In tre incontri le sfide ai cristiani d’oggi

Si sono tenuti, a cura del Meic di Perugia, momenti di riflessione su temi fondamentali quali le prove dell’esistenza di Dio, l’impegno politico, l’educazione

Si potrà ancora parlare di “prove dell’esistenza di Dio”? E quali potrebbero essere? Le cinque vie di san Tommaso o la prova ontologica di sant’Anselmo? Oppure il pensiero contemporaneo ha nuovi strumenti per parlare di Dio oggi? Sull’argomento c’è stato un ampio dibattito a Roma, nel quale hanno parlato filosofi e teologi di alto livello. Se n’è parlato anche a Perugia in un incontro del Meic nel quale è intervenuto Aurelio Rizzacasa, docente di Filosofia alla facoltà di Lettere dell’Università di Perugia. Chi conosce Rizzacasa, sa della sua capacità di evocazione e di narrazione, che rende suggestivi e chiari anche temi di grande difficoltà concettuale. Lo studioso si è avvalso soprattutto delle categorie dell’esistenzialismo e dell’umanesimo cristiano, per evitare in primo luogo che il mistero venga ridotto a problema e Dio sia declassato ad un argomento tra gli altri, un ente tra gli altri enti che l’uomo potesse dominare, circoscrivere e studiare a suo agio. È la posizione di Gabriel Marcel, citato esplicitamente da Rizzacasa, e oltrepassato. Per il nostro filosofo, tra l’altro, il tema di Dio e della sua esistenza, del linguaggio con cui lo si rappresenta è stato oggetto della costante riflessione fin dal suo lavoro Il problema di Dio nella filosofia occidentale scritto nel 1969. La ricerca di Rizzacasa non ha soste, e la sua vena di pensatore è sempre attiva, attingendo anche a una profonda interiorità di vita spirituale. Cristiani impegnati in politicaÈ stato Enzo Ferrini, direttore dell’Ansa regionale a introdurre e stimolare la discussione partendo dalla frase del card. Bagnasco, secondo cui si deve formare una nuova generazione di cristiani che si impegnano con metodi nuovi nella politica. Ferrini ha fatto un’analisi che lo ha portato a concludere che ci siamo trascinati in una situazione così confusa e contraddittoria che si potrebbe definire un pantano. Parola più semplice e a portata di comune comprensione, rispetto a quelle dei sociologi che parlano di “società liquida” o gelatinosa o complessa o di fine della storia o di scontro di civiltà. Il pantano è una situazione in cui ognuno si deve salvare da solo, mettendosi gli scarponi e andando a cercare qualche pietra che rimanga sopra la distesa del fango per tirarsi lentamente fuori. I cristiani non possono però rassegnarsi e devono ritrovare i punti fermi dell’insegnamento della Chiesa, incentrato, – come è stato detto nella discussione – sul bene comune. Non basta che i cristiani partecipino ai riti religioni e alle devozioni: devono riprendere in mano la lezione del Concilio sui laici e far sentire la loro voce e la presenza della loro testimonianza nella società nella quale vivono. La sfida educativaIl programma pastorale della Cei per il prossimo decennio sarà dedicato all’educazione. Tutta la società soffre di un calo di fiducia nell’educazione, fino al punto da dubitare della sua utilità ed efficacia. È in crisi sia l’educazione impartita dalla famiglia sia quella della scuola. In un mondo in rapida trasformazione e in continuo movimento, le strutture rigide e ferme nel tempo non riescono a captare l’attenzione e la stima dei giovani. Per questo si deve elaborare una nuova progettualità educativa. In una appassionata lezione, la prof. Floriana Mancinelli, docente di Didattica generale e Tecnologie dell’istruzione e apprendimento alla facoltà di Scienze della formazione dell’Università degli studi di Perugia, ha illustrato che cosa si debba intendere per progettualità educativa rivolta ai giovani d’oggi, contestualizzati nel mondo digitale. A questo proposito ha messo in guardia dalla superficiale considerazione che si ha dei nuovi strumenti di comunicazione, come se fossero neutri mezzi per comunicare. In realtà, essi cambiano il modo di essere e di rapportarsi con gli altri e con la vita. Bisogna riscoprire il senso della realtà e della persona. L’educazione non è una questione giovanile – ha detto – ma degli adulti che hanno perduto il senso e la responsabilità di prendersi cura ed educare i giovani con la testimonianza dei comportamenti.Tre incontri, in tre giovedì di marzo, molto profondi e intensi, che continueranno dopo Pasqua sempre nella sede della biblioteca del Centro di accoglienza di via Bontempi, con buona partecipazione anche di giovani studiosi.