Non passa il riferimento ai santi Francesco e Benedetto tra i ‘valori’ che sono a fondamento dell’identità della regione. Nell’articolo sulla famiglia introdotto il riconoscimento delle convivenzeSono state giornate piene per i consiglieri regionali. Piene di articoli e di emendamenti agli articoli, di discussioni e momenti di convergenza, per riuscire ad approvare in prima lettura il testo del nuovo Statuto regionale entro la data fissata: il primo aprile. I punti controversi, identità e famiglia, sono stati affrontati nei primi tre giorni. Nello statuto non ci sarà nessun riferimento esplicito ai santi umbri Benedetto e Francesco: tra i valori fondanti della identità regionale “da trasmettere alle nuove generazioni” figura anche, in fondo alla lista, il “patrimonio spirituale fondato sulla storia civile e religiosa dell’Umbria”. Nell’elenco è preceduto dai valori della “cultura della pace, della non violenza e il rispetto dei diritti umani; la cultura dell’accoglienza, della coesione sociale, delle differenze; l’integrazione e la cooperazione tra i popoli; la vocazione europeista; il pluralismo culturale ed economico; la qualità del proprio ambiente”. E poteva andare peggio per un ‘incidente’ di percorso, lunedì pomeriggio, in cui era stato bocciato l’emendamento proposto da Bocci sulla “spiritualità e religiosità” e sui santi Benedetto e Francesco. Il giorno dopo, riformulato l’emendamento, è stato approvato a maggioranza da 20 consiglieri dei vari gruppi politici. Si sono astenuti Marco Fasolo dello Sdi e Moreno Finamonti dei Democratici, hanno votato contro in 6 i consiglieri di Rifondazione e Maurizio Donati dell’Italia dei valori. È stato respinto un emendamento contrapposto presentato da Rifondazione comunista che associava in un identico valore fondante “il messaggio francescano e quello capitiniano”. Sull’articolo 8 sulla famiglia, rispetto alla formulazione della bozza dello Statuto, nella quale si parlava di ‘comunità familiare’ su iniziativa dei consiglieri del Polo delle libertà e della Margherita si è riusciti a sostituire l’espressione generica con la parola ‘famiglia’, come anche auspicato da più parti in fase di partecipazione. Ma dopo convulse trattative gli stessi consiglieri non sono riusciti ad impedire l’aggiunta che riconosce le diverse forme di convivenza, voluta da diciassette consiglieri della maggioranza (senza la Margherita). Il testo approvato dunque è questo: all’articolo 8, sotto il titolo ‘comunità familiare’ si legge: “La Regione riconosce i diritti della famiglia e adotta ogni misura idonea a favorire l’adempimento dei compiti che la Costituzione affida ad essa e tutela le varie forme di convivenza”. Altri articoli che hanno registrato discussioni (scriviamo mercoledì sera). L’istruzione viene indicata come ‘funzione fondamentale della Regione’, ma non esclusivamente pubblica come chiedeva Rifondazione comunista, e comunque collocata in stretto rapporto con la formazione. La sussidiarietà diventa “principio dell’azione politica e amministrativa della regione”. Ambiente e tutela del territorio sono riconosciuti quali ‘beni essenziali della collettività’ e l’attività agricola è tra gli obbiettivi di promozione e sostegno della Regione. Sulla sanità si introduce il principio della dignità e centralità del malato, trovano piena cittadinanza le associazioni di volontariato e le organizzazioni non lucrative di utilità sociale. All’unanimità il Consiglio ha approvato un nuovo articolo, il cinque bis, che recita, “la regione concorre alla tutela dei diritti dei consumatori e favorisce la corretta informazione, la sicurezza e la qualità dei prodotti”. E nuova è la decisione di dotare la Regione di una sua bandiera che riprenderà lo stemma della Regione ma non, sul tricolore, come avevano proposto An, Fi e Udc. Discussioni anche sul tema della pace che per Rifondazione e l’Italia dei valori doveva essere indicata “come condizione per la realizzazione della democrazia” trovando il disaccordo di Melasecche (Fi) e Lignani Marchesani (An) per i quali “il tema della pace sta diventando un abuso, quasi un’ossessione, come se ci fosse qualcuno che non sia favorevole alla pace”.Gli articoli potrebbero essere modificati in ‘seconda lettura’ quando, a due mesi dall’approvazione, il testo tornerà in aula e potrà nuovamente essere emendato, nel qual caso sarà considerato come prima approvazione e quindi tornare in aula dopo altri due mesi. Il testo sarà approvato definitivamente se in entrambe le deliberazioni otterrà la maggioranza assoluta.
La ‘Carta’ degli umbri
Primo passaggio in Consiglio regionale del nuovo Statuto dell'Umbria
AUTORE:
Maria Rita Valli