Notte fonda, 24 maggio, quasi le 11 di sera. Sulla strada da S. Giacomo a S. Sabino (periferia di Spoleto) un corteo di lampade, un intrecciarsi di canti. Sono i tanti ragazzi della diocesi che su iniziativa dei francescani di Spoleto, e del nostro Seminario di S. Sabino, hanno voluto ricordare il percorso che quasi ottocento anni fa, per la stessa strada, fece a cavallo un altro giovane, nientemeno san Francesco, nel suo viaggio verso la Puglia, ove intendeva conquistare cavalierato e nobiltà. Aveva avuto un sogno: un palazzo splendido, principesco e una voce: ‘diverrai un grande principe’; poi, nella sosta a S. Sabino, un altro sogno: ‘Chi può esserti più utile, il servo o il padrone?’ Risposta: ‘Il padrone’. La voce: ‘Perché dunque abbandoni il padrone per seguire il servo?’ E Francesco: ‘Signore, che vuoi che io faccia?’ E la voce: ‘Ritorna nella tua città e lì ti sarà detto che cosa devi fare’. Fu la conversione. E’ questa che i ragazzi hanno ricordato nella notte del 24 maggio e proprio a San Sabino. Non per niente, alla porta della chiesa, hanno trovato una ‘corazza’ e dei ‘sandali’. Francesco aveva scelto i sandali. I ragazzi erano partiti da S. Giacomo a piedi, circa le 20.30. Quasi cinque chilometri. Li attendeva l’arcivescovo mons. Riccardo Fontana, che con la sua omelia ha reso ancor più significativa la liturgia notturna. La marcia era stata in quattro tappe, rievocando via via la sua prima condizione di figlio, pur ricco, di un semplice mercante, poi il suo sogno di cavaliere e la corona di re delle feste riconosciutagli dai giovani di Assisi, finalmente il ribaltamento di tutto con la conversione. Giunti a S. Sabino, celebrando l’ufficio delle Letture della VI Domenica di Pasqua, presieduto dall’Arcivescovo, nella chiesa gremita, avevano meditato sulle meraviglie dell’universo, vera dimora principesca preparata da Dio per i suoi figli, quindi sulla sconfitta della morte con la risurrezione di Cristo, e finalmente sul destino divino dell’uomo, figlio adottivo di Dio, chiamato alla comunione eterna della Trinità Augusta: ‘Amatevi come io vi ho amato’. Alla fine, le parole di san Cirillo di Alessandria sulla Risurrezione di Gesù: ‘E’ assolutamente necessario che anche noi, calcando le sue orme, ci riteniamo vivi della sua stessa vita, superiore alla vita naturale della semplice natura umana’, Parole che nell’omelia dell’Arcivescovo hanno trovato un fascinoso commento, quando anche ai ragazzi egli ha augurato ‘un’avventura di sogno’ come quella di Francesco: sandali sì, corazza no! Abbiamo tutti bisogno ‘ egli ha detto – di tornare sui nostri passi come Francesco. E l’esempio è venuto, proprio stanotte, da uno di loro, Giovanni Cocianga, che stasera, proprio in San Sabino, è stato ammesso ufficialmente fra i candidati al Sacerdozio, e sarà prete fra due o tre anni, proprio qui a Spoleto, sebbene la sua patria sia la Romania dove, volendo, sarebbe potuto restare, prete come suo fratello. Ma Giovanni ha l’anima del missionario: partire verso terre lontane, come Francesco che si recò nelle terre d’Oriente, alla corte del Sultano. E noi siamo grati al Signore di avergli ispirato di venire tra noi, a Spoleto. Che commozione, ascoltare ogni volta la sua risposta alle domande del Vescovo: ‘Sì, lo voglio’. ‘Vuoi impegnarti seriamente nella preparazione ? Vuoi farti in ogni istante obbediente allo Spirito? Vuoi dare ogni priorità alla tua formazione spirituale?’ Ed era un ‘sì’ senza esitazione, con a fianco i suoi compagni di studi, come un Edoardo Rossi che domenica scorsa è stato insignito dell’Accolitato, un Davide Travagli di Ferrara e un Sem Fioretti di S. Maria in Campis, prossimamente, il 29 giugno, saranno diaconi. Grande l’entusiasmo dei presenti che al termine della liturgia hanno voluto deporre ai piedi dell’altare il loro ‘Sì’ al Signore ovunque egli li chiami, sacerdozio, vita religiosa o anche vita coniugale, come ogni stella che brilla là dove Dio la vuole. Per tutti poi, un magnifico portachiavi (un artistico piccolo sandalo di Assisi) a ricordo proprio della conversione di Francesco: ‘Andate in tutto il mondo’, aveva detto Gesù, e Francesco non aveva esitato a macinare centinaia e migliaia di chilometri, e sempre a piedi. Un cammino che l’ha portato poi nel più alto dei cieli: altro che gli elicotteri! Sandali che non ti salvano dal fango delle strade, ma da quello dell’anima, sicuramente! Auguri, Giovanni Cacianga, auguri ragazzi: possa Dio darvi il coraggio di Francesco, il coraggio del sandalo.
La difficile scelta tra una ‘corazza’ e dei ‘sandali’
I giovani della diocesi con una fiaccolata ricordano la conversione di san Francesco
AUTORE:
Agostino Rossi