La Chiesa in campo contro tutte le ‘crisi’

Intervista a mons. Sorrentino sulle priorità pastorali del 2009

Due anni pastorali dedicati alla ‘missione kerigmatica’ diocesana, e questo è il primo. Chiediamo a mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, di fare con noi il punto sul cammino pastorale iniziato, e lo incontriamo negli ultimi giorni delle festività natalizie. Ci parla delle questioni più strettamente religiose, ma esprime anche tutta la sua attenzione per il disagio sociale in seno alla diocesi, senza dimenticare l’azione missionaria ad gentes. Parla dei giovani che sono per lui ‘una priorità’, con l’auspicio che possano essere espressione del necessario dinamismo missionario cui sono chiamate tutte le articolazioni della diocesi. Il colloquio non si è ampliato in questa sede al grave contesto internazionale, pure ben presente a mons. Sorrentino, che proprio domenica scorsa ha presieduto nella basilica di San Francesco la preghiera per la pace nella terra di Gesù. Il Natale e l’Epifania hanno dato impulso all’anno della Missione? ‘Mi pare che le attività programmate per quest’anno siano cominciate con un certo entusiasmo. Abbiamo svolto in Assisi il previsto Corso cristologico; sento crescere la sensibilità per la lectio divina e i ‘centri di ascolto della Parola di Dio’. I giovani stanno programmando i vari momenti di missione per i coetanei. La Preghiera per la missione viene letta nelle comunità. Spero che la contemplazione suggerita dalle festività natalizie abbia dato ulteriore impulso al nostro entusiasmo’. Non le sembra che il presepe abbia acquisito un ruolo più determinante? ‘Non ho elementi sufficienti per fare paragoni con altri anni. Mi è capitato di vedere in varie chiese presepi veramente ben curati. Soprattutto alcuni ‘presepi viventi’ mi hanno fortemente impressionato per il fascino delle rappresentazioni e per il coinvolgimento che hanno saputo suscitare’. Ha riscontrato efficienza nell’azione promossa dalle Unità pastorali? ‘È un cammino che necessita di consolidarsi. I casi sono diversi. Mi pare che nell’insieme cresca la coscienza del significato di questo nuovo percorso e anche i laici comincino a sentirne i vantaggi’. Quali aree e soggetti, a suo avviso, risentono maggiormente del disagio economico, e quale risposta la Chiesa può offrire a tale situazione? ‘Non saprei fare un quadro preciso. Dall’osservatorio della Caritas si vede chiaramente che le sollecitazioni di aiuto sono cresciute. A me arrivano tante persone con richieste di lavoro. Ho partecipato ad incontri in cui si è fatto il punto sulla situazione della Merloni e di altre aziende in difficoltà. La Commissione per i problemi sociali e del mondo del lavoro si è impegnata a fare un monitoraggio della situazione. Il quadro non è certamente roseo. Come Chiesa, abbiamo il dovere di testimoniare attenzione, vicinanza e solidarietà’. Saranno ridimensionati gli aiuti che la diocesi offre ad alcune realtà del Terzo mondo? ‘Nell’ambito del piano pastorale abbiamo dato vita al Progetto Javarì che si propone di venire incontro alla situazione di comunità molto povere di indios dell’Amazzonia. Non so se la crisi che noi sperimentiamo farà diminuire anche il contributo della carità. Sono convinto che, anche tra le difficoltà, faremo del nostro meglio. La carità è un dovere a cui non possiamo sottrarci e in ogni caso attira la benedizione di Dio’. Dunque, preoccupazioni di carattere pastorale e sociale? ‘A parte la seria prospettiva occupazionale che si va delineando progressivamente e genera tanta ansia, le preoccupazioni appaiono nel programma pastorale del biennio della Missione. Dobbiamo dare un nuovo slancio all’evangelizzazione, facendo perno sul cuore della nostra fede: il mistero di Cristo, nostro Dio e salvatore. Ciò richiede una nuova consapevolezza di fede e una ministerialità più diffusa e matura: vocazioni alla vita sacerdotale, ma anche agli impegni laicali, a partire dalla famiglia. La pastorale giovanile resta una priorità’.

AUTORE: Francesco Frascarelli