La Chiesa di fronte a sfide epocali

Un’assemblea unica al mondo, composta di un numero ristretto (155 presenti su 183) di cardinali, quanto basta per renderla una delle più esclusive del mondo e nello stesso tempo capace di rappresentare le nazioni della terra. Il Concistoro con il caratteristico colore rosso degli abiti e i diversi colori dei volti presenta un colpo d’occhio che interessa gli operatori della comunicazione televisiva. Fotografi e teleoperatori si affollano e attendono per ore i passaggi dei porporati per cogliere e trasmettere notizie e immagini inedite. C’è il rischio della riduzione dell’avvenimento a spettacolo, come per le manifestazioni del Giubileo. Il card. Ersilio Tonini ha esclamato a più riprese: “che bello questo ritrovarci insieme!”. Ma non è folklore, come non lo erano gli avvenimenti giubilari. Sono personaggi carichi di responsabilità, chiamati dal Papa a riflettere sul futuro della Chiesa nel mondo contemporaneo e confidarsi a vicenda pensieri, preoccupazioni e prospettive. Giovanni Paolo II ha indicato la linea comune della ricerca: “individuare le sfide emergenti nell’attuale passaggio epocale”. Queste sfide sono state individuate e sono state indicate le linee operative per affrontarle con consapevolezza, umiltà e coraggio, con la fiducia fondata sulla illuminazione dello Spirito, che conduce anche oggi la Chiesa come all’origine della sua storia. Già il fatto del convenire dai quattro angoli della terra al centro della cattolicità è un segno di quella comunione che si è andata rinsaldando lungo i decenni scorsi fino a toccare le sponde delle altre Chiese e comunità cristiane e religioni. Nel terzo millennio appena iniziato, è stato detto dal card. Kasper, i cristiani saranno chiamati a misurarsi sul versante ecumenico e interreligioso per promuovere l’unità e la pace tra gli uomini. Già il Giubileo 2000, le forti e suggestive indicazioni del Papa con l’enciclica “Novo millennio ineunte” e ora questo Concistoro di cardinali sono segnali che “l’attuale passaggio epocale” è entrato nella coscienza dei vertici della Chiesa in un clima di fiduciosa attesa di ciò che potrà costituire per le future sorti della fede cristiana. Dalla sommità del colle Vaticano, attraverso l’icona di una Chiesa pensante, in pace con se stessa e protesa con amore verso l’umanità intera, si attende una larga “ricezione” da parte dell’intera comunità di pastori e fedeli. Purtroppo risuonano voci di chi, attaccato tenacemente al passato, interpreta il “passaggio epocale” come un viaggio nel buio, una perdita di certezze e di valori, un affievolimento della fede e una deriva nell’indifferentismo religioso. Ritornano a distanza di quasi mezzo secolo quelli che Giovanni XXIII chiamava i “profeti di sventura”. Ad essi e a tutta la Chiesa Giovanni Paolo ha già risposto con l’invito di Gesù a Pietro: duc in altum, spingi la barca in mare aperto. I cardinali stanno riflettendo sul “come” e così sono invitati a fare tutti i membri della Chiesa per la quale le parole di Gesù ripetute dal Papa costituiscono un imperativo categorico per il tempo presente.

AUTORE: Elio Bromuri