In Umbria potrebbero esserci 200 casi Eluana

Si tiene a Perugia un Convegno sul fine vita, organizzato dall'Associazione medici cattolici

‘Non esistono stime ufficiali sul numero dei pazienti in stato vegetativo in Italia e tantomeno in Umbria’ esordisce Mario Timio, medico, presidente dell’Associazione medici cattolici (Amci) dell’Umbria nei giorni del Convegno sul fine vita che si sta svolgendo a Perugia. ‘Non esistono stime ufficiali perché i pazienti in questo particolare stato sono distribuiti in strutture diverse: ospedali e hospice quando si trovano all’inizio del periodo o alla fine, e dunque vi stanno per poco tempo; strutture private o parastatali, case di accoglienza; ma molti sono anche nelle famiglie. Esistono poi degli stati pre-vegetativi, che differenziano ulteriormente la casistica di questo genere. Ad ogni modo, si può stimare che in Italia vi siano circa 2.500 casi di stato vegetativo, e 200 sarebbero i casi in Umbria’. Il dott. Timio prosegue spiegando come, anche a causa di questa distribuzione diversificata nelle strutture, lo Stato faccia davvero pochissimo per queste particolari situazioni. ‘La maggior parte dei casi, infatti ‘ afferma ancora il medico – vive nelle famiglie, ed è proprio qui che si riscontrano le maggiori difficoltà. Lo Stato eroga solo aiuti economici, per accedere ai quali bisogna versare pressoché in stato di povertà. In realtà, però, chi assiste questi pazienti ha bisogno di molto di più: sostegno psicologico, ‘tecnico’, umano, perché per vivere queste situazioni ci vogliono molto amore e coraggio…’. Secondo il presidente dei Medici cattolici, spesso accade che molte persone in stato vegetativo vengano lasciate sole, specie nel caso degli anziani, quando le famiglie non ce la fanno ad assisterli per i motivi visti sopra. Per quanto riguarda poi la possibilità di trovare una soluzione comune e statale al problema del fine vita, Mario Timio ritiene che sia necessaria una legge quadro che faccia da riferimento, nella quale si affermi l’intangibilità del valore di ogni vita umana. Necessariamente – prosegue – va eletto un criterio di priorità nell’assistenza, verificando ogni volta la situazione sociale e familiare in cui si trova il paziente. ‘Per esempio, vi sono delle famiglie che ce la fanno da sole ad assistere un congiunto in stato vegetativo, altre invece no, e non solo per motivi economici. Allora da parte dello Stato va data priorità nell’assistenza laddove si possano verificare situazioni di abbandono e di degrado nei confronti di questi pazienti. Deve poi sempre rimanere chiaro che la vita è in ogni caso degna del massimo rispetto’. Mariangela MusolinoGli interventi al ConvegnoL’Associazione medici cattolici di Perugia (Amci) ha organizzato un seminario sul tema ‘Stato vegetativo. Scienza, etica e diritto a confronto’, sabato 28 marzo, ore 16 nell’aula dell’Accademia anatomo-chirurgica in via Enrico dal Pozzo, nella zona di Perugia del vecchio policlinico. Moderatori sono Mario Timio, presidente Medici cattolici, e Gabriella Angeletti, responsabile dell’ufficio diocesano Pastorale della salute. Dopo il saluto delle autorità, tra cui il preside di Medicina prof. Puxeddu e l’arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti, relazioni di Gian Luigi Gigli sul tema ‘Lo stato vegetativo: conoscenze scientifiche sull’attività cognitiva ed emotiva cerebrale’; I. Carrasco De Paula su ‘Identità della persona ed eticità degli interventi sulla vita’; Andrea Sassi su ‘Disponibilità della vita, deontologia medica e testamento biologico’. Seguirà discussione e conclusione.