Lavoro: la crisi c’è. E pure grossa. Gli ultimi dati della Cgil, resi noti in conferenza stampa mercoledì scorso, parlano chiaro: in Umbria i lavoratori interessati dalla cassa integrazione sono 5.499 (Cig), quelli in mobilità o licenziati 272. Cento coloro che usufruiscono del contratto di solidarietà. Merloni, Mignini-Petrini, Yara, Rapanelli, Profer System, Sirio ecologica’ è solo un piccolo elenco di aziende tristemente – per i lavoratori – alla ribalta delle cronache. ‘Dall’ultimo rilevamento – afferma il sindacalista Sandro Piermatti (Cgil) – il numero dei cassaintegrati è raddoppiato. Il manifatturiero è sotto scacco: meccanica, ceramica, tessile, automotive, non c’è settore che ormai non sia colpito duramente dalla crisi finanziaria ed economica’. Ma segnali pericolosi arrivano, adesso, anche dai servizi. Tengono le multinazionali. E la crisi colpisce il non profit’Le commesse pubbliche per le aziende di pulizia caleranno del 15 per cento’, aggiunge il segretario regionale Piermatti. A Terni la ThyssenKrupp ha già ridotto del 10 per cento gli interventi manutentivi e le preannunciate casse integrazioni metteranno severamente in difficoltà l’indotto. Il settore dell’automotive – 4.000 addetti, 55 aziende e molte meno commesse a causa della crisi dell’automobile – subisce la cassa integrazione. L’edilizia, trainante in Umbria nell’ultimo decennio, ha già rallentato la produzione degli impianti fissi (diminuzione dei turni di lavoro nella fabbricazione di calcestruzzo e dei laterizi) e registra un brusco calo dell’attività nei cantieri. ‘La contrazione era prevista dopo la ricostruzione post-terremoto, ma ormai non si commissionano più opere pubbliche e il mercato abitativo è fermo. I tagli della Finanziaria al welfare umbro, 20 milioni di euro in meno, comporteranno anche la perdita di 500 posti di lavoro nel terzo settore, facendo venir meno servizi decisivi per le persone disabili e gli anziani’. Come sistema, l’Umbria reagisce con fondi per la piccola e media impresa e ammortizzatori sociali a sostegno del reddito. ‘Ma se il Governo mette appena un miliardo e 200 milioni per tutta Italia, la risposta della Cgil è solo lo sciopero nazionale. Alle regioni servono subito più risorse per fronteggiare la crisi’, conclude Piermatti. Sbarra (Cisl): ‘Che i Comuni recuperino l’evasione fiscale’ Ulderico Sbarra è il nuovo segretario regionale della Cisl, succeduto a Bruschi. ‘La mia analisi – afferma – è la stessa che fanno alla Cgil. La situazione del lavoro in Umbria è davvero pesante, brutta. Può sembrare un paradosso, ma a resistere sono la multinazionale dell’acciaio a Terni e la Nestlé a Perugia, che mantengono le rispettive produzioni centrali nella nostra regione. Però là dove ci sono rami d’azienda vengono tagliati. Qui c’è una crisi vera, siamo in recessione. A questo punto o si riapre alla produzione, al lavoro e al consumo o cadremo, ben presto, nella deflazione e in depressione’. A differenza della Cgil, che ha scelto la strada dello sciopero generale ‘contro la crisi e contro il Governo’, la Cisl invoca un nuovo e duraturo patto sociale fra lo Stato e i lavoratori. E continua a trattare, imperterrita, i loro diritti a quei tavoli dove siede il Governo. ‘Sembra che, dopo mille confronti, il governo Berlusconi metterà altri 3 miliardi di euro nella manovra’ ma è chiaro che la crisi finanziaria ed economica internazionale, per quanto riguarda l’Italia, trova di fronte a sé uno Stato debole’, spiega Sbarra. ‘L’unica medicina che noi suggeriamo al Governo per limitare i danni è diminuire e razionalizzare la spesa pubblica: occorre riformare i grandi enti, abolire i privilegi, combattere duramente contro l’evasione fiscale e recuperare soldi per i più bisognosi, per le famiglie, per chi non ce la fa ad arrivare a fine mese con misere pensioni. Il ministro Tremonti fece una legge per consentire ai Comuni, in collaborazione con l’Agenzia delle entrate, il recupero delle tasse evase, malcostume ben diffuso in Umbria. Dei soldi recuperati un 30 per cento resterebbe ai Comuni che, a quel punto, avrebbero risolto molti dei loro problemi economici. Però la legge fatta da Tremonti, una buona legge, non viene applicata. Perché continuiamo a farci del male?’. Quali ricette per far uscire l’Umbria dalla crisi del lavoro? La Cisl umbra propone, ancora una volta, il ripensamento del modello di sviluppo per l’Umbria. ‘Da troppo tempo – afferma Sbarra – sentiamo parlare di valorizzare la filiera della cultura, del turismo e dell’ambiente. Però, sull’argomento, la Regione non ha ancora un piano ben definito’. Altrimenti detto: al di la di convegni, dibattiti, progetti, dichiarazioni e comunicati stampa, non si va.
La crisi economica non risparmia nessuno
Cgil e Cisl sono su posizioni diverse in fatto di scioperi, ma le loro analisi concordano: tutti i settori in Umbria - a parte le più indipendenti multinazionali - sono 'sotto scacco'. Soluzioni
AUTORE:
Paolo Giovannelli