Mercoledì 26 ottobre è stato inaugurato l’Anno Accademico degli Istituti Teologico e Superiore di Scienze Religiose di Assisi, diretti rispettivamente da padre Giulio Michelini, ofm, e suor Roberta Vinerba. La mattinata si è aperta con la Messa nella cappella del seminario regionale di Assisi presieduta da monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, presidente della Conferenza episcopale umbra e moderatore dei due Istituti. Erano presenti docenti e studenti.
Ad oggi l’Istituto Teologico conta circa novanta iscritti ordinari, quello Superiore di Scienze Religiose oltre cento. Una cinquantina, invece, sono i docenti. In più ci sono circa cinquanta studenti ospiti del Centro teologico diocesano di Perugia-Città della Pieve.
La missio canonica ai docenti
Nell’omelia monsignor Boccardo ha sottolineato che la missione di ciascuno di voi, nella diversità dei carismi e dei ministeri, trova riferimento fondamentale in Cristo Signore.
“A nome dei Vescovi dell’Umbria e dei Superiori Maggiori degli Istituti di vita consacrata -ha proseguito il presule- desidero esprimere apprezzamento e gratitudine per il lavoro dei Docenti e dei Responsabili dei due Istituti di Assisi. La vostra dedizione, unita all’alto livello scientifico ed alla sicura fedeltà al Magistero, manifesta il vostro amore a Cristo e alla Chiesa e, direi, l’autentico spirito con cui servite la Verità.
Con questa fiducia vi affido oggi la missio canonica per la responsabilità formativa di tanti giovani che accompagnate nel cammino, prestando servizio volentieri, come chi serve il Signore e non gli uomini (Ef 6, 7). Possa il Sacrificio di Cristo a cui partecipiamo, come prima e principale parola d’apertura dell’anno accademico, ispirare, sostenere, orientare i compiti che vi attendono e gli impegni che vi assumete. A questa parola ciascuno di voi possa corrispondere giorno dopo giorno con generoso impegno! Nella fedele adesione ad essa sta il segreto di un anno gioioso e fecondo”.
I due Istituti a servizio dell’unità della Chiesa
“Volgendo lo sguardo a voi, cari studenti -ha evidenziato monsignor Boccardo- penso con riconoscenza: questa è la generazione che cerca il tuo volto, Signore (cf Sal 24, 6). Che cos’è, infatti, lo studio della teologia, se non un peculiare modo di cercare il volto di Dio? E così pure l’impegno nelle altre scienze, che cos’altro è se non l’approccio alla realtà dell’uomo, della Chiesa, della storia, in cui Dio rivela se stesso ed il suo imperscrutabile mistero di salvezza? Da qualunque prospettiva si accosti alla realtà, il credente sa di muoversi, per così dire, su una terra santa (cf Es 3, 5), perché nulla vi è di positivo, al di dentro o al di fuori dell’uomo, che non rifletta in qualche modo la divina sapienza. Inseriti vitalmente nel Cammino Sinodale delle Chiese in Italia, docenti e studenti sono sollecitati ad esercitare un’attenzione costante per interpretare i segni dei tempi in relazione al segno centrale della divina rivelazione, che è Cristo Signore.
In particolare, essi sono chiamati a porsi in modo sempre rinnovato al servizio dell’unità della Chiesa. E noi sappiamo bene che l’unità del Corpo ecclesiale si conserva e si edifica per mezzo del vincolo della pace, nella verità e nella carità (cf Ef 4, 3). È pertanto necessario che i nostri Istituti siano anzitutto luoghi di autentica sapienza cristiana, in cui ciascuno si impegna in prima persona ad operare una sintesi coerente tra la fede e la vita, tra i contenuti studiati e la condotta pratica”.
La prolusione di monsignor Castellucci
Al termine della celebrazione eucaristica per l’avvio dell’Anno Accademico, c’è stata la prolusione di monsignor Erio Castellucci arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, vice presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che si è tenuta nella Sala degli archi della sede dei due Istituti ad Assisi. Il presule si è soffermato a lungo su questo secondo anno del cammino sinodale delle Chiese in Italia dal tema I Cantieri di Betania e sul ruolo degli Istituti Teologici e Superiore di Scienze Religiose in questo processo.
“Se nel primo anno -ha detto l’arcivescovo di Modena- abbiamo ascoltato gli operatori pastorali, in questo secondo anno ascolteremo i villaggi, le critiche, i sogni e i desideri delle persone. Se necessario, ci lasceremo anche ferire. Ciò non vuol dire cadere nel relativismo e avallare tutto, ma fare memoria della passione che è depositata nel cuore delle persone. Nella prima fase del cammino sinodale è emerso come l’esperienza cristiana debba sempre più essere domestica e meno da uffici ecclesiastici. È necessario che i volti siano centrali e non tanto le parole. C’è urgenza di riagganciare il servizio all’ascolto della Parola.
Ed ecco allora il ruolo degli Istituti Teologici e Superiori di Scienze Religiose: alimentare tutti gli operatori pastorali ripartendo dalla sorgente che è la Parola di Dio, filtrata dalla tradizione viva della Chiesa.
A breve -ha concluso il vice presidente della Cei- chiederemo la disponibilità ai teologi per costituire un comitato nazionale che lavori già da questa seconda fase di discernimento e che poi dovrà fare opera di lettura sapienziale di tutto ciò che emergerà. Per fare questo ci vogliono gli strumenti spirituali e non quelli sociologici che solo chi si dedica allo studio della teologia può fornire”.