La diocesi che ha “generato” il nuovo vescovo, lo saluta

L'omelia di mons. Fontana ed il saluto di mons.Reali appena ordinato vescovo

“Annunciare il Cristo risorto”: nell’omelia di mons.Fontana parole di esortazione e di amicizia al nuovo vescovo”Caro fratello Gino che nella preghiera della grande assemblea avvii il ministero episcopale: pace a te!”. Mons.Riccardo Fontana, nella omelia dell’ordinazione, si è più volte rivolto verso don Gino Reali chiamandolo fratello e amico per il suo ingresso nel collegio episcopale e per “la comunione vissuta quotidianamente nei quasi sette anni” trascorsi da quando a mons.Fontana fu affidata la cura dell’Arcidiocesi di Spoleto – Norcia, “questa Chiesa spoletana-nursina che esprime la sua vitalità generando il ministero dell’Apostolo, testimone privilegiato del Risorto”. “Ti viene affidato stasera il ministero della ‘speranza viva’, che sgorga dalla resurrezione di Cristo. Di essa tu sei per eccellenza costituito testimone” ha detto mons.Fontana rivolgendosi a don Gino. “La Chiesa, caro fratello, ti affida il compito delizioso di fare presente con il tuo ministero il Signore Risorto, che vive in mezzo a noi, per riproporre a tutti la dimensione della gioia “anche se ora dovete essere per un po’ di tempo afflitti da varie prove”. Quali sono le prove del vescovo? La fatica di reggere la Chiesa, la passione di evangelizzarla continuamente, il fascino di vederla crescere nella santità ben oltre le nostre capacità umane. Successore di tutti e dodici gli Apostoli sei chiamato a confermare nella speranza il popolo che ti è affidato in Porto-Santa Rufina, ricordando a tutti che, accanto alle miserie del mondo presente, già in mezzo a noi agisce la potenza del Cristo vivente”. “Se talvolta pare che gli uomini e le donne del nostro tempo non ci ascoltino; – ha detto mons.Fontana ricordando con dolore che “nella stessa terra di Gesù anche oggi sangue innocente è stato versato tra le parole di molti e l’inconcludenza di altri”, – se talvolta persino le nostre fatiche apostoliche sembra che non sortiscano gli effetti che ci aspettavamo, noi vogliamo ripetere a tutti che è il Signore che stasera rende feconda la sua Chiesa, manda operai nella sua messe”. “Alcuni, al giorno d’oggi nella Chiesa sono tentati di sottolineare le difficoltà del ministero. Noi scegliamo piuttosto di raccontare le meraviglie che la grazia sta suscitando in mezzo a noi. Questa è la nostra esperienza: come Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome ci è capitato di andare al sepolcro per compiere i gesti della pietà, e ci è stato chiesto di diventare, pieni di letizia, testimoni della resurrezione. Col Papa all’inizio del Millennio, attorno al nuovo vescovo vogliamo che risuonino le parole che Gesù disse a Pietro: “prendi il largo e calate le reti per la pesca”. “A compimento di un mistero trentennale d’amore e di servizio – ha detto mons.Fontana in conclusione – Don Gino prima di congedarsi, come gli antichi monaci di San Benedetto, chiede la benedizione della sua comunità. In questa Chiesa cattedrale dove sei stato vicario di tre Vescovi tu hai voluto ricevere l’ordinazione episcopale, per ricevere nel dono del sacramento la pienezza dello Spirito che sarà la fortezza degli anni avvenire nella Chiesa particolare che ti è affidata, come a Vicario e legato di Cristo. Nella pienezza del segno sacramentale questa Chiesa nel generarti all’episcopato ti riconosce fratello. Nel chiederti di benedirci si esprime veramente come una madre. Questa celebrazione ha fatto convenire attorno a te, con il Cardinale Vescovo che porta il titolo della Chiesa suburbicaria di Porto-Santa Rufina, il Rappresentante Pontificio per l’Italia, il Vescovo Pietro Ottorino, che per primo ti associò al suo ministero di governo e il Vescovo Antonio che ti ha preceduto nel ministero della Chiesa particolare che ti è affidata. Con loro è qui una larga rappresentanza dei Vescovi dell’Umbria, del Lazio e di Roma assieme a quanti nel collegio episcopale già ti sono amici e hanno voluto venire ad accoglierti con il gesto apostolico dell’imposizione delle mani e l’abbraccio fraterno. Sì la Chiesa è una comunione. Lo è con la Santissima Trinità che invochiamo in questa assise adunata nel suo nome, con il Padre, nello Spirito, celebrando la presenza di Gesù Signore. E’ comunione tra di noi, tra le persone che hai servito in Agriano, in Norcia, in Spoleto e che ora sono in questa cattedrale per benedirti”. Uno sguardo alla chiesa gremita ha accompagnato le parole conclusive di mons.Fontana che ha ricordato ancora una volta la comunione che “unisce tutti i vescovi tra di noi e con il Vescovo di Roma edificando la Santa Chiesa cattolica, questa Chiesa bella, corpo di Cristo trasfigurato dalla Risurrezione”. Nel saluto finale di mons.Reali parole di riconoscenza e di affetto per quanti ha incontrato nella sua vita: dai genitori ai vescovi, alla gente della parrocchiaAl termine della celebrazione mons.Reali ha rivolto il suo “primo saluto e benedizione alla santa Chiesa di Porto-Santa Rufina, la Chiesa che il Signore mi ha voluto affidare, la mia Chiesa: ad essa sono già legato da vincoli di amore e di paternità”. “Vengo a voi, fratelli e sorelle, certo con trepidazione – ha aggiunto – ma con grande fiducia: il Signore, che all’inizio del terzo millennio ci chiede di prendere nuovamente il largo, ci consola con il dono della comunione. Ha quindi salutato e benedetto “l’Arcidiocesi di Spoleto-Norcia che mi ha generato alla fede, mi ha accompagnato al sacerdozio e che sempre ho cercato di servire e amare come si ama una madre. I giorni dal 23 febbraio ad oggi, pur così veloci, mi hanno consentito di rileggere il mio percorso. Scopro nuovamente che tutto è grazia e dono. Davvero “sul monte il Signore provvede”. Penso con commozione ai miei genitori, ora in cielo, e alla mia famiglia, modesta come tutte le altre di Ruscio e Monteleone, e impegnata a dare ai figli un’educazione cristiana e ad avviarli da subito al lavoro. Rivedo la mia parrocchia e il vecchio parroco che non esitava a rivolgere ai ragazzi la proposta vocazionale; così quando la gran parte dei miei coetanei prese la strada di Roma, continuando l’antica esperienza dell’emigrante, alcuni ci orientammo verso il Seminario, prima a Norcia, poi ad Assisi. L’incontro con sacerdoti generosi e con validi educatori rese più forte e convinta la mia risposta alla vocazione. Finalmente l’Ordinazione sacerdotale e l’avvio del ministero di parroco prima ad Agriano, Aliena, Ospedaletto e in altre comunità del Nursino poi a S.Pietro in Spoleto, cercando di tradurre nella pratica pastorale gli insegnamenti del Vaticano II.Ringrazio il Signore che mi ha permesso di aver potuto conservare costantemente il legame e il servizio parrocchiale, accanto agli altri uffici che mi sono stati successivamente affidati. La gente ha saputo darmi sempre grandi esempi di fede e di carità e mi ha confortato di tanta comprensione e di affetto. L’ufficio di Vicario Generale mi ha permesso, poi, di vivere più intensamente la dimensione diocesana, di condividere giorno per giorno le difficoltà e le gioie dei confratelli sacerdoti, di conoscere meglio il territorio e di collaborare con le diverse comunità”. Si è quindi rivolto al “carissimo padre e fratello arcivescovo Riccardo” al quale ha espresso la sua “gratitudine perché mi ha trasmesso il dono dell’episcopato, con l’imposizione delle mani. Egli ha accompagnato gli anni più recenti del mio sacerdozio onorandomi della sua fiducia e amicizia. Dobbiamo tutti riconoscenza e affetto al nostro arcivescovo per lo zelo apostolico e per l’esempio di totale dedizione al ministero, con la premura di far ritrovare a questa antica Chiesa lo stile della sinodalità. Non nascondo che proprio la conoscenza diretta della fatica del ministero del Vescovo in una Diocesi ha provocato in me trepidazione. La riflessione sulla Parola di Dio che veniva proclamata nella liturgia quaresimale mi ha molto aiutato”. Ha poi salutato “gli altri fratelli vescovi che svolgono il ministero nella Curia romana o in altri paesi: la vostra presenza ci ricorda che le vie del vangelo e della missione apostolica devono raggiungere gli estremi confini della terra” e “le autorità, di ogni ordine e grado, qui convenute per esprimere a nome delle rispettive comunità attenzione e interesse per la vita e l’azione della Chiesa”.

AUTORE: M.R.V.