Mercoledì scorso, con la suggestiva cerimonia dell’imposizione delle ceneri, è iniziata la Quaresima, lo spazio di quaranta giorni di preparazione alla Pasqua. I Vangeli di queste domeniche hanno lo scopo di farci riscoprire la nostra fragilità umana fisica (le ceneri) e morale (le tentazioni), accompagnando Gesù nel cammino di morte e risurrezione (la trasfigurazione). Ci insegnano che la vita è spazio prezioso di conversione dal peccato (la cronaca) non per disperare, ma per sperare fissando lo sguardo sulla misericordiosa bontà del nostro Dio sempre pronto ad accogliere (Padre buono) e a perdonare (l’adultera).
Oggi il vangelo ci presenta il racconto simbolico delle tentazioni di Gesù nel deserto, dopo un cammino di ricerca della volontà del Padre durato quaranta giorni sotto la guida dello Spirito Santo. Il racconto risale sicuramente a Gesù, perché nessuno, nella Chiesa delle origini, si sarebbe mai permesso di descrivere il Figlio di Dio in balia del demonio. È stato Gesù a narrare in maniera drammatica come in un film, la sua esperienza tutta interiore che caratterizzò l’inizio della sua missione. Da buon maestro popolare ha creato per questo le immagini vive che leggiamo, capaci di colpire la fantasia della sua gente e di rimanervi impresse.
Uno studioso benedettino, J. Dupont, ha ipotizzato che Gesù raccontasse la sua breve storia di tentazione per giustificare il rimprovero rivolto a Pietro a Cesarea di Filippo, quando questi voleva distoglierlo dal suo cammino di croce. In quella circostanza gli aveva rivolto proprio le parole conclusive del racconto delle tentazioni riportata da Matteo “Via da me, satana!”. Aveva poi aggiunto “Tu mi sei di scandalo, perché non pensi alla maniera di Dio, ma degli uomini” (Mt 16,22-23). Pietro gli avrà chiesto perché lo trattava in maniera così dura e Gesù deve aver narrato le tentazioni che aveva dovuto superare fin dall’inizio. Il discepolo stava tentando inconsciamente di distoglierlo dalla vera volontà di Dio, come aveva fatto il diavolo nel deserto. Perché fondamentalmente le tentazioni subite da Gesù riguardano proprio la sua missione. Sono cioè la ricerca del progetto fissato da Dio per salvare gli uomini.
Gesù, come uomo-messia, si è certo domandato quale era la volontà di Dio su di lui. Le aspettative umane del suo ambiente tentarono di dare orientamenti diversi al suo compito di Messia. Il diavolo glie ne propone tre esemplificazioni: La via dei miracoli per riprodurre i prodigi dell’Esodo (specie la manna) e per soddisfare i bisogni materiali fondamentali dell’uomo (il pane); costruire il Regno di Dio come un impero politico in contrapposizione a quello romano, basato magari sulla giustizia, capace di raccogliere tutti i regni del mondo e di farne una grande famiglia; dare alla propria attività un’impronta spettacolare capace di affascinare e creare successo. Erano le vie umane più sicure per impiantare un solido Regno di Dio nel mondo. Non era stato inviato per questo? Luca, in confronto a Matteo, inverte la successione delle due ultime tentazioni. Gli preme far terminare l’opera del tentatore a Gerusalemme sulla sommità del Tempio.
Infatti proprio nella città santa avrà termine l’opera del diavolo che tenta in ogni modo di ostacolare la missione del Figlio di Dio. Concluderà così il suo racconto, anticipando allusivamente il racconto della passione: “il diavolo si allontanò da lui per tornare al tempo fissato”. Il tempo fissato è quello in cui “satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era del numero dei Dodici. Egli andò a discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani” (Lc 22,3-4). La congiura ebbe luogo proprio nei locali del Tempio, dove il diavolo aveva lasciato Gesù. Era il culmine delle tentazioni. Ormai la via scelta da Gesù è quella dell’umile servizio e del dono della propria vita.
Per questo Gesù respinge energicamente quelle proposte diaboliche che sanno di stantio e di riciclaggio, altre volte sperimentate nella storia dell’umanità, in maniera sempre fallimentare. Sono le vecchie malattie dell’uomo condite sempre in salsa diversa: il materialismo, il potere tirannico, il successo. Non hanno mai portato all’umanità nulla di buono, anzi sono diventate cellule impazzite nell’organismo dell’umanità. Hanno sempre alimentato il cancro dell’egoismo, della fame, dei regimi dittatoriali, dell’effimero divenuto regola di vita. Sono alla base della nostra società ingiusta, corrotta, violenta, libertaria, godereccia, piena di idoli artificiali creati dalla moda e dai mezzi di comunicazione di massa, dove i poveri sono sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi.
Una società nichilista che crea figli a sua immagine ed somiglianza. Già S. Giovanni diceva che “tutto quello che viene dal mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo” (1 Gv 2,16). A queste tre tentazioni ciascuno di noi è esposto. Luca presenta Gesù tentato come uomo, perché pone il suo racconto dopo la genealogia umana di Gesù che fa risalire fino ad Adamo (Lc 3,22-28). Egli ha preso con impegno e serietà il suo ruolo di uomo tra gli uomini, assumendo interamente la nostra condizione creaturale senza sconti. La vita fu molto difficile per lui. La Lettera agli Ebrei lo descrive brevemente così: “Non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato. Accostiamoci perciò con piene fiducia al trono della grazia per riceve misericordia, trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno” (Eb 4,15-16).
La quaresima ci pone alla sequela di questo Signore tentato come noi, che ci invita a portare con lui la nostra croce quotidiana di lavoro e di sofferenza, imparando da Lui che sa essere ancora solidale con noi. Ci aiuta così a sopportare e superare la povertà della nostra condizione umana e l’insignificanza religiosa alla quale ci relega il secolarismo della nostra società.