Entrare nelle case per pregare e anche per conoscere direttamente la gente, parlare, prendere atto delle situazioni: è in tal modo che don Cesare Provenzi, titolare della parrocchia di San Rufino e vicario foraneo di Assisi, ha inteso trascorrere la Quaresima in preparazione della Veglia pasquale presieduta nella cattedrale dal vescovo mons. Sorrentino Sabato santo 3 aprile a partire dalle ore 22.30. Ne abbiamo parlato con lo stesso don Cesare.
Per quale motivo ha affrontato personalmente la benedizione delle famiglie? “Nell’anno della Missione ho privilegiato l’incontro personale con loro affinché la tradizionale benedizione pasquale non fosse un gesto simbolico, ma un momento fondamentale per portare l’annuncio del Risorto e risvegliare un cammino di fede a volte assopito. Ovviamente, considerata la vastità e la densità demografica della parrocchia, sono stato obbligato a pianificare le visite tralasciando la parte ‘burocratica’ dell’attività di parroco”.
Che accoglienza ha riscontrato? “Forse perché il parroco è ancora un punto di riferimento, l’accoglienza è stata estremamente cordiale. Perfino nelle famiglie che non hanno voluto la benedizione pasquale si è verificata un’occasione di dialogo; tra queste, anche famiglie non cristiane”.
Non sarà certamente mancato il modo per raccogliere opinioni, problematiche… “Le problematiche scaturite dagli incontri vertevano soprattutto su difficoltà legate alla vita pratica: lavoro con un futuro incerto, difficoltà economiche, mancanza di prospettive occupazionali per i giovani”.
Quale grado di religiosità ha avvertito nell’ambito della parrocchia? “Più che gradi, coesistono due diverse visioni di ‘religiosità’: da un lato la fede tradizionale e devozionale; dall’altro una maggior ricerca di senso e di conoscenza dei contenuti di fede, ma vissuta in maniera individualistica”.
C’è una una circostanza, un evento che durante la festività pasquale più la coinvolge? “Senza dubbio il momento di maggior coinvolgimento è la grande Veglia pasquale, evento fondante e culmine di tutto l’anno liturgico; il grido di vittoria che Cristo fa risuonare sul mondo intero è il grido che rinnova la speranza, incoraggia e sostiene ogni uomo di buona volontà”.
La comunità rimpiange qualche tradizione, qualche usanza o qualche rito che risulta oggi ridimensionato o abolito? “Ho percepito una certa nostalgia della rituale benedizione dei cibi pasquali, importante negli anni della cultura contadina e progressivamente caduta in disuso. Ho deciso pertanto di ripristinarla, constatando il gradimento dei parrocchiani. Anche alcune ‘pietà popolari’ nel corso dell’anno sono state riprese: la festa della Madonna di Porta Perlici, la festa di santa Rita, le feste delle confraternite.”