Molti nostri fratelli, anche praticanti, compiono le loro scelte importanti, di idee e di vita, di condotta privata e pubblica, senza tener presente la loro fede. Si limitano a professarla con formule imparate da bambini durante i riti religiosi; fuori di chiesa né la tengono presente, né tanto meno la vivono o la difendono quando occorre. Il problema, dunque, che si pone a chi vuol fare una pastorale realistica è proprio quello di aiutare i nostri fedeli a trovare il modo giusto e attuabile di mettere in accordo la loro fede con la loro vita. Il compito della catechesi consiste appunto in questo. Di solito si dice che per credere bisogna ascoltare la Parola di Dio. Ma basta ascoltare un brano della Bibbia per dire che si ha la fede cristiana? In tal caso si leggerebbe la Bibbia soltanto come un libro, che racconta la storia di un popolo vissuto molti secoli fa. Ma la fede non è solo questo. Oppure si dice che per credere bisogna capire il senso di quello che è scritto nella Bibbia e cercare di farne la regola di vita. Va bene, in questo caso bisognerebbe capire meglio quell’espressione che si proclama al termine di ogni lettura liturgica: “Parola di Dio”, “Parola del Signore”. In questo caso, “Parola di Dio” è scritta con la maiuscola. Ma Gesù non solo istruisce i fedeli con la dottrina, come farebbe un semplice maestro o un teologo. “Vi ho dato l’esempio perché facciate quello che ho fatto io”, Gesù ha detto. La sua vita vissuta in Palestina duemila anni fa diventa dunque una regola di vita di ogni suo discepolo. Non solo istruisce i discepoli con la sua dottrina, come fa un filosofo e un teologo: “Vi ho dato l’esempio perché facciate quello che ho fatto io”, egli ha detto. La sua vita in Palestina duemila anni fa diventa dunque la regola di vita di ogni suo discepolo. Non basta mettere in mente la sua dottrina, bisogna rivivere la sua vita. Ha affidato la sua dottrina agli apostoli e ai vescovi, loro successori, ma il Maestro resta sempre lui, Gesù; loro sono soltanto suoi ministri. Chi facesse l’atto di fede perché la dottrina cristiana è stata ben predicata dai suoi ministri, è insegnata in modo eccellente, farebbe un atto di fede umana, non fede divina, cioè cristiana. La stessa salvezza, che ci è donata con la redenzione Gesù seguita lui stesso ad operarla nella sua Chiesa. È sempre Gesù che ci salva ogni volta che riceviamo un sacramento, o partecipiamo da un celebrazione liturgica. Il protagonista delle nostre celebrazioni liturgiche è sempre Gesù, anche se l’esercizio l’ha affidato ai ministri visibili della sua Chiesa. La fede cristiana, insomma, è un specie di mosaico, in cui sono molte le tessere che lo compongono, ma tutte debbono essere ben disposte, in modo tale che risulti ben chiara l’immagine di Gesù. Con la parola “fede cristiana” intendiamo molte cose. Il vero problema sorge quando si tratta di far convergere in unità tutti questi elementi in modo che ne risulti un oggetto di fede ben preciso, e nel caso della fede cristiana l’oggetto di fede è una Persona, Gesù, come abbiamo detto. E nella persona di Gesù debbono convergere, dunque, tutti gli elementi perché ne risulti l’immagine completa.
La fede regola di vita per i cristiani
AUTORE:
Giovanni Benedetti