Un congresso caratterizzato da “entusiasmo” ed “energia”, con una larga partecipazione di giovani, ma anche tanti professionisti da diverse parti del mondo. È il primo bilancio che mons. Paul Tighe, segretario del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, traccia del congresso sulla stampa cattolica organizzato in Vaticano (4-7 ottobre). L’incontro, al quale hanno partecipato più di 200 giornalisti ed esponenti dei media cattolici provenienti da 85 Paesi del mondo, si è concluso con le parole di Benedetto XVI, che ha invitato gli operatori dei media a “tenere accesa nel mondo la fiaccola della speranza, per vivere degnamente l’oggi e costruire adeguatamente il futuro”. Abbiamo rivolto alcune domande a mons. Tighe. Quali le conclusioni e le prospettive aperte dal congresso? “Il congresso ha fatto emergere un fatto sostanziale: gli operatori della stampa cattolica hanno bisogno di parlarsi, scambiarsi esperienze, confrontarsi a raggio sempre più largo sui tanti temi che la società e la Chiesa pongono loro. C’è bisogno di coordinare i modelli educativi, aggiornarli secondo l’esigenza dei tempi e dei mutamenti di una società largamente condizionata proprio dallo sviluppo delle nuove tecnologie. Da questo punto di vista il congresso è stato un grande momento di dibattito, ma soprattutto di confronto. In particolare è emersa l’importanza che riveste la stampa cattolica non solo come forma di comunicazione all’interno della Chiesa, ma anche come strumento per favorire la crescita e lo sviluppo della società”. La stampa cattolica, ha ribadito il Papa, deve “percorrere la strada maestra della verità”. In che modo?“A indicarci il percorso è stato proprio Benedetto XVI quando ha affermato che ‘la ricerca della verità dev’essere perseguita dai giornalisti cattolici con mente e cuore appassionati, ma anche con la professionalità di operatori competenti’. Il piano della formazione è, dunque, il primo obiettivo. A un mondo in cui è difficile riconoscere e ricostruire la gerarchia dei valori, la comunicazione ha aggiunto una propria rivoluzione tecnologica: il risultato può apparire quello di un mondo a soqquadro, se non di una Babele in cui è difficile districarsi. Da qui l’importanza e la necessità di sviluppare il profilo morale di tutta la questione comunicazione. Solo così la strada della verità non sarà un miraggio irraggiungibile”. Come mettere in relazione i nuovi media con i “vecchi”, come la stampa? “Tutti, durante i lavori, hanno visto come un fattore positivo l’avvento dei nuovi media, sia perché favoriscono la collaborazione e la condivisione dei contenuti dell’informazione, sia perché rappresentano un’opportunità per raggiungere persone prima irraggiungibili. Basta pensare alle opportunità offerte dalle nuove tecnologie per instaurare un dialogo con i giovani. Va però precisato che internet non è una forma di stampa tradizionale on line. Ci sono linguaggi differenti. Internet, infatti, cattura velocemente l’attenzione del lettore, ma poi questa va rimandata a una lettura più profonda. Ed è qui che entrano in gioco i cosiddetti ‘vecchi’ media, come la stampa. Internet è il link che rimanda alla ‘parola scritta’, la quale richiede una meditazione, una lettura altra”. Al congresso erano rappresentati i mezzi di stampa cattolici di tutto il mondo. C’è una linea di lavoro comune?“Nonostante la diversità dei mezzi e dei contesti socio-culturali, come ha ricordato il Papa durante l’udienza, c’è una ‘irrinunciabile missione’ che riguarda tutta la stampa cattolica. ‘La fede cristiana – ha detto Benedetto XVI – ha in comune con la comunicazione una struttura fondamentale: il fatto che il mezzo ed il messaggio coincidono; infatti il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, è, allo stesso tempo, messaggio di salvezza e mezzo attraverso il quale la salvezza si realizza’. Questa certezza è la base su cui costruire reti di solidarietà tra le diverse realtà”. Quale il ruolo della stampa cattolica locale? “È un ruolo di primo piano. Al congresso abbiamo apprezzato diverse esperienze, come le 187 testate che aderiscono alla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), i circa 2.000 giornali parrocchiali che in Francia vengono distribuiti da 150 mila volontari, la testimonianza di una suora pakistana che ha promosso nel suo Paese diversi progetti per l’alfabetizzazione dei giovani perché, come dice, readers will be leaders (coloro che sanno leggere saranno i leader del futuro). Sono realtà che rappresentano la particolarità del contesto. Anche se i mezzi sono diversi l’uno dall’altro, l’entusiasmo e l’ingegno sono uguali”. Quali le sfide per il futuro? “In che modo lavorare insieme? Come sostenere il nostro lavoro? Quali risorse condividere? Questi interrogativi riassumono bene le sfide per il futuro, che riguardano la condivisione e la solidarietà. In questo, internet può offrire un valido aiuto per conoscere le cose buone già avviate in altri Paesi e creare reti di collaborazione. Perciò l’impegno primario consiste nello sviluppare una sana interattività che aiuti anche a discernere tra le tante voci, perché non tutto ciò che si ‘ascolta’ in internet è la voce della Chiesa”.