Nel 1992 mio padre Remo avvertì l’esigenza di fare qualcosa che potesse produrre un momento di riflessione di fronte all’allora già esistente processo di annichilimento dei valori riguardanti la famiglia. Nacque così la ‘Festa della maternità’. Dal 1992 ad oggi le cose non sono certamente cambiate. La vita, nella sua sacralità, ci giunge come dono, come il dono più grande che Dio elargisce ad ogni uomo. La vita è un bene donatoci da Dio, che non rientra nella disponibilità dell’uomo: l’uomo non può e non deve disporre della vita. In una parola, l’uomo non può e non deve uccidere; sapendo che, ogni qualvolta lo fa, viene meno l’armonia che è in natura. Parlare allora di libertà, di pace, mi viene consequenziale: la libertà non è l’arbitrio di fare ciò che si vuole in dispregio di tutto e di tutti ed in ossequio soltanto al proprio egoismo, bensì è sempre e comunque l’assunzione di responsabilità ad operare le proprie scelte e rispondere del proprio operato; così come la pace non ricostruisce con le bandiere ma si fonda anzitutto nel rispetto e la tutela della vita umana, dal suo concepimento, fino al suo ultimo istante. Come si può credere di concorrere a costruire la pace, ammettendo l’aborto? È inconcepibile! Dico queste cose con la chiarezza che discende dal vivere coerentemente questi ideali: la maternità e la paternità, la famiglia, il matrimonio, valori e istituzioni a fondamento dell’uomo e della società. Oggi, troppo spesso, si pensa ad una vita nuova come ad un peso, un onere eccessivo da sostenere; e la famiglia poi, per carità! Assai più facile non assumersi la responsabilità alcuna. In realtà è proprio vero. Una nuova vita è un onere e fonte di grandi responsabilità, così come la famiglia può risultare un peso assai gravoso. Però posso garantire, perché felicemente sposato e padre di tre figli, che dietro queste responsabilità, questi ‘pesi’, c’è la gioia, quella vera, quella di cui ogni essere umano ha bisogno. E non è importante essere ricchi o poveri, belli o bruti, intelligenti o stolti: è fondamentale invece saper vincere i propri egoismi, riuscendo a donarsi agli altri a partire dal proprio coniuge e dai propri figli, senza pensare a se stessi. Allora la gioia, quella vera, inonda i cuori e tutto si colloca al posto giusto. Nasce così la certezza che dietro quelle rinunce, dietro quei ‘sì’ detti agli altri, non vi sia una diminutio ma una pienezza di vita. In prossimità della Festa della maternità, è utile ripensare e ricollocare la vita, dono del quale il Signore ci fa destinatari istante dopo istante.
La arricchente fatica di accogliere un dono
Festa maternità. I valori all'origine di quest'evento diocesano
AUTORE:
Massimo Valigi