Duecentoventi presenze. Università, esperti da tutt’Italia, testimonianze e tantissimi giovani e ragazzi con l’obiettivo di ascoltare, apprendere, dialogare e riflettere sull’importantissimo tema offerto dal convegno presso l’Istituto Serafico di Assisi. “Da Marsiglia ad Assisi. Dignità e cittadinanza reale della persona con disabilità”, questo il titolo del convegno che si è tenuto nella sala polivalente dell’Istituto Serafico e collegata in audio/video con l’oratorio. Nel presentare l’Incontro p. Alfredo Avallone, assistente spirituale dell’Istituto ha affermato che “esiste la necessità di superare il ‘pregiudizio cognitivo’ che ha portato ed ancora porta molti a considerare il tempo dedicato alle persone disabili mentali gravi ‘sprecato’”.
L’incontro, organizzato in collaborazione con l’associazione Mediterraneo senza handicap, di cui il Serafico è partner, proponeav una Giornata nazionale di studio con presentazione degli Atti del IV Congresso internazionale dal tema “Dignità e cittadinanza reale della persona con disabilità”, tenutosi a Marsiglia (Francia) dal 23 al 25 aprile 2009. Il programma della giornata si è articolato con interventi di specialisti, sia di strutture locali che di fuori regione, sulle tre grandi aree tematiche: La cittadinanza difficile; La coscienza vulnerabile; Dalla frantumazione dell’indifferenza alla partecipazione. Ha avuto l’onore di aprire la giornata il nuovo vicepresidente in carica, Guido Panico, che ha voluto presentarsi e fare un breve analisi sulle prospettive dell’Istituto ed il coinvolgimento personale, anticipando anche alcuni scambi culturali con la Terra Santa.
Mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, con una breve parentesi sui temi cardini che di lì a seguire avrebbero caratterizzato la giornata ed un’amplia riflessione sull’anima del Serafico, ha aperto poi ufficialmente il convegno. “Rappresentare in mezzo alla società – dichiara mons. Sorrentino – il volto di colui che, dove vedeva una disabilità, immediatamente si prestava per curarla. È Gesù, che rappresenta la pienezza dell’umanità e la pienezza dell’amore di Dio, e non sopporta che ci siano disabilità non curate e tanto più non assistite. Il nostro handicap più grave è proprio la nostra finitezza, e dunque abbiamo bisogno di qualcosa di più che ci porti all’infinito. Le disabilità parziali devono essere curate, così da darci un’abilità a stare nella società, ma più ancora ci serve una capacità di fondo che ci porti verso l’infinito. Abbiamo avuto nella storia della disabilità delle testimonianze fondamentali di persone che non vedevano (clinicamente parlando) ma che magari vedevano molto più di altre; persone che non odono ma hanno una capacità di ascolto più di altri, ed è proprio da loro che si dovrebbe prendere il maggiore esempio. Il programma del Serafico quindi è mettersi a fianco delle persone disabili, assisterle, curarle ed amarle proprio come faceva il nostro padre fondatore padre Ludovico da Casoria, ma soprattutto essere sempre più abili in ciò che ci costituisce come persone umane e ci mette in relazione con Dio e tra di noi”.