L’educazione sta a cuore a tutte le istituzioni, pubbliche e private, a cominciare dalla famiglia. Da essa, infatti, dipende lo svolgimento pacifico della vita della società perché sviluppa l’intelligenza e la coscienza e consente di svolgere un lavoro, qualsiasi lavoro, con competenza e responsabilità. Di ciò dovrebbero tenere conto coloro che si trovano ad essere educatori di diritto e di fatto, e che sono i politici. Di diritto perché legislatori e governanti, di fatto perché sono maggiormente esposti al pubblico e nella situazione di influenzare informazioni, opinioni, valutazioni, criteri di comportamento e di scelte individuali e collettive. La Chiesa fin dall’inizio della sua storia ha sentito come proprio e precipuo il compito di educare, alfabetizzare, insegnare, catechizzare. Dai testi di retorica di S. Agostino, alle scuole delle cattedrali e delle abbazie alle università fino a nostri giorni, tante sono state le iniziative e le intuizioni sorte in ambito ecclesiastico. Non si è trattato solo di trasmissione della fede, ma anche di creazione di cultura umana teorica e pratica, letteraria e scientifica. I monaci sono stati maestri di scuola e lavoratori di campi, hanno insegnato a usare strumenti prima sconosciuti per rendere più efficaci gli interventi nell’agricoltura. Nella loro opera di trasmissione (traditio) di informazioni non hanno avuto scrupolo di copiare e trasmettere ai posteri anche le opere letterarie e scientifiche degli antichi, persino quelle considerate sconce, come descrive romanzescamente Umberto Eco nel Nome della rosa. In questo solco antico, la lettera del mondo cattolico al mondo della scuola (sopra riportata) esprime desiderio di inserirsi nel dibattito educativo e offerta di collaborazione. Un nuovo anno scolastico è appena iniziato e desideriamo, come negli anni passati, porgere il nostro saluto e far sentire la cordiale vicinanza della Chiesa che è in Umbria ai dirigenti scolastici, ai docenti, agli studenti, alle famiglie ed a tutti coloro che operano nel mondo della scuola. In questi anni si stanno succedendo diversi progetti di riforma del sistema scolastico italiano nel tentativo di renderlo più adeguato alle esigenze di una società in rapida trasformazione. Tra le motivazioni di tali interventi ricorre spesso anche la constatazione del livello non soddisfacente della preparazione dei nostri studenti. Mentre pensiamo che sia ragionevole il proposito di qualificare la scuola, di renderla più autorevole e di premiare il merito, siamo convinti che puntare all’eccellenza dello studio e della ricerca sarà possibile solo se si deciderà veramente di investire risorse economiche ed umane adeguate nel sistema formativoSi tratta di riconoscere alla scuola l’importanza che le spetta, specialmente in un momento storico di vera e propria “emergenza educativa”. Sono infatti spesso carenti le motivazioni dello studio, anche a causa del contesto sociale dominato dal “pensiero debole” e da una diffusa cultura che esalta le emozioni a scapito della razionalità, il successo facile e l’edonismo a scapito dell’impegno e del merito. Al tempo stesso gli aspetti “tecnici” della riforma debbono misurarsi con una concezione di fondo dell’attività scolastica, in cui la persona dello studente sia posta al centro della comunità educante, curando anzitutto le relazioni tra studenti, docenti e genitori. Si constata infatti che “…si diffonde facilmente tra i genitori come tra gli insegnanti la tentazione di rinunciare al proprio compito, ed ancor prima il rischio di non capire quale sia il proprio ruolo e la propria missione. Così i fanciulli, gli adolescenti ed i giovani, pur circondati da molte attenzioni e tenuti forse eccessivamente al riparo dalle prove e dalle difficoltà della vita, si sentono alla fine lasciati soli davanti alle grandi domande che nascono inevitabilmente dentro di loro”. (Benedetto XVI, 29-5-2008). Dunque, la maturazione personale dello studente richiede una pedagogia che presti attenzione alla persona umana e, insieme, alle questioni collegate al senso dello studio e della vita. Per questo agli insegnanti è chiesto un grande senso di responsabilità nel porsi e nel porre tali questioni, ed insieme un surplus di fiducia, di passione e di capacità comunicativa. I ragazzi, con la loro freschezza e con le loro tante domande, spesso inespresse, hanno bisogno di essere accolti, valorizzati ed orientati da adulti capaci di coinvolgersi fino in fondo nell’avventura educativa. Per queste ragioni pensiamo che occorra anche tornare a riflettere sul processo di riforma che ha avviato l’autonomia delle istituzioni scolastiche, ricordando che essa fu pensata proprio per stimolare un protagonismo educativo da parte delle singole scuole, garantendo anche la qualità e l’efficacia dei processi di insegnamento/apprendimento. Il mancato compimento della riforma dell’autonomia ha lasciato invece il nostro sistema in mezzo al guado, in attesa che si affermi compiutamente il prospettato decentramento o federalismo regionale che dovrebbe farsi garante di una maggiore vicinanza alle caratteristiche del territorio e quindi alle attese dei cittadini. A questo proposito, vi preannunciamo che, nei prossimi mesi di febbraio, marzo e aprile dedicheremo tre incontri all’approfondimento della sfida educativa a cui la scuola e le famiglie sono chiamate a rispondere nel contesto del nuovo sistema scolastico. A suo tempo riceverete il dépliant con l’invito a tali incontri. Buon anno scolastico e buon lavoro! A nome anche degli altri membri della Commissione Regionale Educazione, Scuola, Università (Cresu)
La Chiesa, educatrice per lunga tradizione
“Insieme per educare”: lettera della Chiesa umbra a quanti vivono nella scuola
AUTORE:
Mons. Domenico Sorrentino, Vescovo delegato