Immaginare di essere un buon padre che sostiene la propria famiglia, fonte di gioia e di serenità, è quello che desiderano tutti i papà del mondo, e con loro Jamal. Jamal nasce a Fés, in Marocco, e fino a trent’anni tutto procede secondo natura: lavora come tassista e fotografo, si sposa e mette al mondo tre bambini. La sua vita scorre tranquilla fino a quando, un giorno, perde la madre malata di diabete. Purtroppo Jamal, pur essendo in sovrappeso, non può permettersi di fare nemmeno delle semplici analisi del sangue in un Paese dove i servizi sanitari di base non sono assicurati.
La perdita della madre non diventa per lui un campanello d’allarme e trascura la sua salute, non pensando di avere il diabete.
Il suo calvario comincia circa tre anni fa: sulle orme della madre, a Jamal vengono amputati una mano e un piede, e con questi la sicurezza di mantenere la famiglia. La moglie non si arrende. Su di lei va tutto il carico di una famiglia numerosa, ma l’amore le dona la forza di andare avanti, di fasciare le ferite inferte dalla malattia, di aiutare il marito, con un fisico più grande e pesante di lei, dalla cura dell’igiene all’alimentazione e a scendere quattro piani di scale.
Non è facile per Jamal vivere in un appartamento al quarto piano senza ascensore, eppure tutti i giorni scende, gli amici lo spingono con una carrozzina e va al suo banchetto dove vende dolciumi per i bambini.
La sua storia arriva in Caritas a marzo grazie a Nadia, mediatrice culturale. Il lettore ricorderà forse l’appello per comprare una carrozzina elettrica. Da lì è partita la rete di solidarietà tra i volontari della Caritas, amici e parenti, i vari mezzi stampa, un passaparola per Jamal, che è entrato nelle nostre vite, “perché quando un fratello chiede aiuto, non possiamo chiudere gli occhi, il suo dolore è il nostro così come la sua gioia”, afferma il direttore Mauro Masciotti.
L’idea della carrozzina elettrica viene poi abbandonata quando Jamal scopre che con una protesi potrebbe tornare a camminare. Si procede verso il nuovo progetto, e dalla Festa dei popoli di giugno cominciano ad arrivare le prime donazioni: dalla Comunità di Sant’Egidio, dagli amici, dai volontari e da tutta la famiglia e amici di Nadia in Italia e in Marocco, e perfino dall’America. Una grande rete di solidarietà viaggia con Nadia fino a Fés per le vacanze estive e per donargli una protesi.
A fine agosto Jamal ritorna a camminare: una nuova vita, un nuovo inizio. “Prego per voi tutti – dice al telefono Jamal piangendo per la gioia. – Che il Signore vi doni il meglio dalla vita. Ringrazio tutti voi che mi avete aiutato, vi porto nel cuore”.