Uno le scrive, certe cose, poi si domanda: ma saranno vere? Irrazionale, ma è così. Certe affermazioni sono tante le volte che le hai ripetute, nelle occasioni più assortite, che facilmente ti dimentichi dove e come le hai attinte, e se per caso le ha stravolte l’uso, fino – appunto – a chiederti: ma saranno vere? Sull’ultimo numero de La Voce ho scritto: “La solidarietà, come impegno specifico assunto responsabilmente di fronte al bisogno dei poveri, con l’Illuminismo diventa un falso problema. Non c’è in tutta la cultura illuminista uno straccio di motivo che spinga l’uomo a fare della solidarietà in campo economico un caposaldo del progetto/uomo”. L’ho detto trent’anni fa ai ragazzi che si rompevano la schiena a San Girolamo per costruire la casa della mia comunità, l’ho rilanciato vent’anni fa a Città di Castello, l’ho ripetuto due mesi fa a Castellaneta…: ma sarà vero? La conferma m’è venuta da Lui, direttamente. Lui è… Lui. Una volta lo chiamavo l'”Omino di Ceralacca”, oggi è… Lui. Il mio Presidente del Consiglio. Non solo mio, se Dio vuole, ma anche mio. E indipendentemente dalla mia volontà: mi pare giusto, oltre che ovvio, e trascurabile. In occasione del decimo anniversario della nascita di Forza Italia, il 23 gennaio 2004, tirato a nuovo come un paletot di cammello appena tornato dalla lavanderia, Lui ha distribuito la “Carta dei Valori” del suo partito, 41 pagine e 28 capitoletti, su sei tematiche fondamentali: i Valori, il Partito, l’Italia, il Mondo, le Alleanze, l’Ambiente. Cito da Avvenire del 23 gennaio 2004, pagina 8. L’ingiustizia? C’è, e bisogna batterla. Fra virgolette: “La Carta fa proprie le parole con cui Paolo VI conclude la Populorum Progressio: Lo sviluppo è il nuovo nome della pace”. Ancora tra virgolette: “Quindi la lotta per ridurre le disuguaglianze… non è solo doverosa dal punto di vista etico e sociale, ma è anche la più grande chance di aprire una nuova era di benessere e di sicurezza per tutti”: Ancor fra virgolette, la conclusione: “Però non la redistribuzione della ricchezza, ma la sua crescita è da sempre alla base del superamento delle soglie di povertà”. Dopo quest’orgia di virgolette, solo due sottolineature. La prima: le disuguaglianze non vanno abolite, basta ridurle. Il sogno della giustizia assoluta lasciamolo a quei quattro scalcagnati utopisti che ancora circolano nel nostro mondo, e sono convinti che puntando al massimo forse (“forse”) qualcosa si ottiene. La seconda: Paolo VI in versione neoliberista, che avalla il ruolo del tutto trascurabile della redistribuzione della ricchezza. Mio Dio! Ma in nome dell’equidistanza dobbiamo digerire tutto, ma proprio tutto?