di Andrea Casavecchia
L’aumento della disuguaglianza tra le persone e le famiglie è uno dei fattori che contribuisce notevolmente alla crescita della percezione di una società più insicura.
Quando le distanze socio-economiche aumentano le persone che rimangono indietro si sentono facilmente più deboli, abbandonate, meno protette. I dati della Banca d’Italia sui risparmi e investimenti delle famiglie italiane uniti a quelli Istat sulle proprietà delle famiglie mostrano la continua erosione del risparmio negli ultimi dieci anni. I nuclei familiari più poveri sono stati quelli che hanno pagato dazio in modo maggiore, mentre sono rimaste indenni le 10 famiglie più ricche d’Italia – che da sole dispongono di un patrimonio pari a quello di un terzo della popolazione intera. È impressionante verificare che in tutte le altre fasce della popolazione il risparmio a disposizione è diminuito, ovviamente in porzioni differenti: e purtroppo è calato di oltre il 63,5% tra le famiglie con una ricchezza intorno ai 520 euro oppure del 51% tra quelle con una ricchezza media di 1.478 euro La contrazione della ricchezza è molto inferiore per le famiglie più abbienti: del 12,6% tra le famiglie con un patrimonio che si aggira intorno ai 78.500 euro oppure del 15,3% tra quelle con un patrimonio di 130.800 euro. Dai risultati di queste analisi si traggono due indicazioni. In primo luogo si osserva che solo le famiglie “miliardarie” sono uscite immuni dalla crisi, molto probabilmente perché esse hanno una capacità di investimento che si muove su flussi globali ed è meno dipendente dagli andamenti di singoli sistemi economici. In secondo luogo appare evidente l’incapacità di tutelare i più deboli, i quali hanno visto i loro risparmi consumarsi quasi completamente; inoltre cresce la distanza tra i vari ceti e con essa la possibilità di aspirare a cambiare la propria posizione sociale.
Non si è ancora compreso che la disuguaglianza genera incertezze sociali. Uno studio di Richard Wilkinson e Kate Pickett – “La misura dell’anima. Perché le disuguaglianze rendono le società infelici” – ha evidenziato che esiste una correlazione tra le disparità di reddito e i problemi sociali: quando aumenta la disuguaglianza crescono gli omicidi, il bullismo, l’abuso di alcol e di droghe, la mortalità infantile e l’obesità, mentre diminuiscono il benessere, la fiducia tra i cittadini, la speranza di vita.
Insomma l’incertezza sociale aumenta e a questo si aggiunga anche che la disuguaglianza corrode il “capitale umano” perché essa influenza l’acquisizione di abilità e competenze richieste per alimentare gli stessi processi produttivi. La disuguaglianza così finisce anche per colpire l’economia.