“Privo della luce della fede, l’universo intero finisce rinchiuso dentro un sepolcro senza futuro, senza speranza”. Lo scrive Benedetto XVI nel Messaggio per la Quaresima, diffuso il 22 febbraio, nel quale ribadisce che “Dio ha creato l’uomo per la resurrezione e per la vita, e questa verità dona la dimensione autentica e definitiva alla storia degli uomini, alla loro esistenza personale e al loro vivere sociale, alla cultura, alla politica, all’economia”. “La comunione con Cristo in questa vita – scrive il Pontefice – ci prepara a superare il confine della morte, per vivere senza fine in Lui. La fede nella risurrezione dei morti e la speranza della vita eterna aprono il nostro sguardo al senso ultimo della nostra esistenza… Liberare il nostro cuore dal peso delle cose materiali, da un legame egoistico con la ‘terra’, che ci impoverisce e ci impedisce di essere disponibili e aperti a Dio e al prossimo”: questo l’invito rivolto dal Papa ai fedeli a partire dal tema del messaggio, Con Cristo siete sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti (Col 2,12). “Attraverso le pratiche tradizionali del digiuno, dell’elemosina e della preghiera, espressioni dell’impegno di conversione – prosegue Benedetto XVI – la Quaresima educa a vivere in modo sempre più radicale l’amore di Cristo. Per il cristiano, il digiuno non ha nulla di intimistico, ma apre maggiormente a Dio e alle necessità degli uomini, e fa sì che l’amore per Dio sia anche amore per il prossimo”. La pratica del digiuno, infatti, che “può avere diverse motivazioni”, comporta per il cristiano la capacità di “superare l’egoismo per vivere nella logica del dono e dell’amore”, imparando a “distogliere lo sguardo dal nostro io, per riconoscere Dio nei volti di tanti nostri fratelli”. Quanto alla pratica dell’elemosina, è “un richiamo al primato di Dio e all’attenzione verso l’altro”, allontanando “la tentazione dell’avere, dell’avidità di denaro, che insidia il primato di Dio nella nostra vita. La bramosia del possesso – afferma il Papa – provoca violenza, prevaricazione e morte. L’idolatria dei beni non solo allontana dall’altro, ma spoglia l’uomo, lo rende infelice, lo inganna, lo illude senza realizzare ciò che promette, perché colloca le cose materiali al posto di Dio, unica fonte della via”. “Come comprendere la bontà paterna di Dio se il cuore è pieno di sé e dei propri progetti, con i quali ci si illude di potersi assicurare il futuro?”, si chiede il Santo Padre, indicando come antidoto la pratica dell’elemosina, cioè la “capacità di condivisione”. Infine, la preghiera, che “ci permette di acquisire una nuova concezione del tempo: senza la prospettiva dell’eternità e della trascendenza, infatti, esso scandisce semplicemente i nostri passi verso un orizzonte che non ha futuro”. “Il diavolo è all’opera e non si stanca, neppure oggi, di tentare l’uomo che vuole avvicinarsi al Signore”, ma “Cristo ne esce vittorioso, per aprire anche il nostro cuore alla speranza e guidarci a vincere le seduzioni del male”. È il commento del Papa alla prima domenica di Quaresima, che ci ricorda come “la fede cristiana implichi, sull’esempio di Gesù e in unione con Lui, una lotta ‘contro i dominatori di questo mondo tenebroso’”, come si legge nella Lettera agli Efesini. Il Vangelo della Trasfigurazione, che “anticipa la risurrezione e annuncia la divinizzazione dell’uomo”, ci esorta nella seconda domenica di Quaresima a “prendere le distanze dal rumore del quotidiano per immergersi nella presenza di Dio”, la cui Parola ci aiuta a discernere “il bene dal male”. La domanda di Gesù alla Samaritana, nella terza domenica di Quaresima, esprime per il Papa “la passione di Dio per ogni uomo” e ci mostra che “solo quest’acqua può estinguere la nostra sete di bene, di verità e di bellezza”, perché “irriga i deserti dell’anima inquieta e insoddisfatta”. Il miracolo della guarigione del cieco nato, al centro della quarta domenica di Quaresima, “è il segno che Cristo, insieme alla vista, vuole aprire il nostro sguardo interiore, perché la nostra fede diventi sempre più profonda e possiamo riconoscere in Lui l’unico nostro Salvatore”. “Lasciarci trasformare dall’azione dello Spirito santo, come san Paolo sulla via di Damasco; orientare con decisione la nostra esistenza secondo la volontà di Dio; liberarci dal nostro egoismo, superando l’istinto di dominio sugli altri e aprendoci alla carità di Cristo”. Questo, in sintesi, l’itinerario di “conversione” della Quaresima, che per il Papa costituisce un “momento favorevole per riconoscere la nostra debolezza, accogliere, con una sincera revisione di vita, la grazia rinnovatrice del sacramento della penitenza e camminare con decisione verso Cristo”.