Si è indebitata con sette finanziarie (di quelle che fanno pagare gli acquisti a rate) e due banche. Troppo per una famiglia. E’ il caso emblematico di una situazione sempre più diffusa di ‘indebitamento per consumi’ di persone che finiscono per rivolgersi agli usurai o che restano in debito a vita con le finanziarie (e con le società di recupero crediti cui le finanziarie cedono i crediti) come nel caso di una persona che dovrà cedere un quinto del suo stipendio per 24 anni e di un’altra che per aver comprato due macchine a rate si è indebitata per 42 anni. Sono persone a rischio usura perché non tutelate dalla legge come avviene, invece per le imprese che quando non riescono a pagare i creditori possono chiudere bottega, e debiti, con il “fallimento”. L’allarme sulla crescita di indebitamento per consumi è stato dato martedì scorso a Perugia, al convegno regionale voluto dalla Regione e dalla Fondazione Umbria contro l’usura per fare il punto sulla lotta all’usura. “In Italia non abbiamo strumenti per dissuadere questo tipo di indebitamento, ha detto Ugo Antinolfi, consulente tecnico della Fondazione, richiamando la scelta fatta negli Usa o anche in Olanda e Francia, che nella loro legislazione hanno introdotto l’istituto legale della “insolvenza del privato”, ovvero del ‘fallimento’ personale. Una possibilità che impedendo alle varie finanziarie di perseguire la persona per tutta la vita le costringerebbe ad essere più prudenti nel concedere prestiti”.Al convegno per i sei anni di attività della Fondazione è stata sottolineata l’importanza della “prevenzione”, ovvero della concessione di prestiti a lavoratori dipendenti, autonomi, commercianti pensionati e anche disoccupati ai quali le banche non aprono gli sportelli perché li ritengono inaffidabili per essere, ad esempio, iscritti all’elenco rischi o in ritardo nel pagamento delle rate del mutuo. In sei anni su 574 richieste di aiuto la Fondazione ne ha accolte 245 assumendo impegni per circa 15 miliardi e 500 milioni di Lire, con risultati positivi, sia sociali, per la soluzione data a situazioni personali familiari e di piccole attività commerciali, sia economici dato che il 79% del prestito è stato restituito. Con un tasso di insolvenza pari o migliore di quello che si registra nei prestiti bancari. “Risultato soddisfacente” ha commentato il Presidente della Fondazione Piero Cenci. Risultato a rischio per il prossimo anno se il Governo non provvederà a versare la sua parte per il finanziamento del fondo di prevenzione. Mancano all’appello i versamenti degli ultimi due anni. Dovrebbero essere in arrivo, ma l’ultima comunicazione è del 29 agosto. Poi silenzio. Stessi problemi a livello nazionale. “E’ una vergogna – ha detto Tano Grasso, presidente della Fondazione antiraket- che ad oggi oltre 51 milioni di Euro destinati per il 2002 alle Fondazioni e ai Confidi antiusura, siano ancora giacenti nelle casse del Ministero dell’economia” mentre occorrerebbe una strategia che “il Governo non ha” e il potenziamento dell’attività di prevenzione. A garantire continuità al fondo non bastano i rientri dei prestiti né le quote dei soci fondatori: Regione dell’Umbria, Province di Perugia e Terni, sindacati, associazioni degli artigiani e commercianti e piccole imprese, Conferenza episcopale umbra e alcuni Comuni. “La Regione ha aumentato il suo contributo nonostante le difficoltà economiche” ha detto la presidente Maria Rita Lorenzetti, invitando i Comuni che non l’hanno fatto contribuire direttamente ed anche , ha detto Cenci, sostenendo l’apertura di “centri d’ascolto” su tutto il territorio. Altri i problemi registrati nell’attività di soccorso alle vittime dell’usura che in questi sei anni sono state 25, con un impegno finanziario della Fondazione per quasi 1.400 milioni di Lire, con il 70% di usurati che restituiscono puntualmente il prestito ricevuto. Le preoccupazioni del Presidente della Fondazione riguardano la diminuzione di richieste di intervento, peraltro relative a fatti di diversi anni fa. Segnale di un “preoccupante calo di fiducia nello Stato e nelle sue articolazioni” ha commentato Cenci segnalando anche “un aumento di diffidenza nei confronti di un sistema processuale penale che ritengono lento e più attento a garantire i diritti degli indagati che non quelli delle vittime”.Anche le Chiese umbre nella lotta all’usuraLa Conferenza Episcopale umbra è tra i soci fondatori della Fondazione Umbria contro l’usura e fa parte del Consiglio della Fondazione formato da persone che gratuitamente danno il loro tempo e la loro professionalità. Volontariato è anche quello del Presidente Piero Cenci che nella sua relazione ha sottolineato il contributo dato dalla Ceu. “La Chiesa ha portato nella nostra istituzione la sua sensibilità nei confronti degli ultimi e la sua radicata, insostituibile presenza nel territorio e soprattutto ne cuore delle persone” ha detto Cenci, esprimendo forte apprezzamento per “l’annunciata destinazione di 200 milioni di Lire destinati ad interventi per casi particolarmente meritevoli ma senza adeguata capacità di rimborso”. “Le Chiese umbre apprezzano i criteri di legalità, operatività e solidarietà e di attenzione alla famiglia ed alla persona con cui opera la Fondazione” ha detto mons.Luigi Filippucci, delegato della Ceu nel Consiglio, sollecitando l’arrivo a destinazione dei fondi dovuti “quando noi ci impregniamo a trovare i soldi per aiutare chi è in queste difficoltà”. Mons.Filippucci ha ricordato l’impegno e la collaborazione dei Centri d’ascolto delle Caritas che ” operano insieme, anche con le istituzioni”. I vescovi, ha concluso, “incoraggiano a ricostruire legami forti nella società a sostegno dei più deboli superando pietismi e assistenzialismo”. L’Ambulatorio antiusura: un servizio della FondazioneAssistenza psicologica, commerciale, legale, tributaria, bancaria è quanto offre il cosiddetto “Ambulatorio antiusura” grazie al servizio dei componenti del COnsiglio direttivo della Fondazione e di volontari e consulenti esterni. Il servizio della psicologa, Paola Briglia, si è rivelato particolarmente utile per definire un identikit di quanti si indebitano al di sopra delle loro possibilità e non riescono più a gestire la situazione. La Psicologa ha incontrato circa la metà di coloro che si sono rivolti alla Fondazione, circa 200 persone dal 1997, non solo indebitate ma anche confuse e spaventate da quello che stanno vivendo. Alla psicologa chiedono come possono confrontarsi con i familiari, cosa dire ai figli senza perdere la loro fiducia e stima. Spesso sono ansiosi o depressi, comunque con personalità deboli o troppo sicure di sé, bisognose di aiuto per affrontare la situazione. “Sono arrivati casi di indebitamento per gravi malattie familiari, persone sprovvedute che sono state raggirate, donne che hanno firmato a garanzia per il compagno o il marito o il figlio, a per un amico, giovani coppie cui è andata male l’attività appena avviata”. Si sono presentate anche persone depresse, eccitate , con seri disturbi psichiatrici.La Fondazione rappresenta l’ancora di salvezza dalla quale qualcuno si aspetta anche il miracolo. Ma su questo non sono ancora attrezzati.
Indebitato per 42 anni per aver comprato l’auto a rate
Fondazione Umbria antiusura: senza i soldi del Governo prevenzione a rischio
AUTORE:
MariaRita Valli