La grande famiglia dei preti è il presbiterio

Al Cenacolo del 14 maggio scorso, svoltosi nel seminario regionale, hanno partecipato una ventina di preti oltre al vescovo emerito Lorenzo Chiarinelli e al vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino Domenico Sorrentino il quale, auspicando il ripetersi di queste iniziative, ha invitato a pregare per gli assenti per motivi di salute, di età o di lavoro e ha raccomandato lo stile sinodale nell’azione pastorale e rapporti quanto più possibile fraterni nel presbiterio. In merito a quest’ultimo punto, che costituiva l’oggetto specifico della riunione, un dirigente nazionale dell’Unione apostolica ha proposto dalla Sardegna, via mail, l’istituzione dei “lunedì del prete”, più volte da lui vissuti in Brasile; giornate cioè in cui i preti si ritrovano per stare insieme, pregare, scambiarsi idee, mangiare e magari anche giocare ecc. lasciando da parte i soliti problemi di natura pastorale. “Anche la famiglia presbiterale – ha scritto – ha bisogno di momenti totalmente riservati a se stessa”.

La proposta è divenuta subito oggetto di diverse, ma convergenti valutazioni. Più di uno si è dichiarato del tutto favorevole a questi momenti di fraternità dato che anche i preti hanno bisogno di recuperare, meglio se insieme, le loro energie psico-fisiche . Un giovane partecipante ha affermato con forza l’obbligo morale di visitare spesso i frateli malati o anziani e soli, o almeno fare sentire la propria vicinanza. Non dovrebbe pertanto accadere – come invece purtroppo accade – che qualcuno venga ricoverato in ospedale o in una casa di riposo nell’indifferenza degli altri o senza ricevere almeno un segno di solidarietà: una visita, una telefonata, ecc. Utili proposte sono venute anche da parte qualche laico, invitato al Cenacolo per la diretta conoscenza dei sacerdoti. Una signora ha rilevato la scarsità di dialogo tra i preti della sua zona pastorale; un’altra ha espresso il desiderio di vedere più spesso i preti riuniti insieme, anche al di là delle convocazioni ufficiali. Un parroco emerito ha ricordato alcune forme di vita comune vissute con i suoi collaboratori; un altro ha affermato che il ritrovarsi insieme, al di là delle consuete programmazioni di natura pastorale, è necessario anche perché “perché il mondo creda”. Conosce infatti gente che si è allontanata dalla Chiesa a causa della mancanza di fraternità e armonia tra preti.

Un socio dell’Unione apostolica (associazione cui si deve la prassi dei Cenacoli), tenendo conto che il presbiterio diocesano è un soggetto sacramentale di cui si fa parte in forza del sacramento dell’Ordine, ha affermato che “si appartiene al presbiterio in quanto preti, ma che si è pienamente e legittimamente tali solo si è parte attiva del presbiterio diocesano”. Come dire: un prete indifferente al suo presbiterio, o che agisce in modo individualistico, è come un arto staccato dal corpo. Se si pensa come un “io” solitario più che come un “noi”, dovrebbe ricordare l’antico aforisma teologico per il quale unus christianus, nullus christianus. Un parroco ha affermato che un presbiterio unito può costituisce un valore “curativo” di natura psicologica e morale. Un altro, in relazione al seminario in cui ci troviamo, ha evidenziato l’ampio ventaglio di aspetti positivi del medesimo, ma anche il rischio di viverci insieme per alcuni anni e camminare poi divisi nel ministero pastorale. C’è chi ha affermato che il seminario è più che una comunità di giovani che condividono lo stesso progetto. Dovrebbe essere invece come una fraternità – e la stessa cosa vale per il presbiterio – ove i rapporti interpersonali sono ben più profondi di quelli di natura psicologica. Solo così può adeguatamente preparare all’ingresso in un presbiterio. Vengono evidenziati sia la necessità di relazioni tra presti non solo affettive, ma anche effettive, sia il fatto che le molteplici incombenze di natura amministrative, connesse con la legale rappresentanza delle parrocchie, impediscono di disporre sufficiente tempo da riservare ai fratelli del presbiterio, specie soli o malati.

Un partecipante, a questo proposito, si è chiesto se non sia giunto il tempo di affidare la legale rappresentanza a un membro del consigli per gli affari economici. Il medesimo ha inoltre rilevato che la fraternità sacerdotale è spesso impedita dal rifiuto delle unità pastorali e che ci sono preti appartenenti a istituti religiosi che nell’azione pastorale fanno riferimento al loro superiore piuttosto che al vescovo diocesano. Un anziano prete ha raccomandato di arricchire gli incontri di fraternità attraverso l’esperienza della lectio divina; un suggerimento che ha trovato piena accoglienza.

Il vescovo Chiarinelli, più volte intervenuto nel dialogo con preziose riflessioni, concludendo il Cenacolo ha ricordato che, oggi, “ non viviamo in un’epoca di cambiamento, ma in un cambiamento di epoca”; in mondo inedito, cioè, ove la modernità, che nei secoli scorsi aveva decretato l’insignificanza della fede e la supremazia della ragione, è stata sostituita dalla post-modernità; un mondo ove la razionalità ha ceduto il posto all’emotività e al pensiero debole; ove le persone vivono senza sapere perché e si affannano senza avere la consapevolezza che il traguardo ultimo della vita umana è “il giorno senza tramonto” di cui parla Gesù. Egli ha inoltre affermato che, anche per tutto questo, la tradizionale azione pastorale è divenuta per larga parte superata e dunque spesso inefficace. Ricordando però che Dio cammina insieme a noi e che non è estraneo a nessuna cultura, ha invitato ad avere fiducia e, soprattutto, ad ancorare saldamente la nostra vita in Colui che ha vinto il mondo.

 

DOMANDE E RISPOSTE

Venti partecipanti circa, hanno accettato di rispondere ad alcune domande proposte in una scheda – anonima! – distribuita nell’intervallo. Eccone alcune, con le relative risposte.

Prima domanda. Tra i preti del tuo presbiterio, sia diocesani sia religiosi, la consapevolezza di appartenere a una sola famiglia spirituale di cui il vescovo è padre appare:

notevole: 3 * scarsa: 15 * inesistente: 1

Seconda. a) Le relazioni fraterne tra preti ti sembrano: *povere / ricche (indicare con una cifra da un minimo di 1 a un massimo di 10):

uno 2: cinque 4; quattro 5; tre 6: due 7; due 8;

b) La relazione filiale con il vescovo appare: * povera / ricca:

uno 2; cinque 4; cinque 5; uno 6; tre 8; uno 9.

Terza. I problemi di ciascuno sia pastorali sia personali (di salute, psicologici, economici, ecc) sono condivisi e fatti propri dai fratelli del presbiterio in questa misura:

*molto: 0. *poco: 2. * da qualcuno: 16. * da nessuno: 1.

Quarta. Il ministero presbiterale ha una ”radicale forma comunitaria” e può essere svolto solo come “un’opera collettiva”. Il grado di consapevolezza di tutto questo, nel presbiterio, ti appare:

Notevole: 0. * sufficiente: 8. * scarso: 12.

AUTORE: Vittorio Peri