Sono ore decisive per l’indicazione dei candidati alla poltrona di presidente della Regione dell’Umbria. Sono in corso le riunioni che dovrebbero portare alla designazione dei candidati del Pd, per il centrosinistra, e del Pdl. Sembra ormai definitivamente tramontata, dopo due legislature, l’era di Maria Rita Lorenzetti. Il terzo mandato – in Emilia Romagna per Errani è stata ottenuta la proroga allo statuto – ha trovato uno sbarramento fortissimo nella minoranza del Pd che, di fatto, ha costretto la presidente a passare, a malincuore, il testimone. Ma a chi? Il segretario regionale, Lamberto Bottini, pare avere il consenso più ampio, anche se spesso sarebbe più corretto parlare di “non dissenso”, nel Pd di oggi. Una sua accettazione della candidatura, finora smentita dall’interessato, potrebbe concludere il marasma nel Pd, anche se rimetterebbe in gioco la poltrona di segretario, con le conseguenze del caso. I vari nomi, da Renato Locchi e Catiuscia Marini, non trovano un consenso compatto nella stessa componente bersaniana che, essendo maggioranza, rivendica, una volta caduta l’opzione Lorenzetti, la scelta del candidato. Sull’altro fronte si rincorrono i nomi di Marina Sereni, Giampiero Bocci. Un candidato ufficiale ci sarebbe, Mauro Agostini, che ricorda, continuamente, di voler partecipare alle primarie. Da solo? Il Partito democratico ha vissuto gli ultimi mesi con un solo scopo: impallinare i possibili candidati alla Regione, senza cercare una via per favorire il dialogo. Dopo aver perseguito per mesi questo obiettivo – oggettivamente raggiunto – i dirigenti del Pd si ritrovano a scegliere il candidato meno “ferito” da questa campagna di delegittimazione. E ora è difficile proporre un nome, segno della rinnovata unità del partito, quando fino ad un minuto prima tutti si sono accapigliati contro tutti. È un momento difficile da affrontare, perché in questa guerra “cieca” nel Pd è stato dimenticato un fattore essenziale: cosa pensa l’elettorato di questa battaglia furibonda? Il voto potrebbe punire tutti, dai dirigenti pro-Lorenzetti a quelli che l’hanno ostacolata fino in fondo. La situazione di stallo nelle due coalizioni viene denunciata da Stefano Vinti, consigliere regionale di Rifondazione comunista. “L’Umbria – dice – è tra le pochissime regioni italiane, se non l’unica, dove né il Pd né il Pdl sono riusciti a trovare un nome per la presidenza della Regione da sottoporre alle proprie coalizioni ed all’elettorato: questo è il frutto del bipolarismo. Le gravi divisioni interne che attraversano i due partiti più grandi dell’Umbria stanno diventando un problema serio per la qualità della nostra democrazia e per la credibilità della politica stessa”. Secondo Vinti “queste divisioni interne sono il frutto di dispute nominalistiche sganciate ed estranee ad una discussione vera sull’analisi dell’Umbria e sulle proposte politiche e programmatiche per la nostra regione”. Sull’altro fronte il Pdl non ha approfittato delle difficoltà della coalizione di centrosinistra. Ha dormito in attesa che le decisioni venissero prese a Roma. La convalescenza di Berlusconi ha allungato l’attesa per una sfida, neanche tanto accesa, per la candidatura alla presidenza della Regione. Il Pdl sembra quasi avere paura di vincere e si divide sulle candidature al Consiglio regionale piuttosto che lottare per la vittoria finale. La favorita, al momento, è sempre Fiammetta Modena, seguita a distanza dal coordinatore regionale, Luciano Rossi. Più staccato il sindaco di Assisi, Claudio Ricci.
La feroce guerra interna al Pd per ora non ha prodotto candidati
“Le divisioni interne che attraversano i due partiti maggiori - sottolinea il consigliere Vinti - stanno diventando un problema serio per la qualità della nostra democrazia e per la credibilità della
AUTORE:
Emilio Querini