Per l’ottantesimo compleanno del Papa sono state dette molte cose. La personalità di questo Pastore mite, rispettoso, dalla straordinaria lucidità intellettuale e dalla singolare preparazione teologica è stata sviscerata sotto ogni aspetto. Tuttavia ciò che mi ha più impressionato in Benedetto XVI sono i tanti ‘sì’ che ha pronunziato e proposto in questi due anni di pontificato. Vi vedo il segno più eloquente della fede, che non è rinuncia, come alcuni continuano a pensare, ma apertura alla vita e alla gioia. Nell’omelia che tenne per i funerali di Giovanni Paolo II, l’allora card. Ratzinger riassunse il servizio del suo predecessore nella parola ‘seguimi’. In realtà Giovanni Paolo II in tutta la sua vita aveva detto dei ‘sì’ grandi e straordinari. Il suo primo ‘sì’, ‘tutto di Dio’, lo disse quando, ancora giovane studente e operaio, era rimasto solo per la morte quasi contemporanea dei genitori e del fratello maggiore. Lo aveva ripetuto quando, giovane sacerdote e vescovo, aveva dovuto affrontare prima la feroce crudeltà dei nazisti e poi la programmata e lucida persecuzione dei comunisti. Aveva detto ‘sì’ quando fu chiamato a guidare la Chiesa universale. Ha continuato a ripeterlo nei tanti momenti di prova e soprattutto negli anni straordinari del suo declino fisico. Il più bel ‘sì’ infine lo disse di fronte alla morte con quel ‘lasciatemi andare’ con cui si abbandonava fiducioso nelle mani di Dio. Benedetto XVI ha continuato nella stessa strada. Si capì fin dal primo istante quando, presentandosi come Papa in piazza San Pietro, dietro l’abito bianco non nascose quella maglia nera che usano indossare i comuni ministri di Dio: il Signore gli aveva chiesto a sorpresa un ‘sì’ molto impegnativo, proprio nel momento in cui, ormai avanti negli anni, pensava di ritirarsi nella sua Baviera per attendere ai suoi amati studi teologici. Nel Convegno ecclesiale di Verona ha proposto a tutti il ‘sì’ forte e gioioso della fede. Disse: ‘Dal grande si che in Gesù Cristo Dio ha detto all’uomo e alla sua vita, all’amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza’… deriva ‘l’invito più convincente a seguire Cristo sulla via del dono di sé’. Nel recente volume Gesù di Nazaret ha potuto affermare che tutta la sua vita è stata ‘una personale ricerca del volto del Signore’ (p. 20). In questa autorevole prospettiva, ho ammirato la serenità con cui il card. Ruini, dopo molti anni, durante i quali è stato duramente e faziosamente attaccato, ha consegnato la presidenza della Cei e mi sono commosso quando il suo successore, l’arcivescovo di Genova mons. Bagnasco, con semplicità ha dichiarato: ‘Quando il Papa chiama, si risponde’, arrivando a paragonarsi agli ebrei del deserto, che si fidavano della manna che il Signore mandava loro quotidianamente dall’alto. C’è bisogno che questi luminosi esempi, ben diversi da quelli che hanno sete del potere, ci vengano dati da coloro che sono preposti alla guida della Chiesa. Nella mia vita ho avuto la fortuna di incontrare molte persone che nella malattia, nella povertà, nella solitudine sanno affrontare per amore di Dio enormi sacrifici. Ho conosciuto laici generosi che, pur fortemente impegnati nella vita familiare e professionale, sanno trovare spazi per dare una mano agli altri e per concorrere al ministero pastorale. Ho conosciuto giovani che, incuranti del doloroso declino del tessuto morale, sanno dire ‘sì’ a una vita coniugale pura e fedele, e che, guardando alla più importante necessità della Chiesa di oggi, considerano seriamente la possibilità di una donazione totale nella vita ordinata e religiosa. La grandezza della Chiesa sta in questi ‘sì’ che, pur rassomigliando spesso alla Croce di Cristo, sono in realtà grandi aperture alla vita. E non possiamo dimenticare che i ‘sì’ a Dio sono sempre anche ‘sì’ all’uomo, poiché Cristo non è separabile dal suo Corpo che è la Chiesa, chiamata a camminare insieme a tutta l’umanità.
La Chiesa è fatta di ‘sì’
AUTORE:
' Sergio Goretti