Il campanile in cemento armato della chiesa di San Francesco a Pettino ha resistito al terremoto del 6 aprile. È ancora lì, alto tra i palazzi, come un faro visibile a chilometri di distanza. Basta seguirlo con lo sguardo per non sbagliare ed essere sicuri di trovare il Centro di coordinamento della Caritas, che si è insediato fin dalle prime ore dopo il sisma. La grande chiesa è stata trasformata in un magazzino pieno di vestiti, mentre nei locali sottostanti vengono smistati generi alimentari, giocattoli, coperte e medicinali. Tutto quello che serve per assistere chi ha perso tutto, o quasi. Intorno si estende un intero quartiere di grandi palazzi e case, quasi interamente disabitate, che guardano verso il centro della città sorvegliato giorno e notte dai vigili del fuoco. Da due settimane la parrocchia di Pettino, 15 mila abitanti, è diventata il punto di riferimento per moltissimi sfollati e per le varie Caritas diocesane. ‘La nostra chiesa – dice il parroco, don Dante Dinardo, che vive in una tenda vicino ai suoi parrocchiani – all’indomani del terremoto era l’unica chiesa agibile dell’intera diocesi. In quei momenti terribili, insieme al gruppo Caritas parrocchiale, abbiamo subito cercato di capire come stesse la gente e abbiamo fatto in modo che nessuno si sentisse abbandonato in un momento così difficile. Del resto la parrocchia è una famiglia che non chiude mai i battenti’. Poche ore dopo il terremoto, sul piazzale della chiesa erano già comparsi alcuni fornelli da campo con cui i volontari della parrocchia hanno preparato la colazione per gli sfollati della zona che iniziavano ad arrivare. ‘È stato bello vedere la gente che arrivava da noi con la certezza che qui qualcuno avrebbe offerto un aiuto. Per due giorni abbiamo avuto gente che arrivava in pigiama perché così era uscita di casa, e non aveva nulla. Da allora non ci siamo più fermati’, continua il parroco. Subito dopo il sisma, afferma don Dinardo, ‘è parso naturale che la Caritas diocesana, le cui sedi nel centro storico sono andate distrutte, insieme alla Curia, sfruttasse i nostri uffici. Così come gli operatori di Caritas nazionale che da qui hanno iniziato a coordinare gli interventi delle delegazioni ecclesiali’. Per tutta la giornata il centro di Pettino assomiglia ad un formicaio: c’è chi arriva per chiedere aiuto e chi porta materiale, ci sono i giovani e gli scout che spostano e organizzano i magazzini. In una grande tenda bianca, in cui la sera si celebra l’eucaristia, si susseguono le riunioni tra le varie delegazioni. Il territorio della diocesi è stato diviso in otto grandi aree omogenee, ognuna della quali è stata affidata a una o più delegazioni ecclesiali. ‘Veri e propri gemellaggi tra comunità che dureranno per anni, oltre il semplice periodo dell’emergenza’, dice il direttore di Caritas italiana, mons. Vittorio Nozza. La sofferenza a L’Aquila è ancora lì, sepolta sotto cumuli di macerie, nascosta dietro al volto orgoglioso di un popolo che guarda avanti ma non può e non vuole dimenticare. ‘Non c’è nessuno qui che non abbia perso un amico o un parente in questa tragedia ma, nonostante, le lacrime abbiamo tanta voglia di ricominciare’. Il parroco saluta e torna tra la sua gente. La sera sta scendendo e nel tendone allestito davanti alla chiesa si prepara la cena per volontari e sfollati. Quasi 300 persone a pranzo e 200 a cena trovano qui un pasto caldo. Tutti insieme a lavorare e sperare, come ricorda il sacerdote: ‘Stiamo cercando di far tornare la gente, di non farla andare via, perché la comunità deve rimanere unita, solo così ce la faremo’. Il Papa tra gli sfollatiBenedetto XVI visiterà le zone terremotate dell’Abruzzo il 28 aprile. Alle 9.30 è previsto l’atterraggio all’elisuperficie presso la tendopoli di Onna. Visiterà la tendopoli, poi raggiungerà L’Aquila: qui sosterà alla basilica di Collemaggio, dove venererà l’urna di Celestino V e deporrà come omaggio uno dei Pallii pontifici. Poi sosta presso la Casa dello studente e incontro con gli studenti. Alle 10.45 l’incontro con i sindaci e i parroci dei Comuni più colpiti; e alle 11 con i fedeli e il personale impegnato nei soccorsi. La visita del Papa, afferma mons. Carlo Ghidelli, arcivescovo di Lanciano-Ortona e presidente della Conferenza episcopale abruzzese-molisana, ‘è un grande segno di solidarietà nei nostri confronti. Un momento di preghiera comunitaria, di condivisione della sofferenza. Il Papa ci chiamerà al dovere di leggere gli eventi della nostra storia, anche i più tristi, alla luce del Vangelo’.