La comunità tifernate si è fermata a riflettere e pregare sulla difficile situazione dei cristiani perseguitati nel mondo. L’occasione è stata quella dell’incontro di lunedì scorso presso la sala Santo Stefano del palazzo vescovile, che ha visto ospiti il vescovo mons. Domenico Cancian, Franco Ciliberti e Stefano Bravi.
L’iniziativa risponde all’invito rivolto dal Papa alla Chiesa locale a prendersi cura di ogni ferita come un “ospedale da campo”. Durante la serata si sono alternati momenti di preghiera, canti e riflessioni su un argomento di grande attualità, con un pregresso storico che lo vede da sempre sulla cresta del dibattito politico, culturale e interreligioso.
La Storia riporta una serie nutrita di eccidi e stragi che hanno avuto a oggetto i cristiani, laici e religiosi, nel corso degli ultimi duemila anni, fino ai giorni nostri, con un parallelismo che accomuna tra loro eventi lontani migliaia di anni e avvenuti in molte parti del mondo.
La minaccia alla libertà religiosa rappresenta una minaccia per tutti gli altri diritti civili; nasconde generalmente interessi politici e, ancor più spesso, economici. Da qui la necessità, ha detto Ciliberti , di tenere viva la memoria della figura dei martiri di tutti i tempi, anche se, ai nostri giorni, sembra che le coscienze si siano assopite, vittime del relativismo culturale.
Nella seconda riflessione, Bravi ha preso spunto dall’Apocalisse, là dove Giovanni parla di “quelli che vengono dalla grande tribolazione… Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi”. Così i martiri perseguitati e uccisi per la loro fede sono testimonianza della resurrezione di Cristo e della salvezza dell’uomo.
A concludere la serata è stato il vescovo mons. Cancian che ha voluto affrontare l’argomento considerando come Gesù si sia relazionato con la violenza e la persecuzione dei suoi tempi. Ha citato le Beatitudini, indicando nei miti e misericordiosi coloro che hanno un atteggiamento positivo, coloro che non fanno del male, che non cedono all’istinto della violenza. Gesù chiama beati anche gli operatori di pace che si adoperano attivamente in tal senso e i perseguitati che, anche se vittime di violenza, considerano la loro persecuzione come fonte di beatitudine. “Gesù – dice mons. Cancian – è il Giusto per eccellenza, è perseguitato fino alla morte con grande accanimento soprattutto nei giorni della Passione. Ciò testimonia come il progetto di salvezza dell’uomo passi attraverso la persecuzione di Gesù”.