Un anno dopo lo sciopero generale per l’esplosivo rogo alla Umbria Olii di Campello sul Clitunno, in cui morirono 4 persone, i sindacati tornano a parlare con forza di sicurezza sul lavoro. Lo fanno perché, alle lettere spedite nel febbraio dello scorso anno alle associazioni di impresa, Confindustria non ha ancora risposto (al contrario di Confapi, Cna e Confartigianato). Si chiacchiera molto di sicurezza, ma nulla o poco si fa. Dal dramma di Campello altri, altrettanto clamorosi, hanno attirato l’attenzione dei media e dell’intero Paese: prima i 7 morti dell’acciaieria Thyssen-Krupp di Torino, poi, il 3 marzo, i 5 di Molfetta. Sicurezza, scioperi in arrivo? ‘Andare oltre l’indignazione. L’Umbria un anno dopo’ è stato il titolo dell’assemblea regionale dei rappresentanti dei lavoratori sulla sicurezza di Cgil, Cisl e Uil, svoltosi una settimana fa alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli. Vi hanno partecipato i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls), i rappresentanti territoriali dei lavoratori per la sicurezza (Rslt) e i rappresentanti sindacali unitari (Rsu) dell’Umbria. E si sono detti cose logiche, ma che, evidentemente, serve ancora ribadire: un uomo (datore di lavoro) non può disporre della salute di un altro uomo (lavoratore); un uomo (lavoratore) non può vendere (monetizzare) la propria salute; un delegato o un sindacalista non può contrattare condizioni che peggiorino lo stato di salute di un lavoratore. I sindacati hanno minacciato anche ‘un vero e proprio stato di agitazione mirato e generalizzato’, se la questione sicurezza non sarà affrontata con la giusta serietà. Il loro appello è rivolto alle istituzioni regionali e alle associazioni degli imprenditori: la loro piattaforma parla di salute, sicurezza e legalità. Nei cantieri oltre le otto ore. E si rischia la vitaLe testimonianze degli Rls e degli Rlst, ascoltate ad Assisi, fanno venire i brividi. Tanti i problemi, tanta l’incuria, troppa la superficialità. ‘Gli incidenti sul lavoro avvengono perché non c’è lavoro – ha gridato alla platea il segretario della Uilm (metalmeccanici) di Perugia, Umbro Conti. – La precarietà è l’humus degli infortuni sul lavoro’. Gli operai vanno di fretta affinché i datori di lavoro rinnovino loro i contratti. Nei cantieri edili lavorano oltre 8 ore al giorno: 10 è la norma, specie se immigrati. E, con la stanchezza, aumenta inesorabilmente il pericolo. Il subappalto è un meccanismo pernicioso, se per garantire la sicurezza nei cantieri conta soprattutto l’organizzazione interna allo stesso cantiere. ‘In un grande cantiere di via Settevalli a Perugia – dichiara dal palco l’Rlst Mario Paolini – appena 12 o 13 lavoratori appartengono ad 11 ditte diverse. Quel cantiere è un pericoloso caos’. ‘Occorre rompere il cordone della complicità che lega l’azienda inadempiente in materia di sicurezza e il lavoratore sfruttato che ha paura di perdere il posto – dice il segretario regionale Cgil per la sicurezza, Sergio Mirimao. – Va sviluppata una legislazione a favore dei lavoratori: l’immigrato che denuncia il lavoro nero deve ricevere il permesso di soggiorno; i lavoratori che denunciano un’inadempienza devono ricevere garanzie per il proprio futuro’. I controlli dei sindacati’Nei cantieri edili il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza – afferma l’Rlst Mario Paolini – spesso è una finta bella e buona: in molte ditte è un parente del proprietario della stessa azienda, di solito un figlio o un nipote. Se le cose stanno così, come si fa a garantire, la sicurezza sui luoghi di lavoro? E poi, in ogni caso, l’Rsl, che ha appena 32 ore all’anno per vigilare, viene pagato direttamente dall’imprenditore. Dunque”. Dunque saremmo da capo. ‘Invece noi Rslt – prosegue Paolini – siamo pagati sia dai lavoratori, sia dai datori di lavoro. Per questo, quando entriamo in un cantiere siamo più temuti, poiché più liberi di agire, più indipendenti. Però, per controllare l’intera provincia di Perugia, siamo solo in 3: Luciano Fiorucci (Gubbio, Gualdo Tadino, Trasimeno e Nocera Umbra), Renato Baccianella (Foligno, Spoleto, Valnerina) ed io (Perugia, Todi, Deruta, Assisi, Bastia). Siamo troppo pochi. Inoltre, in quei cantieri dove c’è già un Rsl noi non possiamo entrare a controllare’. Danni alla salute dei lavoratori: 50 miliardi di euro all’annoI più alti vertici delle istituzioni, degli imprenditori, dei sindacati e anche della Chiesa concordano: ‘Di lavoro non si può morire’. Però, i fatti raccontano che di lavoro si muore ancora troppo, anche se negli ultimi quindici anni ‘ a livello nazionale – i morti sul lavoro sono passati da circa 2.500 a 1.232 (infortunati gravi: oltre 915 mila). ‘Il costo materiale dei danni alla salute dei lavoratori – ha detto ancora Mirimao – è di 50 miliardi di euro all’anno. Negli appalti, la formazione reale dell’imprenditore deve essere parte integrante del capitolato sulla sicurezza. Perché – ha continuato – per diventare operaio ci vogliono 5 anni di apprendistato, mentre per diventare impresa e partecipare ad un appalto basta una domanda? Dimezzare quel costo significherebbe risparmiare diverse manovre collettive: se alcuni non sono convinti delle ragioni morali, lo siano almeno di quelle economiche’.
Incidenti sul lavoro. L’indignazione non basta
Assemblea Cgil Cisl e Uil dei lavoratori addetti alla sicurezza. La precarietà - è stato sottolineato - è l'humus degli infortuni sul lavoro.
AUTORE:
Paolo Giovannelli