Il discorso rivolto da Benedetto XVI ai ministri ordinari, ai seminaristi e ai religiosi della diocesi nella cattedrale di San Rufino merita di messere conosciuto da tutti i cristiani. Il messaggio infatti, ricco di indicazioni pastorali di assoluto valore, riguarda tutte le comunità ecclesiali e a nessuna sarà lecito ignorarle. Eccone alcuni importanti passaggi. La conversione, anzitutto. ‘La prima conversione di Francesco avvenne nel dono del battesimo. La piena risposta che darà da adulto non sarà che la maturazione del germe di santità allora ricevuto. È importante che nella nostra vita e nella proposta pastorale prendiamo più viva coscienza della dimensione battesimale della santità, dono e compito per tutti i battezzati’. Non ‘mutilare’ la figura di san Francesco. Dopo aver denunciato ‘la tendenza ad accettare un Cristo diminuito, ammirato nella sua umanità straordinaria ma respinto nel mistero profondo della sua divinità’, il Papa ha detto: ‘Lo stesso Francesco subisce una sorta di mutilazione, quando lo si tira in gioco come testimone di valori pur importanti, apprezzati dall’odierna cultura, ma dimenticando che il cuore della sua vita è la scelta di Cristo. In Francesco tutto parte da Dio e ritorna a Dio. Lo stesso amore per il prossimo si sviluppa a partire dall’esperienza e dall’amore di Dio. Francesco è un uomo per gli altri perché fino in fondo un uomo di Dio. Voler separare la dimensione ‘orizzontale’ da quella ‘verticale’ significa rendere Francesco irriconoscibile’. Responsabilità e privilegio di vivere in un territorio di grazia. ‘Ad Assisi c’è bisogno più che mai di una linea pastorale di alto profilo. Occorre a tal fine che voi, sacerdoti e diaconi, e voi persone di vita consacrata, sentiate fortemente il privilegio e la responsabilità di vivere in questo territorio di grazia’. Ciò comporta ‘il compito di sviluppare un annuncio della fede cristiana all’altezza delle odierne sfide. Avete una grande storia. Occorre che la vostra tradizione spirituale e pastorale resti salda nei suoi valori perenni e, al tempo stesso, si rinnovi per dare una risposta autentica alle nuove domande’. Un nuovo cammino di comunione, senza ‘isole’. ‘A questa città, a questa comunità ecclesiale guarda con particolare simpatia la Chiesa da tutte le regioni del mondo. Il nome di Francesco, accompagnato da quello di Chiara, chiede che questa città si distingua per un particolare slancio missionario. Ma proprio per questo è anche necessario che la città viva un’intensa esperienza di comunione. Si pone in tale ottica il motu proprio Totius orbis con cui ho stablito che le due grandi basiliche papali di San Francesco e Santa Maria degli Angeli, pur continuando a godere di un’attenzione speciale della Santa Sede attraverso il Legato pontificio, sotto il profilo pastorale entrassero nella giurisdizione del vescovo di questa Chiesa. Sono davvero lieto di sapere che il nuovo cammino di comunione è iniziato all’insegna di una grande disponibilità e collaborazione’. Due sono per Papa Benedetto le ragioni di questo ‘indirizzo ormai maturo’. La prima sta nel ‘nuovo respiro che il Concilio Vaticano II ha dato alla teologia della Chiesa particolare, mostrando come in essa si esprima il mistero della Chiesa universale. Le Chiese particolari infatti ‘sono formate a immagine della Chiesa universale: e in esse e a partire da esse esiste l’una e unica Chiesa cattolica. Mi piace poi anche sottolineare che la spiritualità di Fratesco di Assisi è di aiuto sia per cogliere l’universalità della Chiesa, che egli espresse nella particolare devozione per il vicario di Cristo, sia per cogliere il valore della Chiesa particolare, dato che forte e filiale fu il suo legame con il vescovo di Assisi. Occorre riscoprire il valore non solo biografico, la ‘ecclesiologico’ di quell’incontro del giovane Francesco con il vescovo Guido’. La seconda ragione del nuovo ‘assetto unitario’, per il Papa, ‘era anche consigliata dal bisogno di un’azione pastorale più coordinata ed efficace. Dal Concilio Vaticano II e dal successivo magistero è stata sottolineata la necessità che le persone e le comunità di vita consacrata, anche di diritto pontificio, si inseriscano in modo organico, in conformità alle loro costituzioni e alle leggi della Chiesa, nella vita della Chiesa particolare. Tali comunità devono evitare di vivere come ‘isole’, ma integrarsi con convinzione e generosità nel servizio del piano pastorale adottato dal vescovo per tutta la comunità diocesana’. La breve presentazione di questi punti non sostituisce un’attenta lettura dell’intero messaggio che Benedetto XVI ha regalato all’intesa Chiesa diocesana.
La Chiesa particolare unita e aperta al mondo
Il messaggio che il Papa ha rivolto al clero e ai religiosi in San Rufino ha valore universale
AUTORE:
Vittorio Peri