso la lettura per ascoltare il comandamento divino in atteggiamento umile di “Ancilla Domini”. Nello scomparto centrale, ritorna l’immagine serena della Madonna in trono, glorificata da un coro angelico come “Mater Salvatoris”, mentre, traboccante di umanità, stringe dolcemente al seno il piccolo Gesù “Redentore del mondo”. Il terzo momento è quello drammatico della Passione”. La “Mater Dolorosa”, il volto segnato dalla sofferenza, sostiene pietosamente, con un abbraccio amoroso, il figlio posto fuori dell’avello mentre, dall’altro lato, Giovanni Battista gli bacia la mano in un atto di commossa condivisione. Il gruppo è fiancheggiato da quattro angeli uniti mestamente nel compianto per lo strazio di Cristo che, con la sua morte espiatrice, ha permesso la redenzione dell’uomo. E in questi aspetti, carichi di umanità, Maria rimane un simbolo di madre terrena, dolce nell’attesa, felice nella maternità, addolorata nello strazio del figlio in sintonia con ciascuno degli eventi di cui è protagonista.
La materna umanità di Maria nel polittico dell’Alunno
La celebre opera del pittore folignate nella chiesa di Santa Croce a Bastia
AUTORE:
Edda Vetturini