Nonostante l’attuale crisi economica e finanziaria, l’Obolo di san Pietro “tiene e cresce”. Ad assicurarlo è mons. Tullio Poli, direttore dell’ufficio Obolo di san Pietro, operativo presso la Segreteria di Stato vaticana, in occasione della Giornata per la carità del Papa che si è celebra il 27 giugno. Come ogni anno, a luglio i dati sull’Obolo verranno sottoposti al Consiglio dei cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede, prima di essere divulgati ufficialmente. Il materiale informativo di quest’anno – annuncia mons. Poli – sarà accompagnato da una Lettera ai parroci di mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei. I dati della raccolta italiana relativi al 2009 – ha reso noto quest’ultimo all’ultima Assemblea generale della Cei – segnano “un buon recupero” rispetto a quelli dell’anno precedente, passando da 2.660.585,97 a 3.405.580,21 euro, con un incremento del 28%. Un risultato, questo, che si avvicina al picco del 2007, quando furono raccolti 3.450.416,04 euro. Per il Segretario Cei, un dato “particolarmente significativo, se si tiene conto degli effetti della crisi economica e della coincidenza con talune collette legate a eventi straordinari, primo fra tutti il terremoto in Abruzzo”. Tramite i giornali cattolici“La generosità manifestata dai nostri fedeli – ha detto mons. Crociata nel corso dell’ultima Assemblea Cei – è ulteriore conferma del nostro dovere di promuovere, a livello diocesano e parrocchiale, adeguate iniziative di sensibilizzazione nei confronti della Giornata del 27 giugno”, realizzate anche quest’anno dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali con il supporto della “rete” dei mezzi d’informazione cattolica: Avvenire, Sir, Tv2000, la rete radiofonica InBlu e i settimanali diocesani, che si occuperanno in primo luogo della pubblicazione e della diffusione del manifesto e del pieghevole della Giornata, predisposto come di consueto dall’ufficio Obolo di san Pietro. A decidere è il PapaAnche in tempi di crisi, per mons. Poli, l’Obolo “è un termometro della sensibilità dei cattolici alla funzione che il Papa svolge nella Chiesa, una sorta di cartina di tornasole dell’atteggiamento filiale dei credenti nei confronti del successore di Pietro. La peculiarità dell’Obolo, rispetto a tante altre forme di solidarietà nei confronti dell’attività caritativa della Chiesa – ricorda -, sta nel fatto di non essere vincolato ad alcuna etichetta o destinazione specifica: è il Papa stesso, infatti, che ne dispone liberamente, tenendo presente le necessità del mondo che si manifestano di situazione in situazione, o le emergenze che straordinariamente bisogna fronteggiare”. I beneficiari nel 2009Nel 2009 – informa il direttore dell’Ufficio vaticano – i proventi dell’Obolo sono stati devoluti in gran parte alle popolazioni di Haiti e del Cile, colpite da devastanti terremoti. Tra le opere già realizzate e per le quali continua il sostegno della Santa Sede, il “Villaggio-città dei ragazzi Nazareth” a Mbare, in Rwanda, che accoglie gli orfani abbandonati, per lo più figli di vittime del genocidio e della guerra civile, e il villaggio per gli orfani dell’Aids di Nuyambani, in Kenya, fondato dal gesuita e medico italo-americano Angelo D’Agostino, che dal 1999 offre assistenza medica, formazione e lavoro ai piccoli ospiti ed è diventato ormai un “centro pilota” per altre aree devastate dalla pandemia. C’è poi l’ospedale “San Vincenzo de’ Paoli” a Sarajevo, voluto per offrire una struttura sanitaria cattolica (con presenza di religiose) alla multietnica capitale della Bosnia ed Erzegovina, e – per citare una realtà realizzata dopo il Giubileo del 2000 – la “Casa di accoglienza Giovanni Paolo II Opera Don Orione” a Montemario, ristrutturata e attrezzata per assistere e ospitare i pellegrini disabili che vengono a Roma. Senza dimenticare il sostegno alle diocesi in via di costituzione (come in Amazzonia), ai centri di educazione cattolica (con relative borse di studio), all’attività ordinaria svolta dal Pontificio consiglio “Cor Unum” per le emergenze e le catastrofi naturali che si verificano nelle varie parti del mondo. Un’abitudine alla solidarietà che è antica quanto la ChiesaL’Obolo di san Pietro è una pratica antica quanto la Chiesa, come testimonia l’attività delle comunità cristiane delle origini: nasce con lo stesso cristianesimo. Si trova infatti negli Atti degli apostoli la pratica di sostenere materialmente coloro che hanno la missione di annunciare il Vangelo, perché possano impegnarsi interamente nel loro ministero prendendosi anche cura dei più bisognosi (cfr At 4,34; 11,29). Per aderire – non soltanto in occasione della Giornata per la carità del Papa, ma in ogni momento dell’anno – è sufficiente una carta di credito, e si può subito procedere ad una “donazione on line” a sostegno della missione apostolica e caritativa del successore di Pietro. Sul sito vaticano (www.vatican.va) le istruzioni sono disponibili in sei lingue: italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese. Non mancano, ovviamente, gli altri mezzi consueti per far giungere al Papa le offerte: il conto corrente postale n. 75070003 intestato a “Obolo di san Pietro”, 00120 Città del Vaticano; o il conto corrente bancario, intestato a “Obolo di san Pietro” presso Unicredit Banca d’impresa (Cin B – Abi 03226 – Cab 03202). Si chiama “Obolo di san Pietro” l’aiuto economico che i fedeli offrono al Papa come segno di adesione alla sua sollecitudine verso le molteplici necessità della Chiesa universale e per le opere di carità in favore dei più bisognosi. Le offerte dei fedeli al Papa sono destinate alle opere ecclesiali, alle iniziative umanitarie e di promozione sociale, come anche al sostentamento delle attività della Santa Sede. Il Pontefice, come Pastore di tutta la Chiesa, si preoccupa anche delle necessità materiali di diocesi povere, istituti religiosi e fedeli in gravi difficoltà: tra i destinatari degli aiuti figurano infatti poveri, bambini, anziani, emarginati, vittime di guerre e disastri naturali, senza contare gli aiuti particolari a vescovi o diocesi in situazione di necessità, nell’ambito ad esempio dell’educazione cattolica, ma anche dell’assistenza a profughi e migranti. Già di Gesù si dice che “andava per città e villaggi, predicando e annunciando il regno di Dio, e con lui erano i Dodici e alcune donne… che l’assistevano con le loro sostanze”, come riporta il Vangelo di Luca (8,1-3). Le donne povere offrivano le loro braccia per lavorare, preparare il vitto, allestire giacigli, cucire, tessere; quelle ricche offrivano denaro a Gesù e ai suoi discepoli, come la moglie del re Erode, Giovanna, riconoscente per la guarigione ottenuta. Dopo la morte di Gesù, pari assistenza fu prodigata agli apostoli; ne parla Paolo nelle sue lettere, in cui dispone la “colletta” ogni domenica ai membri delle comunità primitive. Come “legalizzazione dei contributi in maniera continua e precisa” – si legge in un volume sull’Obolo curato da Igino Giordani – l’Obolo odierno si può invece far risalire agli anglosassoni, alla fine del secolo VIII”.