Qualche settimana fa la comunità ortodossa di Terni ha festeggiato dieci anni della propria presenza presso la chiesa di Sant’Alò, che la diocesi di Terni mise a loro disposizione affidandola a padre Vasile Andreaca. Nel 2001, mons. Vincenzo Paglia, in occasione della solenne chiusura della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, decide di offrire alla comunità romena ortodossa una chiesa in cui costoro potessero pregare nella propria lingua e secondo la loro tradizione orientale. Nel novembre 2002 il Patriarcato ortodosso romeno mandò a Terni, per essere parroco della nascente ma già numerosa comunità religiosa, padre Vasile.
Nel fare il bilancio di questi dieci anni, il parroco ha ricordato le iniziali difficoltà nel riunire tante persone dislocate su un vasto territorio, ma soprattutto i buoni risultati raggiunti con 800 battesimi effettuati e 100 matrimoni celebrati nella chiesa di Sant’Alò, che è diventata un punto di riferimento religioso frequentato da numerose persone nel corso della settimana e per le celebrazioni liturgiche domenicali. Padre Vasile ricorda anche come la comunità romena si rivolga alla parrocchia per questioni pratiche come orientamento al lavoro e traduzioni.
“La parrocchia rappresenta anche un punto di riferimento per i fedeli per affrontare meglio la loro condizione di immigrati. Ed è per questo che offro loro supporto ed assistenza non solo religiosa; ogni anno – continua – faccio 30.000 km per far visita ai fedeli che vivono anche ad Orte, Foligno e Spoleto, dove c’è anche una cappella, nel quale ci riuniamo per le preghiere. Da cinque anni, vado in ospedale ad assistere spiritualmente i fedeli e, ogni due settimane, visito i detenuti di rito ortodosso in carcere”.
Avere a disposizione una chiesa è stato fondamentale per riunire la comunità romena che ha in Sant’Alò un punto di riferimento vitale, sia religioso e spirituale sia come luogo di incontro per conoscersi e socializzare. Da cinque anni ad esempio, la domenica, una volta terminata la celebrazione liturgica, le famiglie rimangono insieme per il pranzo.
“Siamo grati al vescovo Paglia e a tutta la Curia per averci concesso la chiesa di Sant’Alò e per esserci stati vicini in tutti questi anni. Teniamo molto a questa amicizia, ormai consolidata, e credo che questo sia un esempio di dialogo ecumenico, di accoglienza e di integrazione che fa onore ad entrambi. Più che una parrocchia, considero Sant’Alò una missione cristiana” conclude padre Vasile.