Qualche settimana fa, mentre ero seduto su un banco della cattedrale di Foligno, un fedele mi si è messo a parlare della Vergine Maria. L’ho ascoltato a lungo, volentieri, poiché nelle tante espressioni di devozione sentivo l’eco di una fede limpida. Al termine della sua catechesi – fatta al Vescovo non lontano dalla cattedra episcopale – gli ho chiesto di tracciare il profilo della Vergine Maria con una sola battuta. La risposta è giunta immediata: “Uno spettacolo di bellezza”. Sono rimasto ammirato da questa confessione di fede, che mi ha fatto compagnia per tutto il tempo del pellegrinaggio diocesano a Lourdes, che ho compiuto alla vigilia dell’Anno della fede. Lo splendore di bellezza della Vergine Maria è di una semplicità disarmante. Non v’è niente di più nobile di ciò che è semplice e, allo stesso tempo, non v’è nulla di più semplice di chi, come Maria, è opera della grazia. Ella ha un cuore sapiente e docile: un cuore che ascolta, “attento ad ogni cenno del divino volere”; un cuore semplice e puro, “che non conosce le torbide suggestioni del male”; un cuore mite e umile, “fedele nel servizio, ardente nella lode”; un cuore forte e vigilante, “intrepido nel sostenere la spada del dolore e vigile nell’attendere l’alba della Risurrezione”. Maria ha un cuore semplice e sincero perché è limpida nello sguardo e leale nel parlare. Tutto in lei è fiat. I suoi interventi sono dettati dal silenzio, modulati dall’attesa, amplificati dal Magnificat, che è “un tessuto di parole dell’Antico Testamento”. Nazareth e Betlemme, Cana e Gerusalemme sono le tappe principali del pellegrinaggio della fede che ha compiuto con agilità. A Nazareth risplende come “creatura di rara sensibilità ed equilibrio”; a Betlemme custodisce la gioia e lo stupore della “pienezza del tempo”; a Cana coniuga in armonica sintesi discrezione e attenzione, mostrando la sua sollecitudine materna; a Gerusalemme, ai piedi della croce, tiene il posto della Chiesa, di cui è immagine e modello. Maria vive ogni avvenimento ponendosi davanti a Dio con la fiducia di chi sa che la semplicità è una condizione necessaria per incontrare Dio. L’immacolato candore della semplicità verginale della Madre di Dio è simile, come insegna la liturgia, a quello dell’aurora. Nella festa della Natività di Maria la Chiesa saluta la Vergine come “speranza e aurora di salvezza al mondo intero”; contemplando il mistero della sua Immacolata Concezione la invoca come “mistica aurora della redenzione”; davanti allo “spettacolo di bellezza” dell’Assunzione le confida: “Tutta splendore sei, Figlia di Sion, come l’aurora ti innalzi nel cielo”; nella memoria della beata Vergine di Lourdes esclama: “Aurora splendente di salvezza, da te è nato il sole di giustizia, che dall’alto ci ha visitati”. Maria, nello splendore di bellezza della sua trasparente semplicità verginale, ci insegna e ci educa a non temere, a non dubitare. Dubbi e timori dissipano l’esistenza di chi “tiene per sé la propria vita” (cf. Mt 10,39). Dubbi e timori rendono faticoso il cammino battesimale di chiunque presuma di diventare santo, dimenticando di esserlo già “per chiamata” (cf. 1Cor 1,2). Dubbi e timori appesantiscono il servizio pastorale di coloro che si lasciano sopraffare dall’assillo di “farsi un nome” (cf. Gen 11,4), ignorando che il Signore “metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori” (1Cor 4,5). La semplicità, oltre a tenere unito il cuore (cf. Sal 86,11), è il sigillo di garanzia della santità.
La disarmante semplicità di Maria
AUTORE:
Vescovo di Foligno