Famiglia. Si dice che ce ne siano molte forme, oggi, rilevate nelle indagini statistiche e quando se ne parla aleggia sempre la domanda ‘ma di quale famiglia parliamo?’. Cerchiano di fare il punto con il teologo mons. Carlo Rocchetta che a Perugia ha aperto la “Casa della tenerezza” insieme a alcune coppie sposate e con figli. Ogni settimana ha colloqui con decine di coppie in difficoltà o semplicemente in cerca di una unione più vera. Mons. Rocchetta, ci sono molte definizioni di famiglia, quindi prima di iniziare il discorso precisiamo cosa intende per ‘famiglia’. “Credo si debba partire da ciò che dice la Costituzione italiana all’articolo 29 dove chiaramente si afferma che la famiglia è fondata sul matrimonio, matrimonio come atto pubblico, riconosciuto dalla società. La Costituzione si può cambiare, certo, ma attualmente è così”. Questo discorso presuppone il matrimonio come sacramento? “No, questo è un discorso umano, antropologico, psicologico. Sappiamo benissimo che tanti disturbi della personalità dei bambini derivano dall’assenza di una delle due figure o addirittura di tutte e due. L’assenza effettiva o affettiva delle figure genitoriali crea dei disturbi di personalità che poi, dopo, bisogna recuperare. Non sarebbe meglio prevenire?” Torniamo alla famiglia. Un docente universitario di Perugia, un sociologo, ha affermato che per “certi” cattolici “la famiglia è importante come fenomeno ideologico, moralistico, meta storico”. Si ritrova in questa descrizione? “Parlo con decine di coppie ogni giorno nelle quali c’è solo il desiderio di costruire una vera vita di coppia, una affettività profonda. Poi che non tutti ci riescano è un altro problema”. Sempre in quell’articolo la tesi è che la vera famiglia oggi sarebbe quella di fatto perché “realmente accettata dai suoi componenti”. Che ne pensa? “Che è un ragionamento manicheo perché afferma che la vera famiglia si troverebbe solo in unioni di fatto e il matrimonio sarebbe solo un fatto istituzionale. Non è così. Ci sono unioni di fatto che vivono bene, non lo metto in discussione, ma il problema non è dividere buoni e cattivi è, piuttosto, la maturità affettiva delle persone. Non credo affatto che le unioni di fatto siano la soluzione del problema perché i problemi sono dentro le persone. La coppia funziona se funzionano le persone”. Esistono studi sulle coppie di fatto? “No, se non molto parziali. Esistono però studi sul matrimonio, sulla crescita qualitativa nell’affettività che attualmente si riscontra nelle coppie sposate. Non so come si possa affermare che la vera famiglia oggi sarebbe quella di fatto se non basandosi su posizioni ideologiche e personali opinioni”. Lei segue coppie che sono in crisi o che cercano nella loro relazione un ‘di più’ che ancora non hanno trovato. Qual è la novità rispetto a dieci anni fa? “La novità è che la relazione coniugale oggi si regge sulla realtà dell’affetto. Noi lavoriamo molto sulla tenerezza non in senso sentimentale ma in senso profondo, ovvero il tendere verso l’altro, cercare la felicità dell’altro. Il problema è la maturazione, uscire dall’egocentrismo, dal pensare solo a sè, per essere capaci di uno scambio affettivo profondo. Ed è questo il problema, al di là delle ideologie di certe concezioni che alcuni portano avanti, forse in maniera molto astratta perché forse non vivono con le coppie”.
La coppia cerca affetto profondo
Rocchetta: famiglia o convivenza?
AUTORE:
Maria Rita Valli