Sul dibattito in corso attorno alla legge 40/2004, riguardante la procreazione medicalmente assistita, e al referendum che vuole abrogare alcune parti di essa, la redazione del Gr di “Umbria Radio” (l’emittente diocesana di Perugia a diffusione regionale) ha dedicato un suo “speciale”, intervistando l’on. Carlo Casini, presidente del Movimento italiano per la vita e membro del Comitato nazionale di Bioetica.
Il testo integrale dell’intervista, curata da Riccardo Liguori, è consultabile nella rivista on-line “La Nottola di Minerva” del sito internet www.leoneXIII.org del Centro culturale diocesano “Leone XIII” di Perugia. L’intervista è stata realizzata in occasione dell’incontro con Casini promosso dal Circolo perugino “Giorgio La Pira” sulla Legge 40 intitolato “Quando comincio io?”
Onorevole Casini, perché questa legge non può essere definita cattolica? “Il pensiero cattolico in materia di procreazione artificiale è quello definito dall’istruzione pastorale Donum Vitae e dall’enciclica di Giovanni Paolo II Evangelium Vitae. Questi due documenti, nei confronti della fecondazione artificiale, hanno una riserva generale che vale per qualunque forma di procreazione artificiale. … È però una legge che pur avendo dovuto accettare il dato di fatto di una cultura che ammette queste pratiche, stabilisce almeno una barriera insuperabile della difesa della vita nascente e del valore del padre e della madre”.
La legge è stata appena approvata. Se ne vedono già gli effetti? “Già sul piano scientifico sta producendo effetti positivi. Per esempio, siccome non si possono congelare gli embrioni è già ripresa la ricerca, anche con risultati positivi, per congelare gli ovociti come si congelano gli spermatozoi e la loro distruzione non desta interesse etico. Anche la ricerca sulle cause della sterilità, che era stata abbandonata perché c’era la fecondazione artificiale, adesso inizia di nuovo a svilupparsi. Lo stesso dicasi delle stimolazioni ovariche massicce, delle quali non c’è più bisogno: questo porta ad un beneficio per la donna e alla generazione di ovociti migliori dal punto di vista della fecondabilità rispetto a quelli che vengono prodotti in batteria, come i polli”.
Tornando al referendum, c’è chi prevede una sconfitta dei cattolici richiamando l’esperienza delle leggi su aborto e divorzio. Lei cosa prevede? “Dire che non ci sono dei timori di una terza sconfitta sarebbe una bugia, però la situazione è diversa. Sia per l’aborto che per il divorzio si trattava di leggi che non ci piacevano e che quindi bisognava tentare di abbattere. Oggi invece c’è una legge che va difesa. Noi abbiamo scelto la strategia del ‘non voto’ perché riteniamo che abbia una possibilità di successo, ma anche perchè vogliamo dire un no forte sia all’abrogazione della legge sia a questo uso sconsiderato del referendum. Non bisogna dimenticare che questa legge è stata discussa in Parlamento per dieci anni, che è una legge che ha dovuto risolvere nodi scientifici di vario genere, che è stata preceduta da audizioni di molti esperti”.
Chi lo propone lo fa in nome della democrazia, ovvero del diritto dei cittadini a scegliere. “Sì, ma è difficile immaginare che con un colpo di spugna il popolo sia in grado di ripercorrere questa strada compiuta dal Parlamento. La democrazia non è soltanto il voto, la maggioranza e la minoranza, ma è anche il principio di eguaglianza di tutti gli esseri umani. Questa legge riconosce l’eguaglianza fra il nato e il non ancora nato, fra il bambino concepito in provetta e il bambino concepito naturalmente. Abolire questo principio di eguaglianza significa offendere la democrazia. Tentare il non raggiungimento del quorum del 50% più uno degli elettori, che è uno strumento della democrazia formale per difendere la democrazia sostanziale, mi pare una cosa addirittura doverosa”.
Su questa legge c’è uno scontro tra mondo cattolico e mondo laico? “Si sta creando un muro artificioso che consiste nell’affermare che il valore della vita e il valore della famiglia sono valori di sacrestia, cioè che riguardano solo il mondo cattolico. E invece non è così, come dimostra tutta la storia e la cultura moderna. C’è un concetto nobile di laicità, che è quello secondo cui la ragione è uno strumento comune. La fede può illuminare di più, ma comunque deve fondarsi sulla ragione. E quale è il valore comune anche se dubitiamo di tutti? La dignità umana: tutti gli esseri umani sono uguali. Quindi, l’uomo come fine, la ragione come mezzo, è il contenuto essenziale della laicità”.
La difesa della vita allora non è un valore solo per i credenti. “Noi siamo laici e non invochiamo la rivelazione cristiana per difendere la vita, noi invochiamo la ragione per difendere l’uomo. È stato creato un muro che va abbattuto. Se in questa campagna referendaria riusciremo a dialogare tra credenti e non credenti, tra laici e cattolici, avremo attenuto un grande risultato e avremo trasformato una difficoltà in una opportunità. Del resto nel Comitato ‘Scienza e vita’ ci sono anche molti non credenti, cosiddetti laici. Questo dialogo è già cominciato”.