Italia, attenta a pericolose derive

Caritas. Si è appena concluso il 32'Convegno nazionale, tenutosi ad Assisi

Casa e lavoro per gli italiani, integrazione degli immigrati: sono alcune delle ’emergenze povertà’ che hanno interpellato i circa 600 delegati riuniti ad Assisi (23 – 26 giugno) per il 32’convegno nazionale delle Caritas diocesane. Il tema era ‘Animare al senso della verità attraverso le opere: conoscere, curare, tessere in rete’. I tre temi del momento. Casa e lavoro sono le due emergenze segnalate in apertura di convegno da mons. Giuseppe Merisi, presidente di Caritas italiana. La casa al nord ed al centro Italia, ha ricordato, ‘pesa fino all’80% sullo stipendio familiare’. Serve quindi ‘una nuova politica della casa popolare a riscatto e una forte detrazione fiscale sul costo per affitto’. Per trovare soluzioni al tema lavoro al Sud, il vescovo ha suggerito un piano contro la disoccupazione che valorizzi le abilità (artigianato), il territorio (ambiente, turismo), la cooperazione e i consorzi. Mons. Merisi ha poi chiesto una politica dell’immigrazione ‘attenta ad evitare chiusure, capace di superare le lentezze burocratiche, dare certezza ai diritti sociali e civili, offrire pari opportunità e investire in programmi di integrazione prima che in programmi di trattenimento ed espulsione (Cpt, rimpatri, espulsioni), pur a volte drammaticamente necessari’. Fuori dalle ‘convenzioni’. ‘È proprio necessario che ogni opera che nasce dalla Chiesa finisca per convenzionarsi? Non è meglio la fierezza di non appoggiarsi a nessuno, se non al flusso di carità che viene dalla nostra gente?’. Una domanda e un suggerimento implicito quello dato dal card. Attilio Nicora, presidente dell’Apsa (Amministrazione patrimonio sede apostolica), ai partecipanti al convegno, parlando dell’uso dei beni e dei mezzi poveri nella Chiesa, e invitando ‘a fare attenzione a mantenere limpida l’identità cristiana delle opere di carità’. Don Giancarlo Perego, responsabile del Centro documentazione Caritas italiana – Migrantes, a sua volta ha commentato alcuni aspetti del pacchetto sicurezza approvato in Senato: la presenza dell’esercito nelle strade, a suo avviso, è accettabile ‘nella misura in cui non sia uno strumento di guerra, ma rappresenti un popolo che insieme cerca di affrontare le emergenze. Ma dovrebbe essere un esercito disarmato per combattere una serie di situazioni di illegalità, e non uno strumento di violenza e di potere che si inserisce sul territorio’. Altrimenti, ‘se si innesca un meccanismo di sicurezza esasperato rischiamo di affrontare situazioni di lotta di classe, contrapposizione e conflittualità’. Immigrati e integrazione. Il reato di immigrazione clandestina e i rischi per i rifugiati? ‘Il destino di questo provvedimento dovrà misurarsi con una società civile molto vigile e una magistratura molto attenta, che non mancherà di farsi sentire per difendere i diritti dei rifugiati’. Questa la valutazione di Laura Zanfrini, docente di Sociologia delle relazioni interetniche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, espressa ai giornalisti a margine del convegno. I provvedimenti repressivi, a suo avviso, sono ‘segnali che comunque ci fanno riflettere, perché l’Europa è stata la culla dei diritti umani e il continente tradizionalmente più aperto, ma rischia oggi di farsi superare da altre regioni del pianeta che ritenevamo più arretrate sul fronte dei diritti umani’. Secondo Zanfrini ‘sicurezza e integrazione si possono coniugare, ma noi abbiamo finora posto male la questione: non è un problema integrare gli immigrati, bensì costruire una società più coesa, che ascolti anche le istanze di sicurezza di tutta la popolazione’. Ha rincarato la dose Antonio Papisca, dell’Università di Padova: è in atto – ha affermato – ‘il tentativo di distruggere la meravigliosa costruzione dell’ordine mondiale fondato sul diritto internazionale dei diritti umani’. Per contrastare questa ‘pericolosa deriva’, ha invitato a difendere la Carta e le funzioni dell’Onu, lanciare una grande mobilitazione per un disarmo reale, lottare per la difesa dei beni pubblici globali come l’acqua, l’ambiente naturale e il patrimonio culturale e artistico dell’umanità’. In visita alle opere-segnoLa prima volta che si tenne il convegno nazionale Caritas ad Assisi fu nel 1981, mentre altre 9 volte si è svolto, sempre in Umbria, a Collevalenza. Le Caritas diocesane dell’Umbria hanno dato il loro apporto al convegno soprattutto per l’esperienza maturata da oltre dieci anni nel dare vita a opere segno: strutture di accoglienza in cui si educa al senso della carità. Occasione per conoscere da vicino alcune di queste opere è stato il pomeriggio del 25 giugno; il convegno si è fatto itinerante con la visita alle case ‘Il Germoglio meraviglioso’ della diocesi di Foligno, ‘Il Casolare’ dell’archidiocesi Perugia-Città della Pieve e ‘L’abbazia di Villa San Faustino’ della diocesi di Orvieto-Todi. Nelle case di accoglienza delle Caritas umbre ‘è in atto un tentativo di esprimere alcune opere legandole al territorio e pensandole come parte di un progetto unico’ commenta mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana. Sono anche esse, insieme a tante altre, opere di misericordia fatte di ‘gesti e azioni concrete che il cristiano è invitato a compiere a favore del prossimo, bisognoso nel corpo e nello spirito. Sono opere, cioè azioni concrete in risposta a bisogni concreti, misurate su di essi, così come vengono colti nell’immediatezza dei rapporti quotidiani’.

AUTORE: Patrizia Caiffa